Triangolo rosso
Le nostre storie
Una rigorosa biografia di un grande combattente antifascista
Francesco Fausto Nitti: l’uomo che beffò Hitler e Mussolini
B.E.
Pietro Ramella è diventato uno storico quasi per caso. Per alcuni decenni è stato funzionario di un importate istituto di credito e, una volta in pensione, si è laureato in scienze politiche all’Università di Pavia. Nel corso di questi studi si è appassionato di storia e la sua tesi di laurea sulla guerra è stata trasformata in un libro dal titolo “La retirada – Odissea di 500.000 repubblicani spagnoli esuli dopo la guerra civile” (1939-1945). Ha quindi pubblicato il volume “In nome della libertà”, dal diario della guerra di Spagna del comandante garibaldino Aldo Morandi e collaborato assiduamente a riviste d’indirizzo antifascista, tra le quali “Triangolo Rosso”. Ora appare nelle librerie un nuovo lavoro di Pietro Ramella, dedicato alla figura di Francesco Fausto Nitti. È stato proprio nel corso delle sue ricerche sulla guerra di Spagna che l’autore si è appassionato della vita avventurosa di questo antifascista, troppo presto dimenticato nell’Italia di oggi.
Francesco Fausto Nitti, figlio di un pastore evangelico, imbocca decisamente la strada dell’opposizione al fascismo, nel novembre del 1922 quando una spedizione di cinquecento squadristi invade a Roma il villino del suo prozio, l’ex presidente del Consiglio Francesco Fausto Nitti, distruggendolo sotto gli occhi dei poliziotti che avrebbero dovuto proteggere l’abitazione. Per il giovane Nitti, che aveva allora 23 anni, era il segno che il fascismo doveva essere combattuto con ogni mezzo per riportare la democrazia in Italia. Da quel momento la vita di Francesco Fausto Nitti è quella di un antifascista, perseguitato dal regime di Mussolini. Condannato nel 1926 a 5 anni di confino “per aver svolto opera sovversiva contro gli ordinamenti dello Stato” e per “avere manifestato più volte il proposito di abbattere con la violenza questi ordinamenti”, viene rinchiuso nell’isola di Lampedusa prima e quindi a Lipari. Qui tenta una prima volta la fuga rubando una barca assieme a Giobatta Domaschi, Giovan Battista Canepa (che sarà poi garibaldino di Spagna e il comandante partigiano “Marzo” nella sua Liguria) Alfredo Michelangioli e Mario Magri, trucidato alle Fosse Ardeatine, ma vengono catturati e percossi. Questo fallimento non abbatte il giovane Nitti, ma lo stimola nella ricerca di nuove possibilità di fuga. Fallisce anche un tentativo compiuto con un motoscafo assieme a Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Giacchino Dolci. Nel luglio del 1929 una nuova fuga finalmente riesce: un motoscafo con alla guida Italo Oxilia si accosta di notte all’isola, prende a bordo Nitti, Lussu, Rosselli e Paolo Fabbri, un socialista di Conselice e dopo una fortunosa navigazione raggiunge la Tunisia. Nitti torna così libero, si reca in Francia e riprende dall’esilio la sua lotta contro in fascismo.
In Spagna a combattere, poi in Francia tra le file del Maquis
L’alzamiento del generale Franco contro il legittimo governo di Madrid lo coglie a Pégueux e Nitti sente come suo dovere correre in difesa della repubblica spagnola. Sul finire del 1936 è già in Spagna, dove combatte con i repubblicani fino alla sconfitta per passare quindi in Francia. Sono forse questi i capitoli più interessanti del libro di Ramella, acuto studioso della guerra di Spagna e della retirada. Anche questa sconfitta non piega la volontà antifascista di Francesco Fausto Nitti. Ramella descrive ancora la sua deportazione in Germania, la sua nuova fuga per raggiungere la Resistenza francese che lo vede impegnato nei Maquis dell’Haut Marne e quindi, finalmente, il ritorno in Italia nell’estate del 1945. L’impegno politico di Francesco Fausto Nitti non termina con la caduta del fascismo. Il governo Parri gli assegna un alto ruolo prima nel ministero per l’Assistenza post-bellica e quindi nel ministero del Lavoro. Nello stesso periodo viene eletto al Consiglio comunale di Roma nella lista di sinistra “Blocco del Popolo”, partecipa alle elezioni del 1948 nel Fronte democratico popolare, fa parte della direzione del Psi, è vice presidente dell’Anpi e per quasi 20 anni lavora all’Inca-Cgil. Francesco Fausto Nitti muore a Roma il 28 maggio 1974, il giorno stesso della strage fascista di Brescia, compiuta dagli epigoni di un regime che lui aveva per tutta la vita combattuto. Pietro Ramella illustra nel suo libro la figura di un democratico la cui vita dovrebbe essere di insegnamento per le giovani generazioni e per tutti coloro che hanno a cuore la democrazia nel nostro paese, conquistata attraverso l’impegno e il sacrificio di uomini come Francesco Fausto Nitti.
Triangolo Rosso, giugno/settembre 2007