LA DEPORTAZIONE DEGLI ITALIANI

 

Fino al 1943, l’Italia fascista e la Germania nazista erano alleate (Asse Roma-Berlino), ma, dopo l’armistizio firmato dall’Italia con gli anglo-americani l’8 settembre del 1943 e dopo la costituzione, nel nord della penisola, della Repubblica di Salò guidata da Mussolini, per i nazisti l’Italia era un paese nemico e, in più, traditore.

Iniziò allora, dal territorio della Repubblica di Salò, la deportazione degli italiani, favorita dalla collaborazione fra la Milizia fascista e le SS.

Furono creati dei campi di concentramento anche nell’Italia del nord, dove gli arrestati (partigiani, antifascisti, ebrei) sostavano per un breve periodo, in attesa dei convogli che li avrebbero trasportati in Germania. Erano, cioè, dei "campi di transito".

Uno era situato a Fossoli di Carpi, presso Modena: fu smantellato nell’estate del 1944 e sostituito da un altro campo di transito situato più a nord, a Bolzano.

Un altro campo era quello della Risiera di San Sabba, nella periferia di Trieste, dove fu allestito anche un forno crematorio, segno di una elevata mortalità. Anche dalla Risiera partivano convogli per la Germania.

Nei lager tedeschi, dunque, i prigionieri italiani arrivarono più tardi di quelli di altri paesi, ma le caratteristiche della loro detenzione non furono diverse.

In più, come emerge da numerose testimonianze, i deportati italiani patirono la diffidenza che i compagni di prigionia nutrivano nei loro confronti, perché l’Italia fascista era stata, e la Repubblica di Salò era ancora, alleata dei nazisti.

 

arrowb3.gif (1338 byte) UN VIAGGIO NELLA MEMORIA