IL VENERDÌ di Repubblica

Il silenzio degli innocenti

Sessant’anni fa, il 27 gennaio 1945, il mondo scopriva il luogo del male assoluto. Ecco come era nato Auschwitz, come funzionava, chi lo comandava. E perché oggi, nonostante tutto, c’è chi cerca di cancellarne la memoria

di Attilio Giordano

I russi si udivano in lontananza già da alcuni giorni, ma una mattina si ebbe il segnale di qualcosa di straordinario: non si senti suonare il fischietto dell'appello. I nazisti erano andati via. I pochi prigionieri rimasti, fantasmi emersi dall'inferno - vecchi e malati, con piedi e mani congelati, alcuni bambini - dovettero aspettare altri otto giorni per vedere i primi soldati liberatori. Li ricordarono poi come arcangeli: grandi, potenti. E attoniti: giravano ammutoliti tra pochi vivi che sembravano morti e cadaveri ghiacciati dall'inverno rigidissimo. Era il 27 gennaio del 1945, sessant'anni fa, quando Auschwitz fu conquistato e le porte del luogo del male assoluto, il luogo del delitto, si aprirono finalmente alla vista di una coscienza civile che non riusciva a credere a quel che vedeva. Alexander Woronzow, giovane operatore dell'Armata rossa, riprese quel che poté. Qui, a partire dal primo maggio del 1940, aveva regnato il terrore impersonato da Rudolf Franz Ferdinand Hoess, di cui dire che avesse potere di vita e di morte suona inadeguato. Höss, figlio di un commerciante di Baden-Baden, aveva un passato tempestoso: educato religiosamente, pellegrino a Lourdes, iscritto al partito nazionalsocialista dal '22, nel '23 fu arrestato per un pestaggio mortale e, in carcere, mostrò segni di follia: «Intellettualmente normale, presenta apatia schizoide e insensibilità caratteristica di una psicosi dichiarata». Liberato nel '28 divenne SS, dal '34 nella formazione Totenkopf (testa di morto). Fece carriera nella gestione dei campi di concentramento e nel ‘40 fu destinato ad Auschwitz (Oswieczim in polacco), nella regione contesa dell'Alta Slesia, ormai conquistata dal Terzo Reich. L'idea di costruire proprio qui un campo di concentramento si doveva alle SS locali che lamentavano il problema crescente del prigionieri polacchi. Il 14 giugno 1940 il campo cominciava a funzionare. Il luogo era stato scelto per due ragioni: era punto di incontro di quattro linee ferroviarie ed era isolato e poco popolato. Fu lo stesso Höss, dopo l'arresto, a raccontare che nel 1941 era stato chiamato da Himmler a Berlino dove gli era stato dato il segnale di un nuovo corso: occorreva risolvere la questione ebraica una volta per tutte e il compito era affidato anche a lui. L'ordine doveva essere tenuto segreto, «i giudei vanno sterminati durante la guerra, senza eccezioni». Si deve a Höss anche il lavoro di perfezionamento del delitto. Altrove, per risolvere il problema dei grandi numeri, si erano tentati esperimenti diversi: dai tubi di scappamento dei camion indirizzati all'interno dei cassoni con i prigionieri ad una mitragliatrice multipla piuttosto efficace. Ma non erano certo sufficienti a svolgere il nuovo compito. Per il quale si prese ispirazione dagli insetti che infestavano il campo. Per essi si usava un insetticida potente chiamato Zyklon B. Poteva servire anche per i prigionieri? I primi esperimenti furono eseguiti su militari russi e detenuti ammalati nell' autunno del '41, 850 persone in tutto. Furono chiusi in locali sotterranei, le finestre tutte ricoperte di terra. Un SS protetto da maschera antigas lanciò lo Zyklon dentro le stanze e le chiuse. L'indomani c'erano ancora uomini vivi. Si aumentò la dose e si ottenne il risultato. L'omicidio avvenne poco lontano dal campo di Auschwitz, in una località chiamata Birkenau. Da allora fu quello, detto anche Auschwitz II, il luogo del macello. Si costruirono stanze stagne e si allargò l'esperimento. Secondo Höss in questo periodo i morti furono 70 mila, cremati all'aria aperta. Presto la macchina si sarebbe organizzata meglio. Lo sterminio di massa degli ebrei comincia nel giugno del '42, quando ad Auschwitz I e Il, si è aggiunto Monowitz (Auschwitz III) e una quarantina di sottocampi di piccole dimensioni. E si sono aggiunte le fabbriche degli industriali tedeschi giunti qui a produrre grazie agli «schiavi» ebrei il cui costo è davvero conveniente (ne muoiono, di fatica, decine ogni giorno). Come la fabbrica di gomma e benzina I.G. Farben, o gli stabilimenti Krupp, o le miniere di carbone della Slesia. Chi lavora rappresenta secondo stime comunemente accettate il 25-30 per cento di chi è stato portato ai campi. Gli altri, a cominciare dai bambini troppo piccoli per essere impiegati, dopo una selezione sommaria che avviene addirittura nel piazzale dove giungono i treni, vengono avviati alle camere a gas. Vittime che - come vanterà Höss interrogato dopo la cattura - «a differenza che a Treblinka non sanno quasi mai che fine andranno a fare, credono che gli si toglieranno i pidocchi». Un atto di bontà: vengono fatti entrare a botte e bastonate in camere di 210 metri quadri per duemila persone, dove si vedono pendere docce dal soffitto. Muoiono in un tempo variabile tra i 3 e i 10 minuti. Dopo una mezz'ora entrano i nazisti che recupera­no denti d'oro, occhiali, anelli e capelli (delle donne), e provvedono a incenerire i corpi grazie ad una brillante soluzione progettata dall'impresa appaltatrice, la Topf & Figli di Erfurt, che ha messo in rapporto, come in una catena di montaggio, le due fasi dell'operazione. Auschwitz cresce: si prolunga la ferrovia per arrivare vicino ai crematori, si creano nuovi forni (in tutto 46) che riescono, in 24 ore, a «smaltire» 12 mila cadaveri. Ricorda lo storico russo Léon Poliacov (Il Nazismo e lo sterminio degli ebrei, 1955, Einaudi): l'apice è nella primavera del '44 con l'arrivo degli ebrei ungheresi, 15 mila vittime al giorno, con punte di 22 mila. Le ceneri diventano un problema, di cui si occupa il fiume Vistola, poco lontano, che riceve e occulta. Quanti furono I morti di Auschwitz? In realtà non è possibile avere una cifra esatta, soprattutto per l'ultimo, frenetico, periodo. All'inizio esisteva una funerea contabilità, i morti erano registrati sul Totenbuch, tutti deceduti, a distanza di pochi minuti uno dall'altro, per infarti, polmoniti ed altre malattie imprevedibili. Franciszek Piper, autore di ricerche sul tema, parla di almeno un milione e centomila uccisi. Höss di due milioni e mezzo, altri di quattro. Poliacov ritiene più attendibile la cifra di circa due milioni, ottenuta su base documentale. È comunque un olocausto di tale portata da lasciare allibiti, persino sotto il profilo pratico. Chi lavorava aveva una vita media di tre mesi, sei al massimo. In teoria poteva contare su 350 grammi di pane al giorno, un litro di zuppa vegetale, 20 grammi di carne 4 volte la settimana. Ma non era neppure così, perché gran parte del cibo veniva rubato dalle SS. Lo stesso Höss è indagato per furti e rapporti sessuali con prigioniere. Se la cava. Ma è certo che il peso medio degli internati era di 30-40 chili, meno della metà del normale. Si dormiva in tre per pagliericcio, al freddo (con un'unica, gracilissima, coperta), soggetti a continue bastonature. Secondo alcuni sopravvissuti resiste di più chi capisce la lingua, chi è abituato a climi freddi: tedeschi, slovacchi, polacchi. Poi vengono i francesi. Ultimi greci e italiani (ad Auschwitz ne arrivano 5951 e ne sopravvivono 356). Secondo altri tutto è nella capacità di adeguarsi, cadendo in una sorta di passività infantile impermeabile ai dolori. Persino il linguaggio, il tedesco - osserverà Primo Levi (I sommersi e i salvati), prigioniero ad Auschwitz III-Monowitz - viene scempiato da una vita disumana: mangiare si dice fressen, come per gli animali; le prigioniere sono immondizia; chi è ridotto in fin di vita è un musulmano; chi è ucciso con iniezione di cianuro è schizzato. Coperti di stracci sporchi, a righe bianche e blu, spesso seminudi - non escluse le donne - cresce la percezione di essere in balia altrui. Nel blocco 10 ci sono medici che fanno esperimenti diabolici: sterelizzazioni, castrazioni, ricerche genetiche sui gemelli. Come Iosef Mengele. Gli zingarelli lo chiamano zio Pepi, è gentile. Distribuisce caramelle e porta personalmente alle camere a gas i suoi piccoli amici. Il sadismo si esercita in molti modi. Ci sono persino suicidi comandati e passivamente eseguiti. La città diabolica di Auschwitz ha regole incomprensibili per chi è fuori. Eppure il 7 ottobre 1944 un gruppo si rivolta. Sono i Sonderkommando, trecento prigionieri che svolgono mansioni di polizia interna. Fanno saltare il Crematorio IV, resistono a centinaia di SS. Naturalmente muoiono. Ma si ribellano, nel più spaventoso inferno che l'uomo abbia mai pianificato. Di cui il medico SS lohann Kremer dice: «A paragone di esso quello di Dante sembra davvero una commedia». Höss fu impiccato, dopo il processo, proprio qui, nel luogo dei suoi misfatti. Non tentò di nascondere quello che era Auschwitz. Ma il nazismo occultò, distrusse, cercò di preservare il segreto negando. E c'è, ancor oggi, chi, tra gli storici così detti negazionisti, afferma che fu tutta un'invenzione. Approfittando dell'orrore che prova la gente comune davanti a un male inspiegabile - che vorrebbe non credere - costoro sostengono che gli ebrei morirono solo di stenti e malattie. Ed è come uccidere di nuovo quei due milioni di fantasmi in divise bianche e blu, che ancora ci chiamano tutti. Da Auschwitz.

Una fabbrica della morte da 22 mila vittime al giorno

2.000.000

5.951

3 mila 5 / 7 kg
La stima più attendibile delle vittime dei nazisti ad Auschwitz. Ma c'è anche chi arriva a raddoppiare questa cifra  Il numero degli italiani deportati ad Auschwitz. Ne sopravvissero 356 Le SS di stanza nei lager. Avviarono un commercio con viveri destinati ai prigionieri La quantità di Zyklon 2 necessaria per eliminare 1500 uomini in una camera a gas

Da Il Venerdì di Repubblica, 21 gennaio 2005

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