l'Unità
10
gennaio 2006
- «Evitato uno scempio». Ritirata la legge che
equipara Salò alla Resistenza
di red
Forse
si sono vergognati anche loro, forse hanno pensato che riscrivere la storia
d’Italia va bene, ma non a ridosso delle elezioni. La maggioranza ha accettato
di depennare dall’ordine dei lavori del Senato il provvedimento che riconosce
ai repubblichini di Salò lo status di militari belligeranti. Equiparandoli, per
legge, a quanti combatterono per la libertà. Hanno vinto dunque i tanti,
parlamentari, amministratori locali, e associazioni combattentistiche, che in
questi giorni avevano protestato contro l’iniziativa sponsorizzata in primo
luogo da An. «La proposta legislativa è caduta- ha riferito al termine della
riunione dei capigruppo il presidente dei senatori diessini Gavino Angius .
Questa è una notizia positiva, spero e mi auguro che concluderemo la
legislatura senza questo scempio, che qualcuno aveva intenzione di proporre,
preservando così l'atto di nascita della nostra Repubblica democratica. È un
fatto importante e significativo». «Ritengo che toglierlo dal calendario sia
stato opportuno – riconosce il vicepresidente dei senatori di Forza Italia,
Lucio Malan - faceva parte della ”scrematura” che si doveva fare sul
calendario disposta nella precedente Capigruppo. Questo provvedimento quanto
meno non è urgente».
30
dicembre 2005 - Regalo di fine legislatura: Salò come la Resistenza
di red
Resta
solo un mese a questa legislatura. Troppo poco per fare molte cose utili. Quanto
basta per temere di veder approvata un’altra legge vergogna. Non sono in gioco
gli interessi del premier, questa volta, ma quella smania di riscrivere la
storia d’Italia che anima troppo spesso lui stesso e i suoi alleati.
Nonostante mesi di polemiche, l’11 gennaio approderà in aula al Senato il
provvedimento che riconosce ai repubblichini di Salò lo status di militari
belligeranti. Equiparandoli, per legge, a quanti combatterono per la libertà.
Il voto finale è già previsto per il 16 gennaio, in tempo per regalare una
nota di revanchismo storico alla campagna elettorale. Non in tempo,
fortunatamente, per arrivare all’approvazione finale della Camera. «Trovo
aberrante che la maggioranza del Senato abbia voluto iscrivere all'ordine del
giorno dell'Aula per i primi di gennaio la proposta vergognosa di equiparare i
reduci di Salò ai partigiani che contribuirono a liberare l'Italia
dall'occupazione tedesca e dalla dittatura fascista», afferma il senatore Ds
Walter Vitali. Ma «evidentemente si prosegue nel voler marchiare questa
legislatura con l'infamia di un provvedimento del genere approvato anche in un
solo ramo del Parlamento come pericoloso precedente per il futuro». Armando
Cossutta, presidente dei Comunisti italiani, incita l’Unione ad impedire «l'ultimo
oltraggio».
14
febbraio 2005 - La loro legge: SS uguali ai
partigiani
di Wladimiro
Settimelli
Sì,
anche le Ss italiane che operarono direttamente al comando dei nazisti negli
ultimi mesi di vita della Rsi, se passerà il progetto di legge presentato da
Alleanza nazionale e ora all’esame del Senato, potrebbero essere ritenute «cobelligeranti».
Insomma, essere equiparati ai partigiani e ai combattenti della libertà. Tale
onore non toccherebbe, dunque, soltanto alla Guardia nazionale repubblicana,
alle camicie nere della «Muti» e ai membri delle varie bande di torturatori e
di assassini che operarono, prima della Liberazione, a Roma, a Firenze, a Milano
e a Torino. Tra loro, come sta scritto in tutti i testi di storia, c’erano gli
uomini di Bardi , Pollastrini e Pietro Kock per quanto riguarda Roma o agli
uomini del maggiore Mario Carità per Firenze.
Legittimi
combattenti
Ma
quello che più colpisce, appunto, è la eventuale possibilità che persino gli
ancora vivi delle «Ss» italiane, vengano considerati e riconosciuti legittimi
combattenti. Insomma, se il progetto di legge è assurdo e inaccettabile per i
«repubblichini», mette in ansia e riempie di angoscia l’eventualità che la
stessa situazione venga persino applicata a coloro che servirono direttamente
agli ordini di Hitler. Gli arruolamenti nelle «Ss» avvennero previo diretto e
inequivocabile accordo tra il governo di Salò e lo stato maggiore delle «Ss»
a Berlino. Dunque, gli italiani arruolati nel «corpo scelto» del nazismo, un
corpo «arianissimo» al servizio dei Reich, un corpo responsabili di sterminii
impensabili e gestore anche dei campi di concentramento, a tutti gli effetti
erano anche soldati di Salò. Certo, il loro trattamento, dal punto di vista
economico, da quello dell’armamento e della vita nelle caserme era
completamente diverso dagli altri arruolati e questo suscitò proteste e gelosie
tra gli stessi fascisti. Anche le «Ss» italiane, ovviamente, furono considerate
formazioni d’elite e un corpo armato del tutto particolare. Intanto, sottratto
allo stato maggiore italiano, ai vari gerarchi come Ricci e Pavolini e allo
stesso Mussolini.
Arruolatevi!
L’arruolamento, si svolse in maniera rapidissima, perfino nei campi di
prigionia italiani in Germania. È dunque chiaro che alcuni si arruolarono solo
per tornare in Italia. Altri, successivamente, si unirono alle formazioni
partigiane portando via dalle caserme tutto quanto potevano. Altri ancora, i
peggiori, valutarono attentamente il fatto che, in Italia, e nelle zone sotto
controllo fascista, con la divisa delle «Ss» addosso, era possibile
spadroneggiare, rubare, torturare, senza doverne rispondere direttamente ai
comandi italiani. Molti altri si arruolarono per poter servire fino alla fine il
potere di Hitler, con il «rigore» tipicamente nazista e la insindacabilità
concessa alle «Ss» anche sul suolo italiano. Le «Ss» nostrane raggiunsero,
ben presto, la forza di alcuni battaglioni ed erano, dunque, diverse centinaia.
Per quali operazioni vennero usati gli uomini? Ovviamente per rastrellare e
catturare i partigiani, gli antifascisti o i giovani che si erano rifiutati di
presentarsi per il servizio di leva. È inutile aggiungere che parteciparono ad
alcuni terribili massacri e che si distinsero nell’incendiare paesi e
paesetti. Quando si trattava di deportare la popolazione civile, in pratica si
«nascondevano» sotto la divisa nazista evitando persino di parlare in italiano
per non farsi riconoscere. Così capitò spesso che certe stragi e certi
rastrellamenti apparvero come opera dei soli soldati tedeschi. Nell’«armadio
della vergogna» e nel corso delle indagini su certe stragi terrificanti in
Emilia, Toscana, Piemonte e in Liguria, pare siano apparsi, nel dopoguerra, i
nomi di alcune compagnie di «Ss» italiane.
Scartoffie.
Naturalmente, quei nomi sono sempre rimasti sepolti sotto le scartoffie e
nessuno di quei personaggi, per ora, è stato chiamato a rispondere del proprio
operato. Molti di loro, alla fine della guerra, partirono per il Sud America.
Ora, con la proposta di legge di Alleanza nazionale, anche loro potrebbero
diventare come i partigiani e gli altri combattenti della libertà. Per questo,
martedì, nell’immediato pomeriggio, proprio al Senato, i rappresentanti delle
Associazioni partigiane e della Resistenza, dei perseguitati politici, dei
deportati nei campo di sterminio, della Federazione dei combattenti per la
libertà, delle Associazioni ebraiche, terranno una conferenza stampa. Saranno
presenti anche l’ex presidente della Repubblica Scalfaro e il partigiano
Vassalli. Non mancheranno anche alcune famosissime medaglie d’oro della
Resistenza.
Da l'Unità, per gentile concessione