Il REALISMO SOLARE

di

Paola Mancarella

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a cura di Giorgio Barba





Se l'astrattismo, l'informale, il post-moderno sono le tendenze dell'arte contemporanea che prediligono i giochi dell'intelletto alla ricerca di un qualcosa di nuovo e di originale, il realismo resta ancora uno dei cardini, dei punti fermi sui quali si azzarda ancora la consistenza dell'immagine e la sua fenomenicità.

Il realismo salentino è sempre più legato al paesaggio e a volte al bozzetto, non certo idillica raffigurazione rasserenante l'animo, ma sofferta compartecipazione della natura che piange il destino di un popolo legato alla terra.

E' su questo filone che si innesta il realismo solare di Paola Mancarella di Monteroni (Le), la quale, ispirata da una profonda vena di sentimentalismo entusiastico, ritrae il reale rendendo incredibilmente suoni, profumi, sensazioni tattili mediante un sapiente dosaggio di colori caldi, sfumati, soffusi.
Questa sua capacità si esprime come amore nei confronti della terra dilatantesi a comprendere nella sua rigogliosità il paesaggio umanizzato e gli stessi contadini che si disperdono nel cromatismo giallo dei campi di grano e dei prati, distese di colori interrotte da secolari dinosauri che al vento modellano i loro arti contorti.

L'originalità dei quadri della Mancarella sta nel capovolgimento della prospettiva: non uno sguardo d'aquila, ma una visione centrifuga, un guardare dal di dentro a testimoniare l'attaccamento al reale vissuto e non interpretato attraverso schematismi intellettualistici. Proprio per questo gli elementi caratterizzanti un paesaggio divengono i simboli e gli emblemi di una cultura contadina in una stasi perenne, non toccata dal progresso o dalla civiltà cittadina.
Mari e terre del Salento hanno la loro focalizzazione in barche abbandonate su spiagge deserte o in un carretto disperso tra i campi, rotto e solitario, o in case diroccate esposte al vento della solitudine come gli ulivi.

Tutta la forza evocativa dell'arte della Mancarella, quindi, si concentra su piccoli elementi che, apparentemente senza un significato ben preciso, innestati in un contesto naturalistico a se stante, divengono categorie determinanti una terra orficamente e fatalisticamente madre.