I BERSAGLIERI E LE ORIGINI DEL CINEMA ITALIANO |
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Antoine Lumiere set up a small factory producing photographic plates, but even with Louis and a young sister working from 5 am to 11 pm, it was struggle to make it a success. In 1882 it looked as if they would fail, but when Auguste returned from military service the boys designed the machines necessary to mechanise their father's plate production and devised a very successful new photo plate, 'etiquettes bleue', and by 1884 the factory employed a dozen workers. In the autumn of 1894 Antoine was inspired by an Edison peepshow Kinetoscope the first show to a paying public on 28 December 1895 at the Salon Indien, basement of the Grand Café, Boulevard des Capucines, Paris. The owner refused an offer of 20% of the receipts and charged a flat rate of thirty francs a day. There was an afternoon preview to an invited audience, including Georges Méliès, with photographer Jacques Ducom in charge of the electric arc, engineer Charles Moisson (who made the first trial Cinématographe turning the handle, and Antoine collecting the invitations. He also appeared in one of the films, Partie d'Ecarté. That evening, thirty-three members of the public paid one franc each to see the Cinématographe presentation. Within three weeks, takings were 2,000 francs a day. | |
*“Per una settimana rimasi con loro per impratichirmi nello sviluppo, stampa e proiezione. Convinto che la proiezione di questi brevi filmati alla fine del mio spettacolo mi giovasse; presi in prestito una macchina e il diritto di trasmissione su un certo numero di Film”. |
E’ il 28 dicembre del 1895. Al Salon Indien del Grand Cafè del Blvd. Des Capucines a Parigi, gestito da un Italiano (Volpini), Antoine Lumiere vede finalmente realizzarsi un progetto cullato da due anni. Antoine aveva regalato il Kinetoscopio di T.A. Edison ai figli Louis e Auguste affinché ne traessero una nuova macchina cinematografica. Il Kinetoscopio veniva chiamato anche “peepshow”, poiché per vedere le immagini in movimento era necessario, uno alla volta, avvicinarsi a un spioncino binoculare e guardare dentro la cassetta. Il cinema è per ora principalmente macchine: da ripresa, da stampa, da proiezione (che possiamo chiamare Hardware), non tanto lo spettacolo che pensiamo noi (il software). Il racconto non ha eccessiva importanza, non c'è trama, a mala pena un'idea. Vengono girati 10 brevi filmati, il più famoso dei quali era “L’arrivo del Treno” che fece sobbalzare gli spettatori in prima fila. Si era tentato di tutto nell’ultimo secolo per vedere immagini in movimento, dalla lanterna magica al teatro d’ombre cinesi (idea vecchissima). Filoteo Albertini (Roma 1865-1937), 26 giorni prima, aveva completato l’iter burocratico, avviato un anno prima, per ottenere il brevetto su una macchina similare. Ma i fratelli Lumiere erano arrivati prima nel Febbraio di quell'anno. Il film era naturalmente muto. Si cercò di abbinargli un disco con le voci, ma i problemi di sincronizzazione rendevano ridicolo il tutto. La pensata migliore l’ebbe un amico dei Lumiere, il trasformista Fregoli, che abbiamo lasciato ”prigioniero” (come diceva lui) ad Adigrat dopo la sconfitta di Adua. (Invenzione "scenica" o come si diceva licenza poetica per un pubblico affamato di avventure). Mentre si stava preparando la fase finale del conflitto in Etiopia col Negus lui era libero e vegeto a Parigi dai Lumiere e non nel forte di Adigrat *. Il successo lo portò a fare un nuovo passo. Liberarsi dei film dei Lumiere ed utilizzando una propria macchina ribattezzata Fregoligraph, in collaborazione con Luca Comerio, proiettare film dove lui era sia regista che attore. Nascono, dopo i francesi ibridi "Partie de cartes (1895)" e "Danse Serpentine (Lumière, 1897)" in cui era semplicemente attore, "Pere cotte ", "Dietro le quinte I e II", "Maestri di Musica", "Fregoli donna", "Burla al marito", "Fregoli barbiere e mago", "Fregoli barbiere maldestro", "Fregoli al ristorante", "Fregoli prestigiatore" dipinto a mano (girati negli anni 1898-99). Ma l’intuizione sua più straordinaria, di un cinema che era ancora alla macchina fissa con scenografie all’aperto, è il disvelamento della dinamica dei suoi spettacoli. L’affidare cioè, alla ormai possibile e perentoria riproduzione del reale, la cronaca spicciola degli | |
Poiché in qualcuno dei miei film mi presentavo come personaggio di molte delle mie farse, pensai di dare loro la voce da dietro le quinte. Facevo tutti i personaggi in sincronia. Cantavo anche.” |
aiutanti che lo spogliano e lo rivestono con quei costumi, preconfezionati anche negli accessori, per fargli assumere in un istante una diversa personalità. Il TRASFORMISTA e DIETRO LE QUINTE I e II, proiettati sul palcoscenico alla fine dei suoi numeri, diventano la controprova oggettiva, ma proprio per questo ancora più magica, dell’abilità del grande attore. Fregoli, poi inchiodava il pubblico alla sedia quando faceva andare i nastri all’indietro. Il vero cinema sonoro sarebbe nato 25 anni dopo ma il doppiaggio Fregoli l'aveva già inventato. Gli spettacoli di Fregoli in effetti tolsero anche al Cinema quella fissità da documentario o, come diceva Antoine Lumiere, “da curiosità scientifica”. Il susseguirsi veloce dei quadri di Fregoli era già il preludio al racconto cinematografico e al montaggio non sequenziale delle scene girate. Il genere (imitatori) ebbe un seguito con Tontolini (Tontolini bersagliere - m. 103 - Cines 1906. Lanciato in Francia come: Tontolini bersaglier (01.08.10 - 103 m) - In Gran Bretagna: Tontolini as a Sharpshooter (07.10 - 337 feet. piedi, che poi sono sempre i 103 metri) poi Polidor (francese), Cretinetti, Cocciutelli etc. Tutti quelli che noi fino ad ora abbiamo chiamato film, avevano la durata di 15 minuti (al massimo). I tempi per girare qualcosa di più impegnativo erano maturi, e in quelli che poi diverranno i teatri di posa Cines prendeva avvio la produzione del primo “Kolossal” storico italiano: La Presa di Roma realizzato dall’Albertini & Santoni. Sarà proiettato a Roma, il 20 settembre 1905 . | |
La sera del 20 settembre 1905 fu una serata storica, o addirittura mitica per il meravigliato e ancora inesperto pubblico romano. A Roma, davanti a Porta Pia, luogo epico dell'Italia unita, venne steso uno dei più grandi schermi che la capitale ricordi. Stava per iniziare la proiezione del primo lungometraggio, e forse del primo film a soggetto, che battesse i colori nazionali. Dietro al proiettore c'era un uomo con i capelli e i baffi bianchi, artisticamente senza cravatta: era Filoteo Albertini regista del film Porta Pìa, La presa dì Roma. A vederlo oggi nasce, spontaneo, un affettuoso sorriso, ma per il pubblico di allora deve essere stata un serata da non dimenticare. La concezione dei film, anzi della film, visto che agli albori si usava il femminile, era ancora legata alla tradizione teatrale, con fondali dipinti che spesso ondeggiavano al vento, a causa delle riprese all'aperto per avere più luce. Così ecco le impacciate manovre delle truppe sabaude, l'intimazione della resa al presidio pontificio, la disperazione del comandante della piazzaforte romana, che piange sconsolato e platealmente batte i pugni sullo scrittoio. Forse l'unica scena veramente efficace è la carica dei Bersaglieri, ripresa con la macchina in postazione fissa e le schiere di soldati che vi sfilano davanti gloriosi. Finale grandioso e allegorico con l'Italia, donna prosperosa con elmo e tricolore, attorno a cui si stringono il Conte di Cavour e Sua Maestà Vittorio Emanuele Il, padre della patria. Il bersagliere che per primo attraversa Porta Pia è interpretato da Ubaldo Maria Del Colle**. | ||
Si ha notizia anche di un primo locale aperto a Torino dove l’operatore Vittorio Calcina, organizza la prima del "cinématographe" la sera del 7 novembre 1896, all’ex Ospizio di Carità in Via Po 33. E proprio del novembre 1896 risulta la prima veduta torinese, Bersagliers (n. 299), in cui osserviamo un gruppo di bersaglieri saturare il quadro, disporsi su due file e simulare infine lo sparo. (**Del Colle dal 1911 è anche regista e attore alla Pasquali Film, dove si dirige nella serie avventurosa di Raffles. A Genova, negli anni della grande guerra, fonda la Riviera-Film. Richiamato alle armi, realizza gratuitamente per il Corpo d'Armata di Genova un patriottico Cuore d'alpino). |
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Da "Muto di Luce" Di Michele Canosa: La presa di Roma era costituito di 7 quadri; Dall’audace assalto dei bersaglieri a Porta Pia, fatto facendo passare di corsa un numero limitato di uomini, sempre quelli, davanti alla macchina da presa, fino a un muro sbrecciato al sesto quadro, Bandiera bianca, prima dell’Apoteosi finale in cui si mostrava Pio IX. Il Papa comprendendo che sarebbe stata cosa vana e dannosa prolungare la resistenza, dava ordine al generale Kanzler di issare la bandiera bianca, segno di resa e pegno di pace, sulla croce della cupola di San Pietro. In una scena persa appariva stranamente una esecuzione del Papa, frutto forse di una tensione del momento (1905) o di “licenza creativa" del Regista. La produzione di quel periodo (1905) è andata perduta, come gran parte del cinema muto italiano, l’80% della produzione nazionale o poco meno. E tra i film messi in cantiere dalla "Ambrosio" di Torino, che ha il suo stabilimento al n. 187 della Strada di Nizza, vi è anche Briganti in Sardegna, di cui si sa solo che a curare le riprese è stato Giovanni Vitrotti, un operatore qui alle sue primissime armi, ma destinato a divenire uno dei maggiori "direttori tecnici", come venivano definiti allora i cameramen. Di Briganti in Sardegna non ci è stato tramandato quasi nulla. Il film è andato perduto e pur immaginandolo non se ne conosce il soggetto: dai cataloghi della "Ambrosio" risulta lungo 167 metri. Il suggestivo manifesto conservato al Museo del Cinema di Torino ci mostra i briganti che minacciano un carabiniere, il quale sembra opporsi fieramente agli assalitori. L’Italia è fatta, resta da fare il cinema italiano. Il ritardo del debutto italiano viene rapidamente colmato, così già nel 1908 si parla di crisi di crescenza della neonata industria. | |
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Ma, nei primi anni del secolo, è attivo in Italia anche un altro cineasta, spesso trascurato, Luca Comerio (1878 - 1940) che oltre che fotografo fu anche e soprattutto cineoperatore e cineasta tra i più importanti dell'inizio del secolo. Nato a Milano, lavorò giovanissimo come assistente di Belisario Croci, un pittore fotografo che gli insegnò i rudimenti dell'arte fotografica. Messosi in proprio nel 1894, ormai sicuro di aver imparato tutto quello che c'era da imparare, realizza il suo primo servizio riprendendo il Re, Umberto I°, in visita a Como, e stampando una gigantografia di due metri e mezzo che gli invia, ricevendone in risposta un'ordinazione per altre cinque copie e gli apprezzamenti di corte. Fu presente a tutti gli avvenimenti storici più importanti dell'epoca: nel 1898 scatta numerose foto dei moti di Milano e sulla loro repressione ad opera delle truppe del generale Bava Beccaris; Passato alla macchina da presa, riprende il trasformista Fregoli all'opera. Ma la vera svolta arriva nel 1907, quando Comerio diviene operatore ufficiale della Real Casa. Imbarcato sul panfilo reale, documenta il viaggio del re nel Mediterraneo. Di questo periodo sono i documentari: Il re d'Italia incontra il re d'Inghilterra e Viaggio del re d'Italia in Grecia. Questi brevi film, pur essendo importanti, seguono ancora le regole semplicissime dettate dai Lumière: macchina da presa fissa, unico punto di vista, distanza adatta a riprese di gruppi. I cambiamenti radicali arrivano nel 1911, quando Comerio si imbarca con le truppe del colonnello Cagni e partecipa allo sbarco dei fanti di Marina in Tripolitania. Le riprese di Comerio sono le prime a restituire immagini di una guerra vera e contribuiscono a dettare le prime regole tecniche: la macchina da presa si sposta con le truppe, non c'è più quell'effetto sfilata, cioè le persone che passano davanti all'operatore (impressione di staticità). Del 1913 è il viaggio in Cina, che dà occasione a Comerio di effettuare alcune delle sue riprese più belle. E' con questi filmati che l'operatore entra nel campo del cinema etnografico. Nello stesso periodo, anche negli Usa, per opera di Edward Curtis e Joseph Dixon nasce il vero documentario con l’opera “ The Hopi communities” (Pellerossa, tribù degli indiani Hopi) |
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La Prima guerra mondiale vista da Luca Comerio
Nel 1915, allo scoppio della guerra, egli è l'unico documentarista civile al seguito delle truppe. Comerio, abbandonato il suo teatro di posa, si affretta a riprendere l'inizio delle operazioni militari, sia come fotografo sia come cineoperatore. Grazie all'esperienza ed alla fama acquisita in Libia, è l'unico civile, assieme ai suoi due aiutanti, uno dei quali resterà ucciso nel 1916 sul monte Calvario, ad essere autorizzato da un brevetto speciale del Ministero della Guerra ad effettuare riprese cinematografiche sui campi di battaglia, in prima linea, dando così il via al primo servizio ufficiale e moderno di cronisti di guerra. Le riprese dei bersaglieri che guadano l'Isonzo e vengono falciati dalle mitragliatrici austriache fanno il giro del mondo. Ripresa dai negativi originali, dai positivi da proiezione virati. I soldati cadono sul Monte Calvario in tre fotogrammi, in sei fotogrammi sul fiume Isonzo. Sul Monte Calvario la ripresa è interrotta come detto dalla morte dell’operatore. La muffa, il degrado chimico dell’emulsione della pellicola, disegna forme contorte sulle masse armate, cancella gli uomini lasciando intatte le rocce. Sul fronte italiano Luca Comerio riprenderà il 9 Agosto del 1916 "La presa di Gorizia". Filma l’entrata della cavalleria in città, i prigionieri austriaci, l’avanzata, persino qualche morto, ma subito dopo la parata per la vittoria, l'assegnazione delle medaglie agli eroici soldati. (Cosa difficile. il conferimento richiedeva mesi ed anche anni). Dopo la disfatta di Caporetto, nel 1917, viene costituita la Sezione Cinematografica del Regio Esercito che assume per motivi politici il monopolio delle riprese. Comerio viene escluso. Malgrado questo è l'unico a riprendere nel 1918 l'entrata dei cavalleggeri italiani a Trento e l'attimo solenne in cui il tricolore viene innalzato sul Castello del Buonconsiglio. Tra i filmati più importanti ricordiamo: A 3.00 metri sull'Adamello, La battaglia di Gorizia, La battaglia tra Adige e Brenta. Un vero e proprio film di esultanza bellica veniva girato all'indomani della entrata in guerra dell'Italia con il titolo evidente sugli scopi della nostra guerra ma non di Comerio. "A Trieste - vincere o morire" Film muto, in b/n. Regista: Armando Brunero Con: Delia Bicchi, Achille Vitti Produzione: Brunestelli film - 1200 Metri di cui purtroppo non riesco a darvi ulteriori notizie ma solo la probabile locandina |
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Dopo la presa di Roma (Albertini aveva brevettato nel 1895, in corsa con i fratelli Lumière, il kinetografo, sia cinepresa che proiettore) primo film del genere girato in Italia, arrivano sullo schermo altri film, popolati dai personaggi dell'antica Roma tra i quali Nerone, Messalina, Giulio Cesare, Cleopatra, Spartaco, Ultimi giorni di Pompei (1908) di Ambrosio (notevole è anche la versione di Caserini del 1913) Marcantonio e Cleopatra e Quo vadis (1913) di Guazzoni per finire a Cabiria realizzato da Pastrone nel 1913. Albertini nel 1901 aveva aperto anche una sala cinematografica a Firenze, e nel 1904 il cinema Moderno di Roma, 180 posti a sedere). Il racconto cinematografico, come detto dopo il periodo documentarista, si sviluppa ben presto grazie a Georges Melies (l’uomo dei trucchi famoso il suo “Uomo sulla Luna”) e Charles Pathe. | ||
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Voyage dans la Lune (Le) / A Trip to the Moon (France, 1902), the screen's first science fiction story, was a 14 minute masterpiece, created by imaginative French director and master magician Georges Melies (1861-1938) in his version of the Jules Verne story. [The silent film's plot was inspired by Jules Verne's From the Earth to the Moon (1865) and H. G. Wells' First Men in the Moon (1901). Melies wrote the whimsical script, acted in the film in the lead role, designed the sets and costumes, directed, photographed, and produced the film!] As a film pioneer and producer of over 500 short films, he made up and invented the film medium as he directed. The sets or scenery backdrops in the film are simple, painted flats. It has all the elements that characterize the science-fiction genre: adventurous scientists, a futuristic space voyage, special effects such as superimpositions, and strange aliens in a far-off place…. | |
Quello che aveva fatto Fregoli, in effetti era già stato fatto 50 anni prima. |
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Da Storia del cinema Panella Editore. Il gusto delle grandi rievocazioni storiche e delle sfarzose pantomime equestri, delle parate di armati e di fiere (che daranno origine al filone del film storico dei primi anni del secolo) venne da un altro genere di spettacolo: quello dei caroselli storici, dei rodeos americani, delle arene romane (naumachia) e successive rinascimentali e in ultimo dai circhi. “La distruzione di Roma” dilettava gli spettatori di New York e di Londra nell’7/800 dai circhi Franconi, Guerra e dal Grande Barnum. Erano in cartellone anche Fra Diavolo, l’Incendio di Mosca, Bonaparte e il domatore di Pompei. Buffalo Bill poi col suo circo Indiano spopolò l’Europa di fine secolo. Nel 1872, dopo una breve esperienza con il Circo Barnum, fu lui stesso ad organizzare le sue tournées. Il debutto avvenne in dicembre a Chicago, nell'Illinois. Il successo fu strepitoso. Confortato dal calore dei sostenitori, l'eroe e i suoi collaboratori pensarono di proseguire per Cincinnati e poi per New York. La gente, che tanto aveva sentito parlare delle sue gesta, accorreva in massa per conoscerlo. Il 22 aprile 1876, però, un grande dolore colpì Buffalo Bill: Kit, il figlio di sei anni morì improvvisamente. Distrutto dal dolore, sospese ogni attività e sciolse la compagnia. Solo nel 1880, dopo aver vendicato Custer in un duello a due vittorioso con Mano Gialla, Buffalo Bill tornerà allo spettacolo con il suo organizzatissimo Wild West Show-Rocky Mountain and Praire Exibition, la cui prima esibizione verrà celebrata nella città di North Platte i primi di luglio del 1882. Di qui raggiungerà Boston, Newport e Chicago. Nel dicembre 1883 un altro lutto colpì la sua famiglia, con la morte della figlia Orra. | |
Gli spettacoli saranno ripresi solo nella tarda primavera. Nel marzo 1885 entrerà nello show Anne Oakley, tiratrice infallibile, in grado di centrare su un cavallo in corsa e da trenta metri una carta da gioco. Ancora alcuni mesi e anche Toro Seduto si aggregherà allo spettacolo per un compenso di cinquanta dollari la settimana e un dollaro e mezzo per ogni foto autografata. Nel momento del massimo successo lo spettacolo fu trasferito al Madison Square Garden, dove un milione di persone si affollarono per applaudire le sue imprese. La fama di Buffalo Bill travalicò presto l'Oceano. Nel febbraio del 1887 la compagnia decise di raggiungere l'Europa, portando con sé anche Alce Nero, un altro grande capo pellerossa. Londra si esalterà ai suoi spettacoli ai quali, per ben due volte, presenzierà anche la regina Vittoria. Poi ancora a New York e poi ancora in Europa. A Parigi tutto ciò che ricordava il West divenne di moda. La gente passeggiava per le vie della città vestita da cowboy, sembrava il set di un Film erano già in un film. | ||
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All’Olympia di Londra si potevano vedere “Venezia” (1890) con una vera laguna e l'India coi fastosi funerali in cui non mancava la pira. (Jules Verne 1828-1905 Il giro del mondo in 80 giorni è del 1873). Fu nello stesso Olympia di Londra che Barnum fece rappresentare nel 1889 “Nerone o la distruzione di Roma” che faceva il pari col “Più grande spettacolo del Mondo” espressione che poi servirà a Cecil De Mille per uno de suoi più celebri film sul circo. Imre Kiralfy firmava lo spettacolo con la collaborazione di una nutrita schiera di Italiani. Angelo Venanzi per la musica, Rancatti decorazioni, Beniamino Lombardi direttore dei cori, Ettore Coppini danze. Il cinema quindi non ha inventato nulla di nuovo, ha solo assunto dalle altre forme i maggiori motivi di attrazione. Orge, baccanali, ghirlande, schiave e l’incendio serviranno al grande Petrolini, prima dal palcoscenico poi sullo schermo per i suoi strali. La moda del film storico invase il cinema, forse anche per la facilità di produzione, costumi scene di legno o cartone Arrivano ad inizio secolo nelle sale film, popolati dai personaggi dell'antica Roma tra i quali Nerone, Messalina, Giulio Cesare, Cleopatra, Spartaco, Marco Licinio, Ultimi giorni di Pompei (1908) di Ambrosio (notevole è anche la versione di Caserini del 1913) Marcantonio e Cleopatra e Quo vadis (1913) Nello stesso periodo della nascita del cinematografo era stato pubblicato il libro “Quo Vadis” di Henryk Sienkiewicz. Racconto storico dei tempi di Nerone che gli valse il Nobel per la letteratura nel 1905. | |
Le lastre originali
di queste foto (Buffalo Bill) Beltrami sono conservate all'Archivio
Fotografico Civico. |
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Rimini: così viene descritto nel 1906 l’arrivo in città del circo equestre di Buffulo Bill. alias colonello William Frederick Cody. Viaggiava su quattro treni, in parte bestiame e in parte viaggiatori lunghi circa 250 m. ciascuno. Nativo dell'Iowa (1846-1917) Cody era vissuto al forte Leavenworth fin da bambino per la prematura scomparsa del padre morto nelle guerre indiane. Si mise appena ebbe l’uso della ragione a cacciare bufali, combattere nella guerra civile e sorvegliare la costruzione delle ferrovie fornendo carne di bufalo agli operai. Nel 1882, per sbarcare il lunario dopo che le avventure del west erano finite, formò il"Buffalo Bill's Wild West " riprendendo vecchi spettacoli con Barnum e con esso in una ventina di anni percorse 330.000 miglia attraverso gli Stati Uniti, il Canada e L'Europa. La tournée del 1906 rappresentava l'ultima occasione italiana prima della chiusura. Prima era stato in scena per 7 giorni all'Arena di Milano già teatro di battaglie navali, di corse di bighe, etc... Lo spettacolo "giorni del West" racconta di epiche galoppate, cavalli da domare, pellerossa dipinti con i colori di guerra, ricostruzioni di battaglie (la Little Big Horn di Custer), duelli alla pistola, acrobazie, assalti alle carovane dei pionieri, sfide a colpi di Winchester. 500 tra protagonisti e comparse con 280 cavalli, una ventina di bisonti e poi muli, animali selvatici, tende, carri e carrozze e intere famiglie indiane. | |
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Nel 1913 negli studi cinematografici di Torino Itala Film viene girato da Giovanni Pastrone “Cabiria” storia di una giovane, rapita e venduta come schiava a Cartagine, (seconda guerra punica 219 a.C.) che sta per essere sacrificata al dio Moloch, ma viene salvata da un patrizio romano e dal suo schiavo Maciste. Pastrone aveva scritto il Film dopo aver frugato nei musei e partendo dal titolo “Il Romanzo del Fuoco” La sceneggiatura è attribuita a Gabriele D'Annunzio che, in realtà, si limitò a inventare i nomi dei personaggi e a riscrivere le didascalie (per 50000 lire in oro!) dopo che il film era già stato girato. Musiche di Ildebrando Pizzetti. Quanto detto prima in effetti non corrisponderebbe a verità poiché la fonte segreta di Pastrone è probabilmente il romanzo di Emilio Salgari “Cartagine in fiamme” scritto nel 1908. Quando D’Annunzio, che non leggeva Salgari, lo seppe, si inquietò alquanto, non foss’altro per i soldi che per lui erano sempre un problema (tasche buche). Cabiria è il più costoso, grandioso, famoso film storico italiano del muto, ed ebbe grande influenza anche su Hollywood (De Mille, Griffith) per le innovazioni tecniche e stilistiche come l'uso sistematico della carrellata. Il personaggio di Maciste, impersonato dallo scaricatore di porto genovese B. Pagano, divenne mitico, ispirando una lunga serie di film. | |
Ma il cinematografo era già apparso
sui campi di battaglia e nelle retrovie di alcuni conflitti di fine
ottocento e primi novecento: nelle Guerre Balcaniche e nella Guerra
Anglo-Boera, in quella Ispano-Americana, nella Rivolta dei Dervisci in
Sudan, domata dagli inglesi, nella Guerra Russo-Giapponese. Con le
difficoltà oggettive di riprendere le battaglie e le truppe in azione
con la tecnologia che avevano a disposizione, e l’intervento serrato
della censura, si accontentarono ben presto di mostrare "il lato
umano della guerra" e "la guerra nelle retrovie".
Di fatto i comandi ostacolarono gli operatori cinematografici e
ne resero difficile il lavoro nelle zone di operazioni: dall’altra
parte fu evidente l’atteggiamento avverso delle autorità dei vari
paesi che temevano sia la fuga di notizie sia che l’orrore della
guerra condizionasse l’opinione pubblica in senso pacifista,. Fu
proprio in questo periodo, tra la fine dell’800 e gli inizi del 900,
che vennero messe in atto le prime strategie per vincere le difficoltà
di filmare la guerra dal vero, e si iniziarono a falsificare le riprese,
si ricostruirono campi di
battaglia e retrovie. La prima guerra ad
essere ripresa quella Greco-Turca diede l’occasione a George Mèlliès
di effettuare probabilmente le prime ricostruzioni di azioni belliche
della storia del cinema, naturalmente spacciate per vere. Anche gli
americani ricorsero a ricostruzioni di fasi della guerra
Ispano-Americana. Fin dall’inizio la possibilità di utilizzo del
cinematografo a fini di propaganda fu evidente e questo sia che si
trattasse di riprese dal vero, di falsificazioni o di film a soggetto
sulle guerre. L’impatto che immagini in movimento e commenti sonori,
musica suonata in sala e rumori a volte persino spari ed esplosioni
d’effetto, ebbero sugli spettatori fu eccezionale. I documentari
colpirono non poco l’immaginario collettivo e influenzarono la
popolazione. La celebrazione delle vittorie nelle grandi battaglie la
faceva da padrona come lo svilimento del nemico barbaro e codardo. Dal
periodo che va dal 1895 al 1914 in cui ci furono almeno una dozzina di
conflitti locali, gli operatori ebbero diverse indicazioni da cui trarre
insegnamento. |
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MARIO CAMERINI: Camerini nasce a Roma il 6 febbraio 1895 da famiglia agiata. Dopo aver preso parte alla grande guerra come ufficiale dei bersaglieri abbandona gli studi di giurisprudenza per darsi al cinema. Esordisce come regista nel 1923. ma il suo primo film significativo è Rotaie del 29, influenzato dall'espressionismo tedesco. Negli anni trenta Camerini si dedica soprattutto a piacevoli ed innocue commedie, spesso arricchite da ambientazioni in esterni reali. Meritano una menzione Gli uomini che mascalzoni (1932), T'amero' sempre (1933), Daro' un milione (1935), omaggio al René Clair di Le million (1931), Il signor Max (1937) e Grandi magazzini (1939). L'universo della piccola borghesia impiegatizia, sostegno sicuro del regime, trova in queste gentili pellicole una sorta di celebrazione, spesso a discapito di una presunta, vacua aristocrazia. In Centomila dollari (1940) si trovano poi due idee "rubate" molto piu' tardi da Hollywood: l'offerta particolare di Indecent Proposal (Lyne, 1993 Proposta indecente) e il matrimonio interrotto di The Graduate (Nichols, 1967 Il laureato). Sul versante nazionalistico troviamo isolato Il grande appello (1936), esaltazione dell'impresa etiopica, mentre il nefasto clima delle leggi razziali (1938) trova eco nelle raffigurazioni materialistiche di personaggi ebrei in Batticuore (1939) e Centomila dollari. Nel 1937 si ritrovano tutti e tre i Bersaglieri Camerini, Peppino e Eduardo De Filippo nel film Il Cappello a Tre Punte dal romanzo di Pedro A. de Alarcon (1874) già filmato in Spagna nel 1934 e rifatto dallo stesso M. Camerini con La bella mugnaia (1955). Nei primi anni quaranta Camerini gira una versione tradizionale de I promessi sposi, caratterizzata da ottime interpretazioni, da un buon ritmo narrativo e da un commento musicale di Ildebrando Pizzetti. |
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http://www.barnum-museum.org/
1810/1891 In
1841, Barnum, with the help of his charisma and investor Francis
Olmstead, purchased the Scudder's American Museum on Broadway and
renaming it Barnum's American Museum. Barnum advertised massively
throughout New York City , promoting the world's strangest and most
exotic curiosities. The collection was incredible, ranging from flying
fish and mud iguanas to grizzly bears and the "first and only"
hippopotamus in America, from human freaks such as the Bearded Lady,
Siamese twins and Albino family, to "educated" dogs and seals.
The Museum burned to the ground in 1865 and the only animals saved were
the "educated" seal, one bear, and a few birds and monkeys.
Barnum rebuilt a New American Museum but this too was destroy by fire in
1868 with the same devastating loss of animal life. Although he was already 60, Barnum launched "The Greatest Show on Earth," and America's modern circus dynasty. In 1871 "P.T. Barnum's Travelling Exhibition and World's Fair on Wheels" took to the road, equipped with the largest number of caravans ever seen in a circus, and a tent that held 10,000 people. The sideshow's star attraction was four "Fiji Cannibals" along with the now classic attractions: the giant, the fat lady, the midget, the three-legged boy, the armless wonder or the thin man. Many showmen attempted to clone Barnum's enterprise, but none had Barnum's sense of showmanship or advertising, so none were ever truly successful. |
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Il 29 gennaio 1936 veniva posata la prima pietra di Cinecittà
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Da Italia Donna - I primi metri di pellicola girati in Italia, pochi mesi dopo la sensazionale scoperta dei fratelli Lumière, non hanno ripreso l'arrivo di un treno o l'uscita degli operai da una fabbrica, ma l'ascetica figura di Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum, che benedice la macchina da presa. Dopo aver riciclato per anni tutta la produzione francese ed americana nasce anche in Italia l'industria cinematografica. Nasce fra il 1903 e il 1908 sulla scorta di tre importanti case di produzione: la Cines, nata a Roma per iniziativa di Filoteo Albertini, che aveva i suoi studi in Via Vejo, l'Ambrosio di Torino che spaziava dal film a soggetto comico a quello a soggetto drammatico, puntando anche sui primi cinegiornali, e l'Itala film. Altri stabilimenti di produzione sorgono a Milano e a Napoli: copie di film italiani cominciano a partire per l'estero e il cinema italiano diventa in breve una delle industrie più importanti del settore. Si aprono i tutte le grandi città sala adatte al nuovo spettacolo. Se negli USA nasce e si sviluppa il western, in Italia, come nel resto dell'Europa, grande impulso ha la produzione del film storico, soprattutto di ambientazione classico-romana, che alla vigilia della prima guerra mondiale conquista un vero e proprio primato di consensi nell'Europa che muoveva i primi passi sulla strada della cinematografia. | |
http://cinetecadelfriuli.org/gcm/previous_editions/edizione2002/Italian_Avant-Garde.html | ||
Si ringrazia l'Associazione Carabinieri di Modena nella persona del suo Coordinatore Provinciale Ten. CC (cong.) Danilo De Masi per aver messo a disposizione il materiale |
(2009)
Un recente ritrovamento di pellicole ingiallite riguarda
“Carabiniere”, ed ha consentito all’Associazione Carabinieri
della provincia di Milano di raccogliere i fondi necessari e di
commissionarne il restauro. “Carabiniere” è un film prodotto
dalla “Pasquali & C.” di Torino nel 1913, diretto da Ubaldo
Maria del Colle. Il film è tratto dalla commedia dialettale “Carabiniè”,
che costituisce uno dei più popolari lavori del teatro
piemontese; fu scritto nel 1892 da Enrico Gemelli, il quale ne
fu per anni l’acclamato interprete. L’Ente Editoriale dell’Arma
dei Carabinieri, ha ritrovato anche la locandina originale del
1913. Una vicenda edificante, che ripeté sullo schermo,
moltiplicandolo, lo stesso entusiasmo suscitato sulle tavole del
palcoscenico. Trama: il carabiniere Moretti, che ha messo da parte 300 lire per le sue prossime nozze (a quel tempo i carabinieri per essere “autorizzati” a sposarsi, dovevano dimostrare all’Arma di poterselo permettere e, quindi, di non dover contrarre debiti), viene incaricato di arrestare un cacciatore che ha fatto del bracconaggio per poter comprare le medicine per il padre ed uno dei suoi figli, gravemente malati. Moretti, che conosce i motivi per i quali l’uomo s’è macchiato del reato, esita, ma il dovere è dovere. Però dinanzi alla situazione famigliare del cacciatore, che diverrà disastrosa con il suo arresto, Moretti torna in caserma e consegna al maresciallo la busta con i suoi risparmi, affermando di averla avuta dal cacciatore per ripagare gli animali uccisi. Ma il maresciallo comprende l’atto generoso del carabiniere e in una gara di solidarietà tra umili rappresentanti della legge, gli restituisce la busta: sarà lui a pagare, evitando il carcere ad un uomo colpevole solo di voler salvare delle vite umane, mentre Moretti potrà convolare a giuste nozze. Alberto Capozzi, uno dei più amati protagonisti del cinema muto italiano, prestò il suo volto virile al carabiniere, mentre un’altra gloria del teatro piemontese, Egidio Candiani, impersonò il maresciallo, mutuando bonarietà e severità dal personaggio del “burbero benefico” di goldoniana memoria. Le critiche furono osannanti, in Italia ed all’estero. Si parlò di poesia profonda, si sottolineò la morale ammonitrice, si evocò la corda del sentimento; le recensioni francesi lo definirono “drame puissant du théàtre piémontais qui a soulevé une profonde émotion parmi les spectateurs” (“potente dramma del teatro piemontese, che ha suscitato una profonda emozione tra gli spettatori”); quelle inglesi: “a story of intense heart-interest and one which hold the attention of young and old” (“una storia di intensa emozione capace di attrarre vecchi e giovani”). |
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Altri film o documentari specifici sul corpo: Bersaglieri -Italia - v.c. n. 5269 del 17.11.14 - produzione: Comerio, Luca., Milano, I bersaglieri ciclisti -Italia - metri. 139 - prod.: Cines (1906). In Austria: Bersagliere zu Rad - In Francia: Bersaglieri cyclistes. Armée italienne 143 metri - In Gran Bretagna: Italian Cycle Corps (23.09.11 - 455 feet-piedi) - In Spagna: Los bersaglieris ciclistas – (22.09.11 - 150 metri), I bersaglieri italiani - Italia - m. 141 - prod.: Cines (1906). In Gran Bretagna: Italian Bersaglieri (24.06.11 - 462 feet-piedi) - In Spagna: Los bersaglieris (03.07.11 - 150 m) | NOZZE D’ORO (Ambrosio, Torino, 1911) Dir.: Luigi Maggi; cast: Alberto Capozzi (il nonno bersagliere), Mary Cléo Tarlarini (la nonna/la contadina), Luigi Maggi (il padre della contadina), Giuseppe Gray (l’ufficiale degli Austriaci), Paolo Azzurri (il capitano dei Bersaglieri), Mario Voller Buzzi, Ernesto Vaser; lunghezza originale: 450m.; 35mm, 389m., 19’ (18 fps), Museo Nazionale del Cinema. Notevolissimo e perfino eccessivo esempio di effettivo "racconto all’indietro". Nel senso che solo due inquadrature fisse, all’inizio e alla fine, ci parlano della ricorrenza delle nozze d’oro. Mentre la gran parte del film, in flashback, racconta sì dell’incontro casuale che porta alla conoscenza del nonno e della nonna, ma racconta soprattutto, tentando un innesto di introspezione psicologica, un eroico episodio del Risorgimento italiano (Palestro, 1859). Messo in scena con un notevole ritmo e con un grande senso dell’inquadratura (la profondità di campo soprattutto negli interni, i personaggi che entrano di spalle,…) e del paesaggio. Le truppe italiane che escono, nei campi, dai covoni fanno perfino pensare al viscontiano Senso. | |