La storia è racconto attraverso i libri  

Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito.

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IMBOSCATI D'OLTR'ALPE

DI DAVIDE BANDINO

 

Ai missionari di D. Bosco pacifici conquistatori di anime D.O.C

 

 

Istituto Salesiano S. Roberto, Gualdo Tadino - Tipografia Renato Fruttini 1929

 

Gli Ebrei di Oświęcim (in tedesco Auschwitz)

Località situata a circa 60 km da Cracovia, nella II guerra mondiale le sue caserme costituirono il campo centrale del lager per ebrei coi sottocampi di Birkenau e Monowitz (Monowice). In quest'ultimo aveva sede l'impianto Buna-Werke, di proprietà del colosso chimico I.G. Farben, destinato alla produzione di gomma sintetica in cui lavorò Primo Levi e che della esperienza diede alle stampe "Se questo è un uomo" ......« Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango - Che non conosce pace - Che lotta per mezzo pane  Che muore per un sì o per un no»
....

Già al mio primo arrivare alla stazione di Oswiecim mi colpì la vista di una decina di giovinotti vestiti di un palamidone néro lungo sino alle calcagna, e coperti di un cappello floscio di velluto nero, molto peloso. Dalle tempia, di sotto al cappello, uscivano due lunghi riccioli inanellati ad arte, pure neri, come neri erano i loro occhi e nere le loro folte sopracciglia. Li credetti chierici in vacanze, e pensai tra me: «Questo paese deve dare un buon contingente di religiosi e di preti!» . Ci avviammo verso la città per un bello stradale lungo oltre un chilometro e tutto alberato di enormi piante secolari. Strada facendo vidi ancora degli altri giovani vestiti come quei primi, e notai diversi bambini pure acconciati come i grandi, coi capelli rasi e coi riccioli lunghi alle tempia. Invece del cappello peloso erano coperti di un berrettino cilindrico di raso nero, a visiera: «Saran seminaristi, pensai, vuol dire che ci sarà qualche gran seminario."
Vidi in seguito qualche uomo anziano, barbuto, col solito vestito, coi soliti riccioloni; quasi tutti tenevano sotto il braccio una grossa borsa di velluto colorata, per lo più verde o viola: «Devono essere frati - pensai di nuovo. Entrammo nel paese. Oh meraviglia delle meraviglie! Nelle strade la maggior parte delle persone era vestita a quel modo lì, alcuni anzi avevano una vera sottana da prete, tutti gli uomini d'una certa età portavano la barba lunga, incolta, ed i lunghi riccioli inanellati. Moltissimi di sotto al cappello lasciavano Scorgere uno zucchetto di raso o di velluto, proprio come quello dei frati. Le signore avevano tutte quante la parrucca. Ma che sudiciume! Che visi, che mani, che vestiti sporchi! Cento rattoppi, cento pezze, cento frittelle su quelle vecchie, luride zimarre! Che razza di frati erano quelli?
Attraversai la piazza maggiore in mezzo a cui si trova la statua di S. Giovanni Nepomuceno. La mia meraviglia si accrebbe: Una infinità di frati neri, dalle nere barbe e dai riccioli neri, una moltitudine di fraticelli e fraticini, alcuni con vestiti lindi e lucidi, la maggior parte sporchi e carichi di untume si aggiravan discorrendo fra loro, avendo ai fianchi le donne con la parrucca. «Ma, pensai fra me strofinandomi gli occhi, sogno o son desto?» e non osavo chiedere, spiegazione al mio Tenente, per paura di sentirmi umiliato di fronte ad un luterano, nel caso che egli avesse dovuto asserirmi che quei sudicioni eran preti o frati cattolici. «Possibile, continuavo a masticare dentro me stesso, che in questo paese sian tutti preti e frati? 'Non sarebbe forse questo il costume locale? Ma pure ogni tanto si vedono dei cittadini vestiti Con gli abiti comuni. .. come da noi... E che fa quel vecchio li sulla soglia della casa, che si - lava le dita entro quel bicchiere, pregando dondolando il capo in avanti e indietro come se avesse mal di pancia? Cosa grida? - Ahiwai! Ahiwai!»
Mentre così meco ragionavo, eccoci dinanzi ad un magnifico palazzo, veramente maestoso, degno di qualunque nostra grande città italiana : È l'Istituto Salesiano D. Bosco. Il Direttore ci accolse con gentilezza e ci trattò signorilmente.
La grandiosità dell'Istituto di Oswiecim, nel quale convivono oltre 350 alunni, la pulizia, l'ordine dei locali elegantissimi, da per tutto abbelliti e rallegrati da vasi di fiori d'ogni genere, i magnifici cortili adorni di piante ornamentali, e più ancora la lingua italiana parlata da tutti e dai superiori e dai giovani, mi cancellò ben presto la pessima impressione ricevuta al mio primo entrare in paese e dopo nove mesi di durissima schiavitù, chiuso in luride, fredde, squallide baracche, mi sembrava di essere tutto d'un tratto salito in Paradiso.

- Come mai, - chiese meravigliato il tenente austriaco - questo collegio parlare tutti taliano? Forse essere tutti taliani?

 

Gli Ebrei polacchi (pag.259 e segg.)

I prigionieri che riuscirono a sopravvivere, dopo il ritorno in Italia, dovettero subire l'umiliazione di interrogatori. Non era ormai opinione comune che fossero dei vigliacchi arresisi al nemico senza combattere? Quindi bisognava trattarli di conseguenza. Il tenente Davide Bandino, un laico salesiano che insegnava lettere e storia nell’istituto di Gualdo Tadino, nelle sue memorie “imboscati d’oltr’alpe” esprime tutto il suo sdegno per il trattamento ricevuto dopo il ritorno in patria:
“Basta così... del resto loro devono persuadersi, che essendo ex-prigionieri, devono viaggiare in tradotta e non sui treni ordinari, dove viaggiano le persone dabbene; escano!”
“Signor Colonnello – gridai offeso sul mio onore – se io, se noi siamo stati prigionieri è stato per salvare la vita  anche a lei; perche mentre lei con i suoi scappava terrorizzato davanti al nemico, noi con i nostri uomini combattevamo faccia a faccia contro lo straniero invadente…”.

http://www.gualdograndeguerra.com/

- Ecco, - spiegò allora D.Gostila, - la lingua italiana è per noi Salesiani ciò che si direbbe la lingua ufficiale della Congregazione, la lingua internazionale, secondo il pensiero, del fondatore D. Bosco, che è una gloria dell'Italia. Qui in casa, oltre al Collegio dei giovani; che sono circa 350, abbiamo presentemente anche il Noviziato e lo Studentato teologico e filosofico, un centinaio e più di confratelli e ce ne sono di ogni nazione: abbiamo Polacchi, Russi, Austriaci, abbiamo Ungheresi, Slavi, Croati, Tedeschi e Tirolesi. Se ciascuno parlasse la propria lingua, nascerebbe una confusione' peggiore di quella di Babele; ecco invece l'ottimo, rimedio: si parla da tutti l'italiano, e la scuola, le conferenze, i discorsi familiari si tengono in italiano; e come qui così si fa pure a Vienna, a Lubiana, in Baviera; e come da noi altrettanto si fa nei nostri Collegi di Francia, di Spagna, di Inghilterra; e come in Europa così è in Giappone, nella Cina, nelle Indie, nelle Case dell'Africa, dell'America, in tutti cioè i nostri seicento Istituti sparsi per tutta la terra.
Il buon Tenente ascoltava pieno di meraviglia e di sbalordimento, mentre il mio cuore di Italiano godeva ed esultava a queste affermazioni. Mi sentivo realmente orgoglioso e superbo del mio stato!. Passate le prime impressioni, non .potei trattenermi dal chiedere chi fossero quei frati che si aggiravano per il paese. D. Gostila diede in uno scoppiò di risa ed esclamò: Altro che frati, son gli ebrei quelli! Gli ebrei?! Allora ben mi spiego perchè sieno cosi luridi, unti e bisunti... Sono però moltissimi !
- Oh certamente, sono i due terzi della popolazione. Oswiecim ha 12.000 abitanti divisi in due categorie: cristiani ed ebrei. Alla categoria dei cristiani appartiene ogni genere di persona che non sia ebrea, in maggioranza però sono cattolici. All'altra categoria appartengono gli ebrei o giudii, sono tutti negozianti dal primo all'ultimo. Essi sono la più grande piaga delle nostre terre e se ne accorgerà ben presto anche lei. Ed ebbi infatti campo di conoscerli da vicina questi ebrei e potei proprio accertarmi che sona il massimo flagello di quelle disgraziate nazioni: meno male però che con le loro oppressioni, col gravame che esercitano sulle popolazioni e sulla società cooperarono indirettamente al trionfo dell'Intesa! Avidissimi dell'oro, qui in Polonia hanno abbassato il valore della corona a 17 centesimi...Si sa chiaro che la famosa fortezza di Przemyls dopo un'eroica resistenza di circa sei mesi, dovette, costretta dalla fame, cadere in mano dei Russi, mentre furono colà trovati degli immensi depositi segreti di viveri d'ogni genere, tenuti nascosti dagli ebrei e negati alla popolazione: civile e militare, per il semplice scopo di attendere un maggiore rialzo di prezzo. Gli ebrei fanno festa al sabato. Essi hanno una bella sinagoga in cui tutti si radunano per le loro funzioni religiose. Il loro costume da festa è in certo qual modo elegante. Gli uomini di una certa età vestono una sottana nera come quella quei nostri preti, di raso o satin, sono cinti ai lombi di una fascia larga di seta , o d'un cordone nero elegantemente annodato. Sopra la sottana indossano pure il solito pastrano lungo dei giorni feriali, davanti sbottonato. I più eleganti, come i Rabbini, usano le calze bianche lunghe, coi calzoni corti. In testa portano una specie di berretto strano di pelle di volpe, con i peli lunghi ed ispidi, che stanno attorno al capo come un'aureola bionda. Questa è pure la divisa da passeggio per le solennità. I giovani invece ed i bambini continuano ad indossare il loro pastrano lungo, stretto alla vita da un cordone di seta nera. Raramente gli uomini escono con le loro donne, le quali, andando a marito devono radersi la testa ed ornarsi di parrucca. Un sabato mattina ci unimmo in tre colleghi ed andammo a visitare la Sinagoga durante il tempo delle loro funzioni religiose. Ci furono cordialissimi e ci usarono ogni gentilezza, ma le loro sacre cerimonie non lasciarono in noi,troppo felici impressioni.
Davanti al tempio sta un piccolo atrio, nel quale al nostro entrare, si trovavano molti fedeli in attesa che incominciassero le funzioni o stanchi delle già iniziate. Al nostro incedere si precipitarono tutti dentro curiosi e con gli occhi spalancati e fissi su noi tre, che ci fermammo Vicino alla porta d'ingresso.
Le funzioni erano già inoltrate. Dentro ad un grosso gabbione di ferro, piantato nel centro della Sinagoga, stavano tre Rabbini, uno vecchio dalla lunga barba bianca, coperto da testa a piedi di un grosso manto di lana bianca ornato con ricami d'argento e di fregi in nero agli or1i; un altro con lo stesso manto pendentegli dalle spalle con in testa un grosso cilindro; il terzo in tutto come il secondo ma col cappello duro in testa. I primi due tenevano in mano certi libri come messali e mentre ad alta voce leggevano, si dondolavano in avanti ed indietro facendo, una serie ininterrotta di inchini e, battendo di tanto in tanto con la palma della mano su di un tavolo coperto di velluto rosso. Il terzo teneva in mano un lungo papiro ravvoltolato su due assicelle tornite: era la Bibbia. Tutti gli altri fedeli, sparsi sui banchi e fuori, non esclusi i bambini, che vi erano in grandissimo numero, tenevano pure i loro libri di preghiere scritti in ebraico e ciascuno leggendo da destra verso sinistra, si dondolava, come già i tre Rabbini, ma ognuno per conto proprio e tutti ad alta voce, talchè quel frastuono forte, confuso, disordinato, di centinaia di voci, dava l'idea di un vero mare in burrasca. Tutti quanti, eccettuati i bambini, indossavano quel famoso manto bianco orlato d'argento e di. strisce nere, e chi teneva il capo coperto dal manto, chi lo portava ravvoltolato intorno al collo come un lungo cravattone pendente dai due lati. Fra i presenti eranvi molti soldati e anch'essi col manto. Molti tuttavia davano poca attenzione allo svolgersi della .cerimonia religiosa e tranquillamente discorrevano fra loro ad alta voce, ragionando dei loro affari e ridendo -nè più nè meno, come se stessero in piazza.

N.d.r..Le cerimonie e le modalità religiose erano le stesse che si facevano in Italia dove la popolazione ebraica era equamente distribuita in centinaia di comunità grandi e piccole.  L’Annuario del 1895 dell’Esercito Italiano conteneva circa 700 ufficiali ebrei. Allo scoppio della grande Guerra nel 1915, la popolazione ebraica italiana ammontava a circa 35.000 individui su una popolazione totale di approssimativamente 38 milioni di persone. In tutti gli scritti che parlavano di ebrei e Grande Guerra si riportava 261 caduti, un migliaio di decorati e due medaglie d'Oro, concesse a due Caduti: Giulio Blum, il più vecchio decorato di medaglia d'Oro tra tutti i combattenti con i suoi 62 anni ed il 17enne Roberto Sarfatti, figlio di Margherita Sarfatti, il più giovane. Con grande approssimazione quindi, la proporzione era di un ebreo ogni 1.100 italiani.  Tenuto conto allora che gli italiani che parteciparono al conflitto furono durante tutta la sua durata circa 5.200.000 e che gli ebrei erano perfettamente equiparati a tutti gli altri cittadini italiani,  rispettando  questa proporzione, dobbiamo dedurne che gli  ebrei partecipanti  furono più o meno 4.800. A  questo numero però bisogna  aggiungere gli irredenti ebrei giuliani che, a somiglianza degli altri  irredenti italiani, anziché accettare di combattere sotto l'Austria, disertarono ed accorsero volontari nell'esercito italiano.
 

Così scriveva il maggior giornale ebraico italiano “Il Vessillo Israelitico” del 31 maggio 1915, all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia: “Tutto l’Italia ha il diritto di pretendere da noi e tutto noi le daremo … unica volontà essendo che la bandiera italiana sventoli sulle terre irredente … (perché è l’ora) di dimostrare che il sentimento di gratitudine è in noi profondamente radicato…”

 

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Mancavano le donne, meno male, altrimenti chi sa a quale altezza sarebbe giunto il termometro del baccano. Sparsi qua e là diversi fedeli vestivano in redingote e cilindro: alcuni, credo Rabbini, invece della sottana nera usavano un camice bianco con sopra un pastrano 'nero. Al nostro primo entrare, gli sguardi di tutti i fedeli, compresi quelli dei tre Rabbini funzionanti, furono volti e fissi verso di noi. I bambini ed i giovani ci attorniarono addirittura continuando nella loro dondolata cadenza, gli altri fedeli, senza. complimenti fecero fronte indietro e mentre pregando si agitavano negli strani movimenti della loro preghiera liturgica, ammiravano nello stesso tempo i bravi ufficiali italiani che li onoravano della loro presenza. Ad un certo punto due fedelissimi devoti, nel centro della sinagoga, discutono tra loro a voce alta e si accalorano tanto che vengono alle mani, e se le sarebbero date di santa ragione, se un senso di onore e amor proprio non avesse imposto ai vicini di separarli, per non destar scandalo negli ufficiali italiani. A quel fracasso, sollevato da mani invisibili, si alza il telone che stava alle nostre spalle ed un vociferio argentino, misto al brontolio della preghiera ed a risate sonore si fa sentire..Cento occhietti femminili si piantarono su di noi.

- Questa certamente è stata la miglior decisione dei vostri mariti - esclamai io - il tenervi nascoste li dietro

A questo punto il lungo papiro della Bibbia, dopo un atto di venerazione da parte del popolo, fu ravvoltolato nelle sue assicelle tornite, chiuso in un'elegante custodia di velluto cremisi, e depositato in un grande Tabernacolo incavato nella parete di fronte, sulla porta del quale era scolpita una grossissima bicipte aquila imperiale con la corona di Santo Stefano. Attorno a questo Tabernacolo si raggruppavano numerosissimi i fanciulli. Erano tanto simpatici quei piccoli col loro palamidone lungo e con quei riccioli inanellati!. Sin da sei o sette anni leggono l'ebraico e fanno con tutta serietà le loro pratiche di religione. Ti fissano spesso con quegli occhietti neri, pieni di innocenza e di curiosità, con uno sguardo dolce ed ingenuo, per cui la mente del cristiano corre subito ad una scena cara come una blandizie , ma triste e dolorosa come la morte: il buon Gesù vi amava tanto durante la sua vita mortale e voleva che voi gli foste vicini sempre; e voi, pueri hebraeorum ,correste a Lui portanti rami d'ulivo e palme cantandogli l'Osanna ed il Benedetto..e voi, bimbi innocenti, occhietti che penetrate il mio cuore già tanto esulcerato, voi ..non siete battezzati! Bimbi innocenti, occhietti d'angelo, chi vi aprirà le porte del Paradiso?. strada di villaggio ebraico

Il giorno 8 settembre, non saprei quale ricorrenza sia stata per gli ebrei, li vidi tutti quanti verso le quattro del dopo pranzo, correre alla riva del fiume Sova, spargendosi colà per certe loro funzioni religiose. Ciascuno col proprio libro di preghiere, dondolandosi alla recita cadenzata dei salmi, buttava nella corrente un biglietto, su cui erano scritti i propri peccati e si purificava con abluzioni simboliche. Ad un certo punto ognuno rovesciava tutte le tasche delle proprie vestimenta, scuotendone nel fiume ogni briciola ed ogni avanzo che fosse potuto sfuggire alle diligenti ricerche della mano. La funzione era questa volta presieduta dal Rabbino capo, venuto appositamente da Cracovia. Le donne prendevano parte alla funzione osservandola da lontano.

L'influenza degli ebrei al Ministero di Vienna era somma oltre ogni dire, e per quanto l'ordine nazionale ne fosse notevolmente compromesso, essi ottenevano di poter agire liberamente contro ogni legale disposizione, infischiandosi di leggi, decreti o imposizioni di qualunque genere. Ad Osviecim, ai principi di settembre, fu dal commissario incaricato ordinata una perquisizione domiciliare ad alcune case di ebrei sospetti di aver immagazzinate merci e viveri di contrabbando in grande quantità, mentre tutta la popolazione penava nella miseria più crudele e nella fame. La prova non fallì, ed in sola mezza giornata furono sequestrati circa tre milioni e mezzo di merci, tra viveri e stoffe! Sentite ora cosa capitava in quel mentre: gli ebrei proprietariì, vedendosi togliere da casa le loro ricchezze, non si scomposero affatto affatto, anzi standosene tranquilli e calmissimi sui limitari delle loro case, schernivano il Commissario dicendogli: «Oh, sì sì, faccia pure, zelantissimo messere ... ma stia ben attento a quel che ci porta via, perchè tutto dovrà presto ritornare qui...e guai se mancherà qualche cosetta.!!! E cosi infatti fu. Mentre tutto l'Impero, mentre tutto il popolo austriaco languiva nella penuria più desolante per mancanza di viveri, gli ebrei di Osviecim passati appena tre giorni dal sequestro, riebbero, per ordine del Ministero di Vienna, tutte le merci sequestrate con giustizia dalle stesse leggi imperiali! E quel che capitava in una piccola cittadina, accadeva in tutto il disgraziatissimo Impero.