IL VENERDÌ di Repubblica

Quell’eroe (nazista) di Tallin che imbarazza Bruxelles

In Estonia si inaugura un monumento a un ex ufficiale delle SS. Combattente per la libertà o criminale? La Russia protesta. E la patata bollente passa alla Ue

di Fiammetta Cucurnia

«Beato il Paese che non ha bisogno di eroi». Firmato, Bertold Brecht. Ma che succede quando un Paese, uno Stato  dell’Europa unita, ha talmente bisogno di eroi da accettare che si eriga un monumento a un ufficiale delle SS e si aprano musei dedicati alle divisioni dell’esercito hitleriano? È esattamente  quello che sta succedendo in Estonia, dal primo maggio membro della Ue, dove è stata eretta una statua alla memoria di Alfons Rebane, colonnello della Waffen SS. Una scelta che crea imbarazzo a Bruxelles e manda su tutte le furie i governi delle ex repubbliche sovietiche. La vicenda parte dalla Seconda guerra mondiale: il giovane Rebane si arruola volontario nelle divisioni estoni delle SS per combattere contro l’occupazione sovietica. Alla fine della guerra fugge e trova rifugio in Inghilterra. Morirà in Germania nel 1976. Di qui, il dilemma: per le organizzazioni ebraiche e per la Russia, che pagò un tributo altissimo di sangue alla vittoria contro il nazismo, Rebane era colpevole, come dice Evghenij Satanovskij, presidente del Congresso ebraico russo, di «aver permesso lo sterminio degli ebrei in Estonia». Per molti estoni, invece, Rebane è solo un «combattente per la libertà» che si oppose all’occupazione sovietica. La lettura storica di ciò che accadde in Estonia in quegli anni è certo ancora molto dolorosa e controversa. Si sa che gli estoni si divisero per combattere un po’ dovunque, nella Wehrmacht, nelle divisioni delle SS, ma anche nell’esercito finlandese, in quello sovietico, senza contare la resistenza. Si sa anche che quando i tedeschi respinsero le armate sovietiche, nell’estate del 1941, molti collaborarono con entusiasmo, anche macchiandosi di crimini. Aspetti tanto spinosi che, ai tempi del potere sovietico, se ne parlava nelle case solo a mezza bocca: ufficialmente si preferiva tacere. Ecco spiegato, forse, l’atteggiamento del governo di Tallin, che ha sempre evitato di esprimersi sulla vicenda dell’ufficiale Rebane. Resta però il fatto che nel 1999 il governo ha fatto rimpatriare la sua salma, sepolta in Germania, motivando la decisione con ragioni umanitarie: riportare in patria i resti abbandonati in terra straniera. Da quel momento è stato un crescente, a Parnau è stato eretto un monumento in onore delle SS estoni che è già divenuto luogo di pellegrinaggio. Nella stessa città è in allestimento un museo delle divisioni naziste. I cimeli, per ora, si conservano in un appartamento privato, ma l’affluenza dei visitatori è così imponente da richiedere un locale apposito. Ogni anno, nella capitale, viene pure organizzato una parata di veterani estoni delle SS. Ora anche a Alfons Rebane è stato dedicato un monumento. Su terra privata e con fondi privati, è vero. Ma il governo non ha mostrato alcun imbarazzo e alla cerimonia d’inaugurazione era presente, tra gli altri, il deputato Trivimi Veliste. «Così un altro assassino ha il suo monumento» commenta Evghenij Satanovskij. «Dicono che Rebane fosse un buon soldato, ma era un nazista».

Da Il Venerdì di Repubblica, 12 novembre 2004

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