l'Unità
«Waffen
Ss» e «ragazzi di Salò», macabra alleanza
di Wladimiro
Settimelli
Una
specie di infame e sanguinaria legione straniera al servizio del Terzo Reich.
Questo sono state, in tutta Europa, le quaranta divisioni di «Waffen Ss» che
hanno combattuto fino alla fine per difendere Hitler e Mussolini. Sì, perché
anche in Italia le «Ss» formarono un loro gruppo di combattimento, fino a
raggiungere il numero di quindicimila. Molti di quei ragazzi italiani erano
stati reclutati nei campi di internamento. Alcuni di loro non esiteranno, ad un
certo momento, a scegliere persino di andare in montagna con i combattenti della
libertà. Come tutti gli altri, anche le «Ss» italiane furono unicamente
utilizzate in funzione antipartigiana e per i rastrellamenti delle popolazioni
civili. La storia delle «Waffen» è molto diversa da quella delle «Ss»
d’origine. Queste, furono costituite nei giorni della presa del potere da
parte di Hitler. Era una guardia personale pronta a tutto. «Ss» è
l’acronimo di «Schutzstaffen» che vuol dire semplicemente «squadre di
protezione». Le «Ss», nel mondo del nazismo, divennero subito un corpo
speciale addetto alle peggiori nefandezze, anche all’interno della stesso
partito nazionalsocialista. Furono le «Ss» di Himmler ad eseguire senza battere
ciglio il massacro degli uomini delle «Sa», le «squadre di azione» di Rhom,
in una notte diventata poi, nella letteratura e nel cinema, la celeberrima «notte
dei lunghi coltelli». Le «Sa» non erano più controllabili e combinavano
guai. Un po’ come gli squadristi di Farinacci negli anni ‘20, da noi. Per
questo Hitler ordinò alle «Ss» di passare rapidamente all’azione e
liquidare il problema. Così avvenne. Per arruolarsi nelle «Ss», il regime
chiedeva la assoluta «purezza ariana» e tutto avveniva in mezzo a vere e
proprie cerimonie di iniziazione che avevano anche precisi agganci con il mondo
dell’esoterismo. È noto che i «guerrieri» di Hitler non potevano neanche
sposarsi senza ordini precisi. Alla fine, i capi, cominciarono anche a scegliere
le mogli che dovevano essere «ariane purissime», alte, bionde e con gli occhi
azzurri. Gli uomini in divisa nera e le donne loro assegnate, dovevano, ad ogni
costo, creare dal nulla una razza «nuova e superiore». Gli assurdi «accoppiamenti»
su ordinazione, avvenivano in appositi castelli o «luoghi d’incontro». Non
ottennero grandi risultati. Se queste erano le «Ss» d’origine, con il
precipitare della situazione militare, accadde qualcosa di incredibile: le «Ss»
furono costrette ad aprire a tanti altri l’accesso a quel corpo sanguinario,
«mistico» ed esclusivo. Insomma, il rigore nelle scelte, dovette cedere al
totale compromesso. Così, in ogni paese occupato d’Europa, gli strateghi
nazisti dovettero arruolare le «Ss» che divennero le «Waffen Ss». Cioè
truppe combattenti inquadrate nella «Wehrmacht», anche se direttamente
dipendenti da Himmler, con forze corazzate, aerei e ancora incarichi speciali.
Prima di tutto, la difesa dalla guerra partigiana,il controllo delle popolazioni
civili e la deportazione degli ebrei. Nascono così, intorno al 1943 e dopo le
prime grandi sconfitte naziste, le «Waffen Ss» musulmane con 30 mila uomini;
quelle croate con 18 mila; quelle serbe con 21 mila uomini; quelle romene con 54
mila uomini; quelle ungheresi, polacche, quelle slovacche, danesi, norvegesi,
belghe, vallone, boeme, francesi, italiane, russe, indiane e persino arabe delle
zone intorno a Gerusalemme. In particolare furono arruolate nelle «Ss», truppe
cosacche ostili al regime sovietico, truppe che poi finirono nel nostro Friuli a
incendiare, uccidere e massacrare. Tutte le «Waffen Ss», avevano prestato
direttamente un giuramento a Hitler. Anche quelle italiane, dopo uno specifico
accordo tra Berlino e Salò. L’arruolamento, da noi, era stato promosso dal
fascistissimo ispettore Pietro Mannelli. Gli italiani, saranno poi comandati
direttamente dal generale nazista Peter Hansen Tschimpke. Gruppo di «Ss»
italiane hanno quasi sicuramente partecipato alle stragi di Marzabotto, di
Sant’Anna di Stazzema, di Bardine e di tutta una serie di località del Nord.
Le «Ss» italiane, ritirandosi insieme ai «camerati» tedeschi sotto
l’incalzare degli alleati e dei partigiani, si lasciarono alle spalle una
lunga scia di sangue e di orrore. Le «Waffen Ss» francesi che hanno deciso di
incontrarsi con i reduci di Salò, in Piemonte e con i pericolosi ragazzi che ne
vogliono «continuare gli ideali», appartengono alla «Ss Charlemagne».
L’Unità francese, mentre intorno al bunker di Hitler dilagavano i soldati
dell’Armata rossa, si batterono con testardaggine e determinazione anche se
inutilmente. Erano al comando del brigadefhhrer Krugenberg che non esitò un
istante a mandarli al macello. I nazisti francesi furono sterminati quasi al
completo, ma riuscirono a distruggere molti carri armati sovietici. Al processo
di Norimberga,tutte le unità delle «Ss» vennero dichiarate «criminali».
Erano state proprio unità «Waffen», ad organizzare e portare a termine le
stragi di Oradur, di Lidice e quelle, in Urss, di Baby Yar, nei dintorni di
Mosca e di Stalingrado. Ebrei e partigiani, appena catturati, venivano
interrogati, torturati e infine impiccati o massacrati sul posto, sul bordo di
fosse comuni, fatte scavare direttamente dalle povere vittime. E in Italia?
Secondo calcoli degli ultimi tempi, i massacrati nel corso di rappresaglie
naziste (quasi sempre portati a termine proprio dalle «Waffen Ss»), sarebbero
una cifra terribile: quindicimila. Di cinquemila non si saprebbe assolutamente
nulla: niente nomi e cognomi, niente notizie dettagliate, niente indirizzi o
identificazione possibile.
Da l'Unità, 18 aprile 2005, per gentile concessione