Triangolo rosso

È SCOMPARSA RECENTEMENTE A CINISELLO (MILANO)

La vita di Ines Gerosa.

Tre carceri e quattro lager, poi il ricordo con i ragazzi

 

di Patrizia Rulli

 

In una calda sera d’estate Ines Gerosa ci ha lasciati. Se n’è andata in silenzio come in silenzio ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, ormai sopraffatta dalla malattia. I patimenti subiti durante la deportazione avevano minato da tempo la sua salute. Lei, che era sempre stata attiva, piena di entusiasmo. Nel 1992, alla presenza di Nilde Iotti, allora presidente della Camera, i democratici di sinistra di Cinisello Balsamo le avevano conferito un riconoscimento per l’impegno profuso in oltre 40 anni a sostegno dei valori di pace, democrazia e giustizia sociale. Lo scorso marzo, nonostante le precarie condizioni di salute, volle partecipare a Sesto San Giovanni alla celebrazione del 60°anniversario degli scioperi del marzo 1944 per riaffermare, davanti al Presidente della Repubblica Ciampi, il ruolo di “testimone vivente” di quegli avvenimenti che diedero luogo a massicce deportazioni.

 

Era nata a Muggiò l’8 marzo del 1925. Nella sua casa di Cinisello, la notte del 14 marzo del ’44 tutta la famiglia Gerosa stava dormendo. Quel giorno c’era stata la festa del paese alla quale aveva partecipato, con le sorelle e la nipotina. I militi della Muti bussano alla porta, il fratello Ulderico teme che cerchino lui e invece chiedono di Ines: “Deve venire con noi per informazioni”. Ines si veste, esce e inizia un doloroso pellegrinaggio di casa in casa durante il quale sono arrestati altri sfortunati che vengono portati al carcere di San Fedele a Milano. Da lì inizierà, a soli 19 anni, il triste calvario di Ines e di altri sventurati da un carcere ad un altro, da un campo di concentramento ad un altro. Una colpa: aver partecipato allo sciopero di otto giorni indetto dal 1° all’8 marzo 1944 nelle fabbriche di Milano, Torino e Genova. Anche i lavoratori del sestese scioperarono; e Ines che lavorava alla V sezione della Breda, aderisce. Un milione e 200.000 lavoratori incrociano le braccia per l’aumento delle paghe, per le scarse razioni alimentari ma anche contro l’occupazione. La reazione nazifascista è durissima: scattano per molti le deportazioni nei campi di concentramento. Dal carcere di San Fedele, Ines verrà portata a San Vittore, e successivamente alla caserma Umberto I di Bergamo. Da lì un lugubre corteo sfila fino alla stazione; i parenti che hanno saputo seguono sui marciapiedi, ma i tedeschi impediscono qualsiasi contatto. Così Ines lascia i familiari senza poterli abbracciare. Seguono tre giorni di viaggio su vagoni piombati con destinazione Mauthausen. Lì rimane pochi giorni: meta successiva il carcere di Vienna, dove venne liberata dai sovietici l’8 marzo 1945. Nei campi il lavoro era durissimo: costruire baracche trasportando pesanti secchi e spingendo cemento; raccogliere verdure, zappare, costruire canali, minare i terreni, trasportare i cadaveri. Tutto questo al freddo, sotto la pioggia, immersi nella nebbia. Il lavoro nelle fabbriche sotto i bombardamenti e poi fuori a raccogliere i morti. Le marce da un campo all’altro, chilometri a piedi senza cibo e con poca acqua. Ed infine le selezioni: se non ce la facevi più ti eliminavano, oppure selezionavano un numero a caso, mai lo stesso, era la fine.

Raccontando, senza odio per nessuno, l’odissea di deportata

E non mancò di testimoniare agli altri, in modo particolare ai giovani, nelle scuole, la storia della deportazione, senza avere mai parole di odio nei confronti dei suoi oppressori. Un ex studente, Luca Biondi, durante il funerale, ha voluto dedicarle una poesia scritta dopo un pellegrinaggio a Mauthausen:

Laggiù, riflessioni percorrendo

la scala della morte”.

Ma dov’eri Dio quando

morivo quando dovevi essere

tu a pregare per me

dov’era Uomo il tuo cuore

quando non piangevo più

Voglio ricordare, con Ines i quaranta cittadini di Cinisello Balsamo deportati a seguito degli scioperi e per attività antifascista: quattro donne e trentasei uomini, sedici dei quali non tornarono.

Da Triangolo Rosso, dicembre 2004

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