IL VENERDÌ di Repubblica
Processare
i nazisti? Non serve più
L'uomo
che da cinquant'anni insegue i criminali di guerra ne è convinto: portare in
tribunale imputati troppo vecchi è inutile. Anzi, controproducente. Ma allora
la grande caccia è finita? No. Finché vittime e carnefici saranno vivi
di
Andrea Tarquini
Berlino.
Fino a che punto il rigore della giustizia internazionale contro i criminali
nazisti può spingersi a punirli con processi e prigione. anche quando ormai i
carnefici di ieri sono diventati deboli, pacifici vecchietti, piccoli uomini sul
viale del Tramonto della vita? Il dilemma pesa sempre più grave sull'Europa,
suscitato proprio dal caso di Friedrich Engel, il "Boia di Genova"
scovato ad Amburgo dai reporter-detective della tv tedesca e da altre vicende
dello stesso tipo. Engel, Priebke, Lehnigk-Emden, "Misha" Seifert, e
tanti altri ex zelanti servitori di Hitler sono oggi, agli occhi dei grande
pubblico, canuti e innocui anziani, le loro sembianze passate di lucidi,
spietati assassini sono irriconoscibili. sbiadiscono nel tempo e nella memoria
collettiva. Ma può la legge rinunciare a processarli? Il "Venerdì"
lo ha chiesto a Simon Wiesenthal, il più celebre e implacabile cacciatore di
nazisti di tutto il mondo. e ha colto da lui risposte sorprendenti. Nel piccolo
ufficio del "Centro di documentazione ebraica" a Vienna, dove da mezzo
secolo Wiesenthal guida e aiuta inchieste in tutto il mondo per ricercare
architetti ed esecutori della follia nazista ancora liberi, il grande
interrogativo ha fatto breccia. Per la prima volta, l'uomo che ha passato mezzo
secolo a non lasciar dormire sonni tranquilli ai criminali hitleriani scampati a
Norimberga enuncia riserve. Ascoltiamo il grande giustiziere:
Signor Wiesenthal, il governo tedesco sostiene che è troppo tardi per arrestare e processare Friedrich Engel. Afferma, sostenuto a quanto sembra da gran parte dell'opinione pubblica, che l'ex capo delle Ss a Genova e un vecchio, e che la sua età avanzata pone un problema alla giustizia. Lei è d'accordo?
"Guardi,
prima di tutto i crimini di guerra tedeschi contro gli italiani sono cominciati
solo nel 1944. Da allora al completamento del ritiro tedesco dall'Italia il
periodo è relativamente breve. E quanto accadde non è sempre perfettamente
conosciuto e provato. Anche per gli italiani non è sempre stato facile
raccogliere documentazione adeguata sulle atrocità compiute nel loro paese dai
tedeschi e su quali fossero in ciascun caso i responsabili. Nelle ricerche sui
crimini nazisti in Italia abbiamo incontrato difficoltà. L'Italia è stata a
lungo alleata dei nazisti, e solo dopo ne è diventata vittima. E' una
situazione diversa e più difficile di quella di paesi come la Francia o la
Polonia, che hanno affrontato e subìto l'occupazione tedesca fin dalla fase
iniziale della seconda guerra mondiale".
Il caso Engel però sembra piuttosto chiaro e ben delineato, non le pare?
"Prima
delle polemiche di queste settimane, Engel non era così conosciuto come altri
nazisti. In diversi resoconti sull'occupazione tedesca in Italia non si parla dì
lui".
Eppure
è stato condannato a Torino nel 1998 da un tribunale militare...
"Gli
italiani non avevano poi moltissimi testimoni, ma volevano quella condanna.
Sentenze in contumacia come quella pronunciata allora a carico di Engel però
non hanno avuto né hanno un effetto pratico. Nonostante le recenti modifiche,
la sìtuazione giuridica è tale da non consentire ai tedeschi di estradare i
loro cittadini. Tocca alla Germania procedere contro di lui. E i tedeschi temono
che il materiale a carico di Engel proveniente dall'Italia non basti a
condannarlo. Il dubbio dunque si fa strada: devono processarlo per poi
assolverlo per insufficienza di prove? Il problema è sempre questo con i crimìni
nazisti in Italia. Il caso della Francia è diverso: quattro anni d'occupazione
hanno lasciato molte più prove".
Non
rischia di minimizzare i crimini nazisti in Italia?
"No,
non nego affatto che ne abbiano compiuti, eccome. Anche perché i tedeschi erano
il primo nemico delle operazioni militari dei partigiani italiani".
Nel
caso Engel i testimoni a suo carico non mancano...
"Engel
ha anche ammesso tutto, almeno per un massacro. Ma le direttive per gli
occupanti tedeschi erano indipendenti da gente come Engel, venivano da Berlino.
Imponevano la rappresaglia con l'assassinio di dieci persone per ogni tedesco
ucciso in azioni dei partigiani. E ricordi il processo contro Priebke per le
Fosse Ardeatine: la condanna fu pronunciata solo per quei pochi ostaggi in più
uccisi rispetto alla proporzione dieci a uno. Se non fosse stato per queste
vittime non ci sarebbe stato il processo".
Non le sembra che le autorità tedesche mostrino o abbiano mostrato
comprensione per i tanti nazisti come Engel che hanno vissuto liberi per decenni
in patria?
"I
tedeschi sono stanchi dei tribunali. Mi capisce? Se hanno prove certe al cento
per cento si muovono senza esitare. Ma se hanno una situazione impugnabile,
testimonianze vecchie di mezzo secolo e i cui testimoni sono morti o troppo
pochi. è diverso. E quando si leggono in tribunale testimonianze lasciate da
persone scomparse, come si dice in tedesco "lepecore si
addormentano"".
Troppo
spesso però i reati dei nazisti sono stati dichiarati caduti in prescrizione in
Germania ...
"Ma
non c'è una prescrizione generale. I tedeschi sanno che il resto dei mondo non
lo accetterebbe. Spesso hanno anzi prolungato il periodo di punibilità di quei
delitti, allontanando di cinque o dieci anni la scadenza della prescrizione per
poter continuare a procedere. Negli anni Sessanta hanno celebrato grandi
processi".
Con
il caso Engel però emerge, forte, la richiesta di pietà o pena per la
vecchiaia degli ex carnefici. Che ne dice?
"Senta,
io ho contribuito ad alcune note istruttorie contro criminali nazisti. Alcuni di
loro avevano passato gli ottant'anni. Erano curvi, canuti vecchietti, non più
spavaldi e spietati ufficiali nazisti con l'uniforme nera. In quei casi tutta la
simpatia del pubblico - non solo in Germania - andava al vecchio portato alla
sbarra, gli avvocati della pubblica accusa ricevevano lettere di protesta contro
il processo, e ho visto persino il caso di giovani che non erano mai stati
nazisti, eppure lanciavano dibattiti e chiedevano con pubblici appelli di
"lasciare che quel vecchio muoia in pace". Adesso prendiamo il caso
Engel: ha 92 anni. Spesso quando un imputato è così anziano i tribunali
decidono udienze al ritmo di non più di un'ora alla settimana per non
affaticare l'imputato e non nuocere alla sua salute. Piaccia o no è così:
viviamo in Stati di diritto, le cui garanzie sono valide anche per gli ex
nazisti. Allora dico: di processi del genere è meglio non celebrarne. Alla fine
non ne viene fuori nulla".
Quindi
la giustizia ha le mani legate dalla vecchiaia dei criminali?
"La
legge dice che in caso di omicidio o altro reato grave la giustizia deve
muoversi. Ma io credo che questo non sia sempre vero. Alla fine la pietà per
l'imputato può influenzare tutti".
Ma
la pietà per la vecchiaia dei nazisti non rischia di fare strada allo "Schlussstrch",
a chiudere la fase della memoria viva e vigile e della giustizia severa per
fretta tedesca di voltare pagina?
"Voltare la pagina del passato sarà possibile solo quando nessun carnefice e nessuna vittima sarà più in vita. Non prima".
I
conti con la storia - Ex-nazisti:
quattro catturati, due ancora liberi
Adolf
Eichmann Era
lui il supervisore del vasto apparato che ha portato a termine l'Olocausto
nazista. Eichmann, catturato dagli agenti segreti israeliani in Argentina nel
1960, venne trasferito segretamente in Israele, giudicato a Gerusalemme e
impiccato nel 1962. E' stata l'unica volta in cui lo Stato di Israele ha
applicato la pena capitale.
Michael
Seifert Michael
Seifert, ufficiale nazista più noto come il "boia di Bolzano", è
stato giudicato colpevole nel 2000 dalla magistratura di Verona di nove capi
d'imputazione che vanno dallo stupro all'uccisione dei civili internati nel
campo di prigionia da lui comandato a Bolzano. Ora vive a Vancouver, in Canada.
Le autorità italiane ne hanno chiesto l'estradizione.
Wolfgang
Emdem Wolfgang
Emdem, ufficiale della Wehrmacht nella Seconda guerra mondiale, ordinò il 13
ottobre 1943 il massacro di 22 fra donne e bambini a Caiazzo in provincia di
Caserta. Giudicato e condannato all'ergastolo dalla Tribunale militare di Santa
Maria Capua Vetere nel 1994, vive a Coblenza dove si occupa delle feste
cittadine. Prima della condanna passava le vacanze in Romagna.
Herbert
Kappler Il 20
luglio 1948 il Tribunale militare di Roma condanna all'ergastolo Herbert Kappler
per la strage delle Fosse Ardeatine a Roma. Il 19 dicembre 1953 la sentenza
diventa definitiva. Kappler evade aiutato dalla moglie dall'ospedale militare
del Celio, a Roma, il 15 agosto 1977 e muore l'anno dopo a Saltau, in Germania.
Erich
Priebke Il 7
marzo 1998 la Corte d'Appello militare di Roma condanna all'ergastolo il
maggiore Erich Priebke (estradato dall'Argentina dove si era rifugiato) e Karl
Hass, ritenuti colpevoli di omicidio plurimo per l'eccidio delle Fosse Ardeatine
(24 marzo 1944, 335 morti). La sentenza è poi diventata definitiva nel dicembre
1998.
Walter Reder Il 31 ottobre 1951 il Tribunale militare di Bologna condanna all'ergastolo l'ex maggiore delle Ss Walter Reder, colpevole della strage di Marzabotto (Bologna, 29 settembre - 3 ottobre 1944, 1830 morti), una feroce rappresaglia per le azioni dei partigiani. Reder sarà liberato il 24 gennaio 1985 e morirà a Vienna il 2 maggio 1991.
Dossier
aperti
Che
fine ha fatto la belva più spietata di Auschwitz? E' morto o vive ancora in
Brasile? Mentre è certo che Alois Brunner si trova a Damasco
Il
mistero del dottor Mengele
Il
mistero per tutti i cacciatori di nazisti da decenni è la sorte del dottor
Josef Mengele. Mengele, nato nel 1911, aderì al nazismo nel 1937 dopo gli studi
in filosofia e medicina. Nel 1942 fu ferito sul fronte russo e fu dichiarato
inabile al servizio. L'anno seguente, fece domanda di assegnazione ai campi di
sterminio e fu mandato ad Auschwitz. Mengele cominciò le sue ricerche sui
gemelli, e setacciava ogni convoglio in arrivo alla ricerca di questi soggetti;
essi sfuggivano al gas ma divenivano l'oggetto di orrendi esperimenti cui molti
non sopravvissero. Mengele fece uccidere parecchi dei suoi soggetti per poterli
sezionare, oppure se ne liberava quando s'indebolivano. Dalla fine della Seconda
guerra mondiale i servizi segreti israeliani gli hanno dato la caccia in tutto
il mondo, sembra abbia trovato rifugio in Brasile. Nessuno è in grado di dire
se sia ancora vivo. Più volte negli ultimi vent'anni è stato annunciato il
ritrovamento del suo cadavere, ma non si e mai avuta la certezza che fosse
proprio quello dell'aguzzino di Auschwitz. Alois Brunner, braccio destro di
Eichmann, vive attualmente in Siria sotto il nome di Georg Fisher, dove si è
rifugiato dopo la guerra e qui ha attivamente collaborato per l'organizzazione
dei servizio segreto di Damasco. Brunner, già condannato a morte per crimini
contro l'umanità in Francia dopo la guerra per la deportazione di migliaia di
civili nei campi di sterminio, ha oggi 89 anni. Due attentati con lettere bomba
nel (1961 e nel 1980) lo hanno privato di un occhio e di una mano.
"Il
Venerdì" di Repubblica - 2001