HOME              

Levitazione Magnetica

fatta in casa.

   Introduzione

   Salve.

Tempo fa guardando la vetrina di un negozio, sono stato attratto da un curioso gadget costituito da una piccola sfera fluttuante nell’aria, come se galleggiasse su qualcosa d’invisibile. Poiché non ho notato alcun tipo di collegamento o supporto fisico visibile, l’effetto vi assicuro è stato davvero sorprendente. Intuitivamente ho pensato ad un qualcosa che sfruttasse le proprietà magnetiche di alcuni materiali; tuttavia, provando e riprovando con due calamite, non sono riuscito a trovare un punto d’equilibrio ed a farne galleggiare una nell’aria, inesorabilmente si attaccavano l’una all’altra, oppure ne cascava una a terra.

Ho fatto delle ricerche ed ho scoperto che in realtà, per produrre questi effetti si ricorre proprio al magnetismo ma con qualche piccolo accorgimento. Innanzi tutto occorre un’elettrocalamita alimentata da una corrente regolabile con estrema precisione, che ci consenta di produrre di conseguenza una forza magnetica anch’essa regolabile con precisione. Facendo ora in modo, di ridurre tale forza quando la sfera rischia di attaccarsi all’elettrocalamita per effetto dell’attrazione magnetica, oppure di aumentarla quando invece rischia di cadere a terra per effetto dell’attrazione gravitazionale, si può ottenere il raggiungimento di un equilibrio stabile che fa levitare nell’aria l’oggetto.

Una tale condizione, non si può certo ottenere con un controllo di tipo manuale, si ricorre quindi ad un circuito elettronico, il cui compito consiste nel rilevare continuamente con opportuni sensori la posizione della sfera, e regolare di conseguenza con un’opportuna corrente, la forza d’attrazione magnetica in contrapposizione alla forza gravitazionale. Clicca qui: http://www.youtube.com/watch?v=qq2iUbLvJEI

Materiali Usati

Per realizzare qualcosa di simile, ho utilizzato una pallina da ping-pong, all’interno della quale però, ho nascosto un piccolo magnetino, che ho recuperato da uno di quei giochi costituiti da tante sferette metalliche e di altrettanti cilindretti colorati, coi quali è possibile realizzare strutture geometriche tridimensionali. Distruggendo uno di questi cilindretti ho recuperato il piccolo  magnete che vi è all’interno, perché oltre ad essere piccolo è anche leggero ed abbastanza potente.

Per ottenere un buon risultato è sufficiente praticare un foro sulla pallina di poco superiore al diametro del magnetino, posizionare il magnetino sulla sommità di una matita tenuta verticalmente, fare colare una goccia di colla sulla facciata superiore del magnetico e con molta cura calare la pallina sulla matita, facendola passare attraverso il foro, fino a quando il magnetino non va ad incollarsi, sulla parete interna della pallina diametralmente opposto al foro.

Per quanto riguarda invece la parte elettronica di controllo, ho utilizzato dei componenti che più o meno tutti abbiamo nei cassetti. I due fotodiodi ad esempio, li ho recuperati da un vecchio videoregistratore e dal suo telecomando ormai in disuso. Per l’elettromagnete ho usato l’avvolgimento di un vecchio relè, con tensione d’esercizio di 12 Volt.

Per quel che riguarda la struttura di supporto, potrete realizzarla coi materiali che vorrete, purchè otteniate le condizioni visibili nella foto 1, magari facendo in modo di occultare sia l’elettrocalamita sia i sensori. Occorre solo che i due fotodiodi si trovino ad una distanza di circa nove centimetri uno dall’altro, e che la linea immaginaria che li congiunge si trovi a circa due centimetri sotto l’elettromagnete.

 

Funzionamento


   Come si può vedere nel circuito elettrico visibile nella fig.2, il compito fondamentale è svolto dai due fotodiodi operanti nella banda dell’infrarosso. Il primo emette un raggio di luce, il secondo la riceve ma solo parzialmente, perché una parte della luce emessa è bloccata dalla pallina da ping-pong che si trova più o meno al centro tra i due fotodiodi.

   Si intuisce che l’intensità luminosa raccolta dal fotodiodo ricevente, è proporzionale alla posizione assunta dalla pallina nello spazio, più precisamente, sarà tanto più intensa quanto più in basso si trova la pallina, poiché più in basso si trova più luce fa passare e viceversa.

 

    Un aumento del fascio luminoso, provoca un aumento della corrente circolante nel fotodiodo ricevente, tale corrente è amplificata dal transistor T1, al cui emettitore grazie alla resistenza Re, si stabilisce una tensione anch’essa proporzionale alla posizione assunta dalla pallina.

    Tale tensione attraversa l’inseguitore costituito da A1, che la fa passare inalterata e la applica al filtro passa alto costituito da C1-R1, che fa viaggiare la corrente in anticipo rispetto alla tensione, conferendo maggiore stabilità a tutto il sistema.

   A questo punto il segnale così condizionato, viene invertito ed amplificato di circa 22 volte da A2, ed applicato al multivibratore astabile costituito da A3, che produrrà un onda quadra con duty-cycle variabile, ottenendo in questo modo un modulatore PWM, vale a dire, una modulazione a larghezza d’impulso. (Vedi foto sopra)

   Tale segnale va a pilotare il transistor di potenza TIP42C, facendolo lavorare nella zona d’interdizione oppure nella zona di saturazione, con conseguente riduzione di calore generato e di potenza dissipata nella sua giunzione C-E.

   La frequenza dell’onda quadra è determinata dal gruppo R3-C2 ed è pari a circa 200 Hz. La tensione d’uscita presente al pin 7 di A2, determina il valore del duty-cycle, vedi fig.3, da cui dipende il valore medio della corrente circolante nell’elettrocalamita e di conseguenza la sua forza d’attrazione. Valore medio che possiamo opportunamente calibrare tramite il potenziometro P1, in funzione del tipo di elettrocalamita e della pesantezza della pallina.

   Considerato che il transistor usato è del tipo pnp, dobbiamo considerare attiva la parte bassa dell’onda quadra, quindi riassumendo avremo che: Se la pallina tende a scendere troppo in basso passa più luce, che determinerà un minore valore del duty-cycle al punto “C”, e di conseguenza più corrente nell’elettrocalamita che attira maggiormente a se la pallina. Al contrario, se la pallina tende ad avvicinarsi troppo all’elettrocalamita, passa meno luce che determinerà un maggiore valore del duty-cycle al punto “C”, e di conseguenza meno corrente nell’elettrocalamita che riduce la sua forza d’attrazione. In questo continuo aggiustamento della corrente, si crea un punto dove la forza dell’elettrocalamita si bilancia perfettamente col peso della pallina, la quale rimane sospesa nell’aria.

Collaudo

   Ponendo in serie all’alimentazione un amperometro, verificheremo che ruotando da un’estremità all’altra il potenziometro, la corrente assorbita varia tra un valore minimo ed uno massimo.

   Orientando la pallina col foro verso il basso, l’avvicineremo all’elettrocalamita in modo da interrompere parzialmente il raggio luminoso, ed intervenendo anche sul potenziometro, dovremo trovare una posizione intermedia nella quale al tatto, avvertiremo la pallina come vincolata da qualcosa, a quel punto lasciando la pallina, la vedremo levitare nella sua posizione d’equilibrio. Se in questa fase dovesse accadere che la pallina, anziché essere attratta dall’elettrocalamita è respinta, significa che i poli magnetici dei due sono uguali e di conseguenza dobbiamo invertire i due fili che alimentano l’avvolgimento.

Come al solito spero di non aver tralasciato nulla, diversamente, per eventuali chiarimenti in merito, non esitate a contattarmi.

Cordiali saluti e buon divertimento.

IT9DPX - #135 Francesco.