Triangolo rosso
Antifascista, partigiana, colpita delle leggi razziali, fu deportata ad Auschwitz-Birkenau
La scomparsa di Liana Millu, a lungo dirigente della sezione Aned di Genova
È deceduta all’età di novanta anni Liana Millu, antifascista, partigiana, deportata dai nazisti ad Auschwitz-Birkenau. Di lei pubblichiamo un ricordo di Gilberto Salmoni, presidente della sezione Aned di Genova.
Gilberto Salmoni
Le vicende della deportazione di Liana Millu sono note attraverso i suoi libri, specialmente Il fumo di Birkenau, con prefazione di Primo Levi del quale Liana era amica, un libro tradotto in molte lingue. Liana Millu era una persona piena di iniziativa fin dalla sua gioventù, avventurosa, spericolata, fortemente ottimista, lucida nel valutare le proprie capacità, ironica e impietosa, nel valutare i suoi limiti. Nacque e visse l’infanzia e l’adolescenza a Pisa all’interno di una famiglia ebraica tradizionalista, non bigotta, che in seguito si trasferì in Friuli. L’atmosfera casalinga era troppo ristretta per una giovane che cercava libertà. Si opponeva al nonno liberale e antifascista evidenziando una spirito giovanile del fascismo che favoriva lo sport, i campeggi, i raduni giovanili, i viaggi a Roma, che le furono vietati. Aveva sedici anni quando il nonno morì e fu incoraggiata a prendere il diploma di maestra. Il suo sogno era diventare giornalista. Collaborò al Telegrafo di Livorno ma con le leggi razziali del 1938 fu licenziata da scuola dove insegnava e dal giornale. Non si perdette d’animo. Venne a Genova in cerca di lavoro. Dava lezioni private ma era disposta a fare qualsiasi lavoro. In quel periodo entrò nella cerchia del gruppo di persone che formarono poi l’Organizzazione Otto dal nome del coordinatore professor Ottorino Balduzzi, neurochirurgo dell’Ospedale San Martino di Genova. Si trattava di un gruppo di persone che svolgevano un’attività antifascista già prima del 1943. Dopo l’armistizio l’attività si intensificò anche con la collaborazione dei militari alleati che erano stati prigionieri nel Campo di Calvari, presso Chiavari e che di lì erano fuggiti. Uno dei primi compiti dell’0rganizzazione fu quella di avviare questi prigionieri in montagna e quello principale fu di riprendere i contatti con gli alleati e di avviare, a mezzo di messaggi radio, l’organizzazione di lanci paracadutati alle formazioni partigiane per rifornirle di viveri, materiale, armi e denaro. Liana era l’unica donna dell’Organizzazione Otto costituita da persone che si conoscevano; nel gruppo tuttavia riuscì ad entrare un infiltrato che fece arrestare tutti i membri. Liana era a Venezia per un contatto quando fu arrestata nel mese di febbraio. Fu poi trasportata a Fossoli e quindi avviata con una dei trasporti di maggior durata, a Birkenau. Il ricordo della prigionia è stato affidato ai libri che ha scritto ma Liana teneva molto alla comunicazione diretta con i giovani e fino a pochi anni fa si recava nelle scuole, affezionate al suo intervento e probabilmente affascinate dalla sua capacità di raccontare. Per molti anni Rosario è stato presidente e Liana vice presidente dell’Aned nella sezione di Genova. Per loro iniziativa si sono svolti regolarmente da più di vent’anni i pellegrinaggi nei campi di sterminio, destinati soprattutto agli studenti. Inoltre, coadiuvati da Benassi, Algeri, Biddau e Grassi, Liana e Rosario hanno curato la preparazione di mostre e incontri e la pubblicazione del libro Dalla Liguria ai campi di sterminio. Da anni Liana soffriva di cuore e a tratti veniva ricoverata per periodi più o meno lunghi. Una volta che andai a trovarla mi disse che ormai aveva difficoltà a muoversi e si rammaricava di non potere più andare nelle scuole, cosa alla quale teneva moltissimo. Le proposi allora che l’Aned le regalasse un registratore, così poteva essere presente nelle scuole con la voce. Provvedemmo all’acquisto e alla consegna. Fu molto contenta dell’idea e ci inviò una commovente lettera di ringraziamento. Il 6 aprile 2004 la Regione Liguria emanò una legge sugli “interventi regionali per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana” promossa da Giacomo Ronzitti e Giandomenico Barci. L’Aned di Genova propose allora di dare un riconoscimento a Liana Millu e a quanti si erano adoperati a tenere viva l’Associazione, in particolare gli anziani Roberto Benassi e Ezio Farina. Mi recai da Liana per chiederle che tipo di riconoscimento avrebbe desiderato e mi rispose che avrebbe preferito che la somma destinata a lei fosse impiegata per il viaggio di alcuni studenti nei campi di sterminio. Il nostro Comitato direttivo propose l’acquisto di un condizionatore perché sapevano che aveva sofferto molto il caldo dell’estate 2003 e che l’avrebbe gradito. Avevamo programmato un incontro con Liana nel mese di novembre: una visita di alcuni di noi per iniziare a stendere, insieme a lei, la storia della sezione di Genova. Quando le telefonai per confermare l’incontro non ebbi risposta: era stata ricoverata in ospedale per un breve periodo. Tornai ad incontrarla una settimana prima che morisse. Era affaticata ma riuscimmo a fare due chiacchiere. Si era ripresa già tante volte, avevo una speranza e invece no. Questa volta ci ha lasciati.
Triangolo Rosso, aprile 2005