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4) Le particelle instabili non vivono più a lungo
In netta contrapposizione all' illogica dilatazione del tempo, viene finalmente proposta un'interpretazione sensata dei fenomeni naturali ed artificiali in cui sono coinvolte le particelle instabili.
acceleratore di particelle I fenomeni che coinvolgono le particelle instabili, avvengono in modo spontaneo con i raggi cosmici, ed in modo artificiale negli acceleratori di particelle.

L'unica teoria finora in grado di spiegare ciò che in entrambi i casi avviene, è la Relatività di Einstein, con annessa illogica dilatazione del tempo.

In questa pagina web tenterò di spiegare come viceversa è possibile un'interpretazione dei fenomeni che si registrano con le particelle instabili, osservate in natura e artificialmente, semplicemente facendo ricorso al movimento a scatti.

In relazione a ciò che avviene artificialmente negli acceleratori di particelle, dal libro dal titolo:
"La Fisica di Berkeley"
vol. 1 (meccanica)
di C. Kittel, W. D. Knight e M. A. Ruderman
Zanichelli Bologna
(l'edizione originale è pubblicata da McGraw-Hill)

a pag. 390 si legge:

Consideriamo un fascio di mesoni pigreco+ che si muova con velocità quasi uguale a quella della luce.

Se non esistesse l'effetto relativistico della dilatazione del tempo, essi attraverserebbero una distanza media, uguale a circa 700 centimetri, prima di decadere.

In realtà percorrono tratti molto più lunghi, a causa della dilatazione del tempo.

Ecco invece cosa, secondo me, bisognerebbe scrivere.

Consideriamo un fascio di mesoni pigreco+ che si muova con velocità quasi uguale a quella della luce.

Se la Realtà non fosse discreta, e il movimento non avvenisse per scatti elementari, essi attraverserebbero una distanza media uguale a circa 700 centimetri, prima di decadere.

Siccome però la nostra Realtà è discreta, e il movimento avviene a scatti, essi in realtà percorrono tratti molto più lunghi.

Vediamo di capire meglio perchè.

Il moto evolve a scatti, per conto suo, con il tempo che dunque non gioca alcun ruolo effettivo, ma che ha solo una funzione mediatrice, legata all'impossibilità di conoscere lo scatto elementare del movimento.

A tutto ciò si può aggiungere che, con il comodo impiego del tempo, tutto funziona bene fino a quando le velocità in gioco sono piccole rispetto a quella limite.

Ma, man mano che le velocità crescono, il necessario effetto mediazione del tempo, finisce per falsare ciò che realmente avviene nell'ambito del moto, e cioè che la velocità è realmente legata solo agli scatti (ovvero allo spazio), e non anche al tempo.

Tanto è vero che l'impiego dell'invenzione continuo-tempo, non segnalandocela (come invece fa il discreto), sbaglia in pieno proprio in corrispondenza della velocità limite, anzi ci suggerisce che quest'ultima non deve esistere per niente.

Ebbene, l'esperimento del libro di cui sopra non fa altro che confermare tutto ciò.

La distanza media di circa 700 centimetri, lungo la quale i mesoni pigreco+

che, in fascio, si muovono con velocità quasi uguale a quella della luce,

dovrebbero decadere,

essendo relativa ad un tempo ed appunto la vita media del mesoni pigreco+ a riposo,

tale distanza, dicevo, essendo in realtà un tempo, non ha niente a che spartire con il moto dei mesoni pigreco+, che infatti percorrono una distanza molto più lunga.

Tutto ciò perchè, esattamente come prevede il movimento a scatti, il moto non dipende dal tempo, e ciò dato che velocità e spazio sono fra loro legati in modo diretto e senza alcun mediazione.

Ed il fatto che il fenomeno è così ben evidente, è solo dovuto alla velocità dei mesoni pigreco+, e che è, appunto, all'incirca la velocità limite che la materia può avere nel nostro Universo.

raggi cosmici
e particelle instabili In relazione a ciò che viceversa avviene in natura con i raggi cosmici, dal libro dal titolo:
"Meccanica e Termodinamica"
di Alessandro Bettini
Zanichelli Bologna

all'interno del cap.7 dal titolo:
"Meccanica relativistica"
si legge:

La dilatazione dei tempi è provata sperimentalmente dallo studio delle proprietà delle particelle instabili.

Fenomeni di questo tipo avvengono naturalmente, ma sono anche provocati tutti i giorni artificialmente nei laboratori.

Consideriamo un fenomeno naturale, i raggi cosmici.

I raggi cosmici sono composti da nuclei che si muovono a velocità prossime a quelle della luce.

Quando entrano nell'atmosfera, urtano contro i nuclei nell'aria, in generale degli strati alti dell'atmosfera.

Dall'urto vengono prodotte delle particelle instabili.

Molto abbondanti sono i leptoni mu, o muoni.

Questi sono instabili e hanno una vita media di 2,2 microsecondi.

Dopo si disintegrano in 1 elettrone ed in 2 neutrini.

Descriviamo brevemente, tra i tanti, un esperimento fatto a scopo didattico, e di cui è disponibile un film.

Gli sperimentatori si sono recati sul Monte Washington, nel New Hampshire, a 1800 metri di quota circa.

Rivelarano i muoni tramite uno scintillatore.

Speciali materiali plastici, appunto chiamati scintillatori, hanno, infatti, la proprietà di convertire in luce, una parte dell'energia depositata da una particella carica che li attraversi.

Il piccolo lampo di luce, può essere convertito in un impulso di corrente da un fotomoltiplicatore, ed osservato con un oscilloscopio.

Gli sperimentatori contarono per 1 ora i muoni che si fermavano nel loro scintillatore.

Trovarono in totale 568 muoni che si erano fermati nell'apparato in 1 ora.

Quanto tempo ci mettono i muoni a scendere da 1800 metri fino al livello del mare ?

Se vanno alla velocità della luce, per percorrere 1800 metri ci metterebbero 6,3 microsecondi.

Gli sperimentatori contarono allora quanti dei 568 muoni del campione, ora fermi lì sul Monte Washington, avevano vissuto più di 6,3 microsecondi: erano 27.

I ricercatori, a questo punto, spostarono l'apparato a livello del mare, e ripeterono l'esperienza.

Se il tempo non si dilata, avrebbero dovuto trovare al massimo 27 muoni circa che si fermavano per ogni ora di conteggio.
Ne trovarono invece 412.

Questo numero è in accordo con la Teoria della Relatività effettuando i calcoli con un beta=0,99 .

Ecco invece cosa, secondo me, bisognerebbe scrivere.

Il fatto che la nostra Realtà sia discreta, è provata sperimentalmente dallo studio delle proprietà delle particelle instabili.

Fenomeni di questo tipo avvengono naturalmente, ma sono anche provocati tutti i giorni artificialmente nei laboratori.

Consideriamo un fenomeno naturale, i raggi cosmici.

I raggi cosmici sono composti da nuclei che si muovono a velocità prossime a quelle della luce.

Quando entrano nell'atmosfera, urtano contro i nuclei nell'aria, in generale degli strati alti dell'atmosfera.

Dall'urto vengono prodotte delle particelle instabili.

Molto abbondanti sono i leptoni mu, o muoni.

Questi sono instabili e hanno una vita media di 2,2 microsecondi.

Dopo si disintegrano in 1 elettrone ed in 2 neutrini.

Descriviamo brevemente, tra i tanti, un esperimento fatto a scopo didattico, e di cui è disponibile un film.

Gli sperimentatori si sono recati sul Monte Washington, nel New Hampshire, a 1800 metri di quota circa.

Rivelarano i muoni tramite uno scintillatore.

Speciali materiali plastici, appunto chiamati scintillatori, hanno, infatti, la proprietà di convertire in luce, una parte dell'energia depositata da una particella carica che li attraversi.

Il piccolo lampo di luce, può essere convertito in un impulso di corrente da un fotomoltiplicatore, ed osservato con un oscilloscopio.

Gli sperimentatori contarono per 1 ora i muoni che si fermavano nel loro scintillatore.

Trovarono in totale 568 muoni che si erano fermati nell'apparato in 1 ora.

Quanto tempo ci mettono i muoni a scendere da 1800 metri fino al livello del mare ?

Se vanno alla velocità della luce, per percorrere 1800 metri ci metterebbero 6,3 microsecondi.

Gli sperimentatori contarono allora quanti dei 568 muoni del campione, ora fermi lì sul Monte Washington, avevano vissuto più di 6,3 microsecondi: erano 27.

I ricercatori, a questo punto, spostarono l'apparato a livello del mare, e ripeterono l'esperienza.

Se la Realtà non fosse discreta, e il movimento non avvenisse per scatti elementari, avrebbero trovato al massimo 27 muoni circa che si fermavano per ogni ora di conteggio.
Ne trovarono invece 412.

Questo numero è la prova che la Realtà è solo ed esclusivamente discreta, visto che, in accordo con il movimento a scatti, più i muoni sono veloci, maggiore è la distanza che riescono a coprire, dato che maggiore è il numero degli scatti all'origine del loro moto.

Vediamo di capire meglio perchè.

Il moto evolve a scatti, per conto suo, con il tempo che dunque non gioca alcun ruolo effettivo, ma che ha solo una funzione mediatrice, legata all'impossibilità di conoscere lo scatto elementare del movimento.

A tutto ciò si può aggiungere che, con il comodo impiego del tempo, tutto funziona bene fino a quando le velocità in gioco sono piccole rispetto a quella limite.

Ma, man mano che le velocità crescono, il necessario effetto mediazione del tempo, finisce per falsare ciò che realmente avviene nell'ambito del moto, e cioè che la velocità è realmente legata solo agli scatti (ovvero allo spazio), e non anche al tempo.

Tanto è vero che l'impiego dell'invenzione continuo-tempo, non segnalandocela (come invece fa il discreto), sbaglia in pieno proprio in corrispondenza della velocità limite, anzi ci suggerisce che quest'ultima non deve esistere per niente.

Ebbene, questo esperimento non fa altro che confermare tutto ciò.

L'intervallo di tempo di 6,3 microsecondi, e quindi il tempo, durante il quale solo 27 muoni, dei 568 muoni fermi sul Monte Washington, non decadono,

tale tempo, dicevo, non ha niente a che spartire con il moto dei muoni quando questi ultimi, con velocità pari a quella della luce, scendono giù di 1800 metri circa per raggiungere il livello del mare.

Tanto è vero che, a livello del mare, i ricercatori, invece di verificare la presenza di 27 muoni, hanno accertato la presenza di ben 412 muoni.

Tutto ciò perchè, esattamente come prevede il movimento a scatti, il moto non dipende dal tempo, e ciò dato che velocità e spazio sono fra loro legati in modo diretto e senza alcun mediazione.

Ed il fatto che il fenomeno è così ben evidente, è solo dovuto alla velocità dei muoni, e che è, appunto, all'incirca la velocità limite che la materia può avere nel nostro Universo.

Ma a questo punto sorge spontanea la domanda:

se così stanno veramente le cose, come è possibile che i fenomeni in cui sono coinvolte le particelle instabili sono in buon accordo con la teoria della dilatazione del tempo ?

La risposta è abbastanza semplice:

con la teoria della dilatazione del tempo, quello che in sostanza abbiamo fatto, è ignorare il chiaro segnale che la natura ci ha lanciato, e dando il massimo del credito possibile all'accoppiata continuo-tempo, per evitare la madornale mancata segnalazione, da parte di questi ultimi, dell'esistenza di una velocità limite, per far tornare i conti siamo stati costretti a dilatare gli intervalli di tempo, e secondo una modalità che in progressione tende ad assecondare abbastanza bene ciò che la natura fa con il movimento a scatti.

Peccato però che ciò ci induce a dire l'assurdo:

più la particella instabile X è veloce, più accentuato è l'effetto della dilatazione del tempo, e quindi più grande è lo spazio che effettivamente percorre

invece di dire la cosa molto più semplice:

più la particella instabile X è veloce, più di conseguenza è grande lo spazio che effettivamente percorre, e ciò visto che aumentano sempre di più il numero di scatti elementari.


Giovanni
venerdi 25° giorno di ottobre 2002



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