Non solamente il cuore trema
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ma il piede e tutto
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il corpo a varcare quelle porte
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oscilla come di ubriaco:
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agli stipiti la mano
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cerca un appoggio. Non io
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in quest'antro di Milano:
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- un ventre di vite sepolte
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nel tuo cuore, o Milano,
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di figli e fratelli a grappoli
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in turbinio di odi
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e disperazione, e neri
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sogni: a schiere
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di maledetti di benedetti non so
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nel tuo ventre, Milano
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cui un santo dal nome di vittoria
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(vittoria di chi? e di cosa?)
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hai chiamato a custodia e scongiuro,
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non io dico, mi sento di recare
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un soccorso. Loro
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che mi diranno?
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E io, che risponderò?
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Queste sono,
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poeta, le bolge
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di più nero inferno:
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gole aperte quali voragini
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tra idiozia e vendetta. E loro
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giorno e notte
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sotto le lampade al neon
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a franare tra pensiero e pensiero
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lucidi e folli.
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E facce appassite come crisantemi
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su tombe aperte. Così
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volutamente
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con dichiarata ferocia, tutti
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in trincea dietro i cavalli
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di Frisia delle tue sentenze
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o Stato di diritto.
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