l'Unità
La
memoria del mondo
di Furio
Colombo
I
lettori ricorderanno che quando ho presentato in Parlamento la proposta di legge
sul Giorno della Memoria, ho risposto alle molte obiezioni di chi intendeva
evocare altri delitti, altri crimini accaduti in quegli stessi anni in una
Europa martoriata da nazismo e fascismo, ricordando che verso la Shoah c’era -
nel nostro Paese - un triste e speciale vincolo. Shoah non è soltanto la
memoria di un immenso e meticoloso progetto di genocidio di tutto un popolo in
tutta Europa. È memoria di un delitto italiano. Italiane sono le leggi razziali
(tra le peggiori d’Europa). Italiane sono le firme di Mussolini e del re.
Vittorio Emanuele di Savoia è stato il solo monarca d’Europa a firmare leggi
di persecuzione contro i suoi cittadini. Italiani erano i 355 deputati che hanno
approvato senza una sola obiezione le leggi razziali inneggiando al duce. La
legge che istituisce il Giorno della memoria italiano è stata approvata - è
giusto ricordalo - all’unanimità, forse l’unica legge unanime della
tredicesima legislatura. Il Giorno della Memoria è, come ormai tutti sanno, il
27 gennaio, in ricordo dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz da parte
dei soldati sovietici che avanzavano in Polonia. In quel momento il mondo ha
cominciato a sapere che cosa è un campo di sterminio, a quali crimini
spaventosi portano leggi di persecuzione come quelle tedesche, quelle italiane e
quelle dei regimi fantocci fascisti nei paesi occupati da tedeschi e italiani.
Da ieri lo stesso giorno, 27 gennaio, è diventato il Giorno della Memoria del
mondo. Lo hanno deciso e dichiarato le Nazioni Unite. Non è una iniziativa di
poca importanza, non in questi giorni, mentre il presidente di un Paese potente
come l’Iran afferma di voler cancellare dalla mappe del mondo Israele,
divenuto, per volontà dell’Onu, patria degli Ebrei dopo lo sterminio. Occorre
ricordare che, per anni, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva votato
e mantenuto a lungo in vigore una risoluzione che equiparava il sionismo (è
stato il nome del movimento che negli ultimi due secoli ha dato vita al sogno di
una terra per un popolo in esilio, proprio come il Risorgimento è stato il
sogno di una patria per gli italiani) al razzismo, dunque al nazismo e al
fascismo. Non può che essere motivo di orgoglio, per chi ha proposto e per chi
ha votato la legge italiana che il 27 gennaio sia adesso, per decisione
dell’ONU, il Giorno della Memoria nel mondo. Serve anche come risposta a
coloro che - dopo quel voto unanime italiano - hanno cercato di disperdere il
senso di quel giorno circondandolo di pretesti per non parlare della
persecuzione fascista. Ora che ci sostiene la memoria del mondo, questa è forse
l’occasione giusta per far notare ancora una volta che il Giorno della Memoria
non è una data per gli Ebrei, che non possono dimenticare. È una giornata
dedicata a impedire che si disperda il senso di come si formano e diventano
grandi, minacciose, mortali le persecuzioni in nome di ideologia, cultura e
religione. È un misto di ragioni abiette che è bene riconoscere per non
ripetere.
Da l'Unità, 1 novembre 2005, per gentile concessione