l'Unità
Arrestato
David Irving, lo storico negazionista dell'Olocausto
di red
Si
stava recando a una raduno di un'associazione politica goliardica viennese ed è
finito in carcere, David Irving, lo storico revisionista britannico conosciuto
per le sue tesi negazioniste nei confronti dell’Olocausto. Il mandato di
cattura era stato emesso nel lontano 1989, con l’accusa di apologia del
nazismo. È uno di quei casi in
cui la giustizia arriva tardi, ma arriva anche per gli storici, costretti ad
entrare in tribunale per le loro opinioni, se queste costituiscono una mancanza
di rispetto e una violazione della memoria storica. Irving è famoso soprattutto
per le sue tesi bizzarre e paradossali elaborate sul nazismo. In particolare,
nelle sue opere sottopone la dimensione numerica della Shoah, l'Olocausto, a un
drastico ridimensionamento; attribuisce la responsabilità della seconda guerra
mondiale alla Gran Bretagna e non alla Germania; nega che sia stata di Hitler la
decisione della "soluzione finale" dello sterminio degli ebrei. Le sue
tesi raggiunsero posizioni davvero estreme negli anni Ottanta quando lo storico
arrivò a negare la presenza di camere a gas ad Auschwitz. Per questo è fu
tacciato di negazionismo, razzismo e antisemitismo da una storica americana,
Deborah Lispadt. Contro di lei, Irving intentò addirittura un processo, che è
divenuto un caso giornalistico sulla libertà di opinione e che si è concluso
con la sconfitta di Irving. Qualcuno disse che con quel processo «il tribunale
gli tolse la patente di storico». Ora un altro tribunale fa giustizia alla
memoria delle vittime dei campi di sterminio, mettendolo in carcere
Da l'Unità, 17 novembre 2005, per gentile concessione