I giorni lunghi del Salento

di Aldo Nicoletti

recensione a cura di Giorgio Barba




Copertina libro Nel corso del nostro secolo il Sud ha subito lente ma profonde trasformazioni, non sempre legate alle capacità e peculiarità di un popolo ancorato ad una cultura contadina e ad un'economia prevalentemente agricola, ma più spesso indotte da eventi di carattere nazionale. La rabbia dei braccianti e dei piccoli proprietari terrieri per riforme agrarie promesse e mai concesse, le attese di un miglioramento delle condizioni di vita della gente del Salento, la rassegnazione alla lezione gattopardiana del cambiare tutto per non cambiare nulla, sono state felicemente descritte da Aldo Nicoletti, docente di Letteratura italiana e Storia negli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado, nel romanzo I giorni lunghi del Salento .
E' la storia di un giovane salentino di San Pietro in Lama, Daniele De Rosa, che cerca di sfuggire alla misera condizione economica della famiglia studiando, con molte difficoltà, fino a laurearsi. Daniele è un giovane del Sud e per questo motivo si sente vicino ai contadini, cerca di organizzarli in cooperative, vive le loro aspettative e naturalmente le loro delusioni. Il protagonista del romanzo raffigura l'intellettuale impegnato sul fronte del lavoro, che concilia la carriera in un patronato assistenziale di braccianti e piccoli proprietari con lo studio all'università. La sua vita si interseca con quella dei contadini che rappresenta, con la loro storia minima, condizionata da eventi internazionali, quali la seconda guerra mondiale, o imposta dalle scelte nazionali dell'Italia della ricostruzione. Anche quando il popolo diventa protagonista, come nel caso dei moti dell'Arneo, un diffuso senso di impotenza si impadronisce degli animi e non resta altro che il ritorno alla vita quotidiana di stenti, sofferenze e sfruttamento.
Accanto al filone sociale, Nicoletti affronta e sviluppa la storia sentimentale di Daniele, che desidera un amore eterno e stabile, ma cede davanti alla tentazione di avventure occasionali che lusingano il suo orgoglio di maschio meridionale e lo distraggono dal suo vero scopo: il matrimonio con la donna che amerà sempre e che lo amerà per sempre, Stefania. Il suo destino è quello di essere considerato un "uomo da letto", facile da conquistare e difficile da tenere legato ad un rapporto duraturo. Le donne (tranne Stefania e Anna, un'amica che muore dopo aver partorito) sono descritte nella loro più vistosa femminilità che non disdegna la seduzione, il fascino che oblia, la leggerezza e persino la complicità. Stefania è una donna completa: sa amare oltre misura, annullando se stessa, sa anche perdonare, ma alla fine, per il proprio bene, fa la scelta giusta, rinuncia alla passione e si accontenta della sicurezza che le offre Roberto, l'amico che diventa il marito perfetto.
Daniele, invece, rappresenta l'uomo cacciatore il cui destino è quello di diventare preda, il Sabazio, l'antica divinità traco-frigia "che amò, con la stessa intensità, la dolce Bendis e l'impudica Cotitto". Le donne amate da Ele compaiono improvvisamente nella sua esistenza e scompaiono come meteore senza lasciare segni o come comete, tracciando una lunga scia di languidi e piacevoli ricordi.
Il fallimento delle ideologie, le promesse non mantenute, il diffondersi del malcostume nell'utilizzo del denaro proveniente dagli aiuti statali, l'oratoria demagogica e populistica dei politici inducono Daniele alla riflessione e ad una riconsiderazione del senso della vita. Se tutto e tutti hanno cospirato per convincere Ele di essere un "uomo da letto", ora lui, il Sabazio, comprende che l'individuo non è destinato a rimanere in solitudine, che "essere uomo significa una sola cosa: non essere mai soli, neanche nell'angolo più sperduto della terra".
Per concludere va detto che l'autore racconta i lunghi giorni nelle terre assolate del Salento ricorrendo a una tecnica particolare: brevi capitoli che aprono e chiudono finestre sulla memoria collettiva e individuale con conseguenti ellissi temporali che fanno smarrire il senso del tempo e dello spazio. Si ha l'impressione che i personaggi agiscano e si muovano quasi autonomamente, seguendo le leggi del caos sociale e dell'istinto. Funzionali ai contenuti sono le scelte espressive che si ispirano a criteri di matrice realistica: periodi brevi, chiari e lineari, linguaggio spontaneo e immediato, senza fronzoli e involuzioni, ritmo veloce con prevalenza di sequenze narrative su quelle descrittive.



TITOLO: I giorni lunghi del Salento
AUTORE: Aldo Nicoletti
CASA
EDITRICE:
Schena editore
PAGINE: 144
DATA DI
PUBBLICAZIONE
1997