Triangolo rosso

Una testimonianza di Bruno Vasari sui giorni della liberazione del campo

Mi salvai dalla morte perché il mio lavoro nelle fogne del lager era insostituibile

 

Cade il 5 maggio, anniversario della liberazione del lager di Mauthausen avvenuta nel 1945. Una pattuglia americana entra e la scorta tedesca si volatilizza. Mi trovavo per caso nelle vicinanze dell’erta che sale all’ingresso monumentale del lager quando vidi passare la staffetta americana e provai una grande emozione. Mauthausen, il lager più importante dopo Auschwitz per numero di internati circa 197.464 e per numero di decessi 68.874 nel campo principale e nei sottocampi secondo fonte tedesca - vedi Marsálek (membro del Comitato internazionale del lager). Nella classificazione decretata il primo gennaio del 1941 dalle autorità di polizia tedesca Mauthausen risulta appartenere, dopo Auschwitz, alla categoria più terribile rispetto agli altri lager. È l’ultimo lager ad essere liberato e in “ritardo” rispetto al suicidio di Hitler avvenuto il 30 di aprile. I prigionieri sono potenzialmente liberi, ma dovranno rimanere nel Lager, sotto la scorta americana, fintantoché non saranno aperte le frontiere e disponibili i mezzi di trasporto per il rientro in patria. Tentativi di raggiungere l’Italia attraverso la Svizzera e la Francia si riveleranno impossibili per la chiusura delle frontiere. Alla gestione di Mauthausen liberata sia sotto l’aspetto delle necessità materiali che quelle morali-politiche presiede una commissione di ex prigionieri italiani, pur sotto la supervisione americana. Cito alcuni nomi: Giuliano Pajetta, Pugliese, Calore, Micheli, Antolini, Magini, Todros. Dopo una lunga attesa il ritorno in patria in ferrovia attraverso il Brennero. Il primo abbraccio con la patria avviene a Bolzano. Qui ci dividiamo: per me e altri tre compagni ritorno a Milano in autoambulanza. Un po’ per volta veniamo a conoscenza dei terribili rischi cui siamo stati sottoposti dalla viltà e dalla ipocrisia delle scorte tedesche decise a fare bella figura con gli Alleati, fingendo che i prigionieri rimasti nel lager fossero relativamente pochi e fruissero di un buon trattamento. Per raggiungere questo ipocrita tentativo le camere a gas e l’eccidio attraverso una selezione di massa. Anch’io sono stato obbligato a comparire dinnanzi ad una commissione per essere giudicato: se indispensabile per i lavori nel lager la vita era assicurata, in caso negativo la camera a gas. Esaminato da una commissione fui risparmiato perché il mio lavoro alla fogna venne per il momento ritenuto insostituibile. Con questo sistema quanti non sappiamo, ma certamente centinaia e centinaia vennero assassinati con il pretesto di inviarli a riposo sulle colline adiacenti il campo. Si sono salvati i tedeschi? La loro sorte è per me ignota, ma ritengo che non mancasse loro il tempo e la praticità di fuggire in un territorio che in sostanza era la loro patria. Non comprendevano o non volevano comprendere quanto vile e disprezzabile fosse il loro comportamento. All’arrivo degli americani le scorte tedesche si dileguarono.

Triangolo Rosso, giugno/settembre 2007

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