Triangolo rosso
Il tribunale militare di sorveglianza gli aveva concesso di recarsi al lavoro
Il Paese indignato nel vedere Priebke libero, sfrecciare in motorino per le vie di Roma
La decisione del giugno scorso del Tribunale militare di sorveglianza di consentire all'ex capitano delle SS Erich Priebke, condannato all'ergastolo e agli arresti domiciliari a causa della tarda età (93 anni), di recarsi al lavoro presso lo studio del suo avvocato, ha provocato una forte indignazione nel Paese. (La decisione è poi rientrata perché Priebke non ha seguito le rigorose indicazioni fissate dal tribunale).
Il corrispondente da Berlino di "Repubblica", Andrea Tarquini, ha intervistato Efraim Zuroff, l'erede di Simon Wiesenthal nella caccia ai nazisti. Ne riportiamo qui di seguito il testo.
"Per me è stato uno choc. Guai a dare segni di clemenza verso i criminali nazisti: per quanto vecchi siano, restano criminali. E Priebke, c'è il pericolo che fugga". Efraim Zuroff l'erede di Simon Wiesenthal alla guida del centro internazionale per la caccia agli ultimi nazisti, commenta così la libertà di lavoro per Priebke.
Qual è stata la sua prima reazione?
"Uno choc, appunto. Ho visto all'opera la sindrome della simpatia rivolta verso
soggetti sbagliati. Non si merita simpatia o compassione solo perché si è vecchi. Simpatia e compassione sono dovuti alle vittime e ai loro famigliari, non ai criminali che ancora oggi non si pentono. Noi seguiremo attentamente gli sviluppi del caso a Roma, vedremo cosa fare. La decisione ci indigna".
La simpatia immeritata è un sentimento di cui i criminali nazisti secondo lei approfittano spesso?
"Fanno di tutto per presentarsi come poveri vecchi malati davanti al pubblico. Senza nemmeno dire di aver commesso "errori" da giovani. Ma il problema con cui facciamo i conti in molti paesi è, spesso, la mancanza di volontà politica di tradurli davanti alla giustizia, magari per paura di decisioni impopolari.".
E con l'Italia come va?
"Negli ultimi tre anni ha fatto grandissimi progressi nel processare criminali nazisti. Uno sviluppo molto positivo. Tanto più deprimente è l'incresciosa decisione a favore di Priebke. Ma l'Italia è anche il paese in cui le decisioni vengono rovesciate. Priebke venne prima liberato, poi processato".
Come giudica le reazioni dei politici e del paese?
"Sono molto incoraggiato dalla condanna del sindaco di Roma, Veltroni, dalla comunità ebraica, dai veterani della resistenza. La loro indignazione è la reazione giusta".
Quanto è grande il rischio che Priebke fugga?
"Attenti, nel caso di uno come Priebke è un rischio serio. Potrebbe tentare di fuggire. Magari in Svizzera, nazione che non ha accordi di estradizione con voi. O altrove. Se può lavorare è ancora in forma".
Ci sono possibilità giuridiche per una campagna internazionale?
"La cosa più importante ora è vigilare e tenere alta la protesta".
Teme che il permesso di lavoro a Priebke rafforzi chi minimizza o nega
l'Olocausto, e chi chiede di dimenticare?
"Ogni privilegio o clemenza per i criminali nazisti incoraggia chi pensa che i nazisti fecero cose giuste. È la conferma di una realtà terribile: o si sceglie la punizione senza clemenza per chi non ebbe alcuna clemenza verso le vittime, o la lotta contro di loro non è finita. La clemenza dà un segnale letale alle giovani generazioni. Guai a far capire che la vecchiaia trasforma un criminale in un poveretto".
Quanto è grande il pericolo in Europa?
"Ci sono altri casi di clemenza. Harry Mannil, ex ufficiale della polizia collaborazionista èstone, oggi è l'èstone più ricco del mondo. Vive libero in Venezuela, il governo dell'Estonia ha rinunciato ad azioni giudiziarie. O Milivoj Asner, che vive libero a Klagenfurt, Austria. O Sandor Kepiro, libero in Ungheria. O tanti altri. La negazione e la minimalizzazione sono vive, sono tra noi. La simpatia errata incoraggia i neonazisti di cui l'Europa è piena. Ogni debolezza verso i criminali di ieri incoraggia i killer di domani".
Triangolo Rosso, giugno/settembre 2007