IL VENERDÌ di Repubblica
Levi:
qui nessuno è un estraneo
L'appello
al visitatore di
Auschwitz dello scrittore. Che sopravvisse al campo di sterminio e dedicò
la sua vita a raccontarlo
di
Primo Levi
(…)
Alcuni fra noi erano partigiani e combattenti politici: sono stati catturati e
deportati negli ultimi mesi di guerra, e sono morti qui, mentre il Terzo Reich
vacillava, straziati dal pensiero della liberazione così vicina. La maggior
parte fra noi erano ebrei: ebrei provenienti da tutte le città italiane, ed
anche ebrei stranieri, polacchi, ungheresi, jugoslavi, cechi, tedeschi, che
nell'Italia fascista, costretta all'antisemitismo dalle leggi razziali di
Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile ospitalità del popolo
italiano. Erano ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati. C'erano bambini
fra noi, molti, e c'erano vecchi alle soglie della morte, ma tutti siamo stati
caricati come merce sui vagoni, e la nostra sorte, la sorte di chi varcava i
cancelli di Auschwitz, è stata la stessa per tutti. Non era mai successo,
neppure nei secoli più oscuri, che si sterminassero esseri umani a milioni,
come insetti dannosi: che si mandassero a morte i bambini e i moribondi. Noi,
figli di cristiani ed ebrei (ma non amiamo queste distinzioni) di un paese che
è stato civile, e che civile è ritornato dopo la notte del fascismo, qui lo
testimoniamo. In questo luogo, dove noi innocenti siamo stati uccisi, si è
toccato il fondo della barbarie. Visitatore, osserva le vestigia di questo campo
e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa' che il tuo
viaggio non sia stato inutile, che non sia inutile la nostra morte. Per te e per
i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa' che il frutto
orrendo dell'odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né
domani né mai.
(Testo
tratto da In
onore degli italiani caduti nei campi di sterminio nazisti,
a cura dell'Associazione nazionale ex deportati politici nei campi di
sterminio nazisti, fascicolo edito per l'inaugurazione del Memorial italiano ad
Auschwitz, Aprile 1980)
Da Il Venerdì di Repubblica, 21 gennaio 2005