PER NON CONTINUARE A UCCIDERE
Da un pellegrinaggio nei campi di sterminio nazisti (Maggio
1979)
di P. DAVIDE M. TUROLDO
E
dopo l'augurio, eccovi ora il segno di un'esperienza che per me è stata la più
torte da anni; un'esperienza che vorrei fosse di tutti, specialmente
dei giovani: di questi giovani che - sia pure senza loro colpa - non sanno nulla! Sono stato
una settimana in visita ai campi di sterminio nazisti. Li avevo già visti nel
'45, quando ero andato a raccogliere i pochi sopravvissuti a quegli inferni. Vi
dico che credevo di avere capito, invece non avevo capito niente. E niente è
quello che sappiamo, di fronte a quello che è avvenuto: non c'è nessuna
immaginazione che possa raggiungere quella nerissima realtà. Cosa e come è
potuto succedere? Eppure tutto questo è avvenuto sotto i nostri occhi, tutto
questo ha attraversato la nostra esistenza. Dodici milioni di uccisi da Dachau a Mauthausen a
Auschwitz a Treblinka...
Al di là di una partecipazione difficile e drammatica, oltre il tumulto dei
sentimenti, devo purtroppo ricordare qualcosa anche di amaro. A lungo penserò
a una madre che mi ha fatto vedere la foto di suo figlio cremato nel forno di Gusen,
cui
qualcuno aveva cavato gli occhi con qualche cacciavite; e questa
madre che mi dice, con voce da romperti il cuore: "Vedi come continuano
ad uccidermelo". È il pensiero che mi ha suggerito la preghiera che poi ho
detto a nome di tutti. Mauthausen, a conclusione del nostro pellegrinaggio. Il
più santo di tutti i pellegrinaggi. E il più urgente, da fare da parte di
tutti. Perché c'è solo una possibilità affinché non si ripeta quanto è
avvenuto: ricordare e capire: far ricordare e far capire. Per me è stata una
settimana di esercizi spirituali. Tanto più che a conforto, a Mauthausen, ho
visto la vera Europa: nonostante tutto. Ho visto forse la sola Europa possibile,
quella della solidarietà dei sopravvissuti. Ho visto gli iugoslavi portare
ghirlande al monumento dei russi; russi e iugoslavi portare ghirlande sul
monumento dei tedeschi e degli italiani e degli spagnoli; ho visto italiani
spagnoli e tedeschi portare ghirlande sul monumento dei cecoslovacchi, dei
polacchi, dei bulgari; e così ebrei e francesi e rumeni intrecciarsi in
silenzio, tutti con ghirlande, inchinarsi sui monumenti gli uni degli altri.
Questa è la sola Europa in cui credo; come dicevo, forse la sola possibile. Ma
fino a quando dureranno questi ricordi e sopravvivrà questa memoria? A Gusen il
campo è un immondezzaio. Sulla famosa porta in ferro battuto che tutti
conosciamo, dove era scritto "Arbeit macht frei" ora è scritto "Champignon farme" E la coltivazione
dei funghi avviene dentro la baracca n.16, riverniciata, la stessa dove
agonizzarono i nostri fratelli. Perché solo di italiani, a Gusen, ne sono
morti 11.000 ... . Dio della vita, Padre di tutte le creature, nel nome del tuo
Figlio, immagine di ogni innocente che muore da sempre, mistero di ogni passione
e di ogni agonia, che continua da sempre perché sorga finalmente una
umanità libera e pacifica; nel nome della Vergine Madre, immagine di ogni madre
che ha un figlio ucciso per la causa dell'uomo, noi oggi, da questa collina che
è stato uno dei troppi Calvari dell'Europa, ti vogliamo pregare con la voce di
tutti i nostri morti. Sono voci di migliaia e migliaia di morti, di milioni di
morti di ogni popolo, lingua e nazione,
innumerevoli come i segnali dell'Apocalisse: tutti convocati intorno
all'Agnello, segnati come lui con il sangue del martirio. Noi ti chiediamo, o
Dio, che le loro voci, serene pur nel pianto e nello strazio degli affetti,
fiduciose di un avvenire radioso di dignità e di rispetto per tutti,
specialmente per i poveri, pur nell'atrocità infinita di tutte le umiliazioni
subite; ti chiediamo, o Dio, che le loro voci risuonino tanto forte nelle
coscienze di noi e di coloro che vivono ancora quanto è forte ora il silenzio
delle loro morti; un silenzio di morte che si aggiunge a morte,
perché soprattutto ai responsabili delle loro morti tremendamente pesa, più
che piombo, la loro memoria. C'è infatti chi non vuole che siano ricordati; c'è
chi abita e vive, apparentemente tranquillo, sugli spazi delle
loro sofferenze; e ci
sono dei Lager fatti sparire, e altri divenuti perfino immondezzai. Signore, fa
che non continuiamo più a ucciderli; oltre che per loro cui chiediamo
pace, anche per noi, perché sarebbe come decretare la nostra stessa morte, come
affermare alle nuove generazioni che non ci sarebbe più un avvenire per
nessuno. E la loro sorte, qualora non accogliessimo il loro messaggio, potrebbe
segnare l'inizio della fine, essere il segno che è cominciata con loro la
definitiva autodistruzione dell'umanità. È questo che
noi non vogliamo credere, Signore. Perciò ti chiediamo che si sollevi da questi Lager
il
coro immenso delle loro voci, soffocate dal pianto prima, e ora dall'indifferenza di molti, si sollevi a
riempire l'Europa come un vento di primavera. Si sollevino a dire la verità,
specialmente ai giovani; a dire alle nuove generazioni di cosa è stato capace
il nostro tempo; cosa è accaduto sotto i nostri occhi, nel
cuore di questa Europa
che doveva essere cristiana. A dire che per quelle vie non c'è nessun futuro. Questo ti chiediamo,
Signore: che nessuno di queste migliaia di condannati sia morto invano;
che almeno le nuove generazioni siano più fortunate e benedette, e
non commettano i nostri errori. Ti chiediamo che i governi non siano più strumenti di oppressione, di
sfruttamento,
di violenza e di morte. Che cessino tutte le torture e tutte
le deportazioni in ogni parte del mondo; che nessuno torturi più nessuno. Signore,
abbi pietà dell'uomo, perché continuando così siamo prossimi alla follia e alla morte. Signore,
abbi pietà dell'Europa, di questa costellazione di ossari, di Lager e di cattedrali. Che almeno dalle
ceneri dei morti, fuse ora in unità più che il cemento delle nostre
costruzioni orgogliose, sorga quella Europa che loro hanno sognato e nella
sofferenza comune avevano cominciato a realizzare: convinti che se non ci
si ama e non ci si rispetta saremo destinati infallibilmente a scomparire. Che
sorga da questo intrecciarsi di corone un’Europa quale regno dell'uomo; che
sia un segno che la bellezza e l'armonia sono ancora possibili; senza domini
dell'uomo sull'uomo. Perché questo è Cristo e quanto Cristo significa: la
speranza che tutti siano uomini. Ti
chiediamo, Signore, che per tutte le lettere dei condannati a
morte d' Italia e d'Europa, ci sia sempre un destinatario sicuro, pronto a riceverne il messaggio e
a trasmetterlo di generazione in generazione. Così il padre ai figli,
il maestro ai discepoli, i governanti alle nazioni;
i sacerdoti a tutta
l'umanità che abbia ancora una fede. Affinché sorga un mondo e una vita
che loro hanno invocato per noi con il loro sacrificio. E
così non
avvenga mai, mai più ciò che è avvenuto, ciò che purtroppo è potuto
accadere. Per cui, Signore, invochiamo il tuo perdono e
la tua pietà.
Per l’ANED, mia nuova famiglia
David
M. Turoldo