Triangolo rosso

LA FIGLIA MIUCCIA, CHE NON HA MAI CONOSCIUTO IL PADRE, AL XIII CONGRESSO RIELETTA SEGRETARIO GENERALE DELL’ANED

Vincenzo Gigante antifascista, medaglia d’oro della Resistenza trucidato nella Risiera

 

di Bruno Enriotti

 

Quando arrestarono suo padre aveva pochi mesi di vita; quando suo padre scomparve nel forno crematorio della Risiera di San Sabba, Miuccia Gigante era una ragazzina di 14 anni. Al XIII Congresso dell’Aned che si è tenuto all’interno di quello che è stato l’unico campo di sterminio nazista in Italia, Miuccia sedeva alla presidenza ed è stata rieletta segretaria nazionale dell’Associazione degli ex deportati politici. Il padre di Miuccia, Vincenzo Gigante era uno dei cinquemila antifascisti, italiani, sloveni, croati trucidati dai nazisti in Risiera. La sua è stata una vita esemplare di lotta contro il fascismo.

 

C’è una vecchia foto che ritrae Vincenzo Gigante accorso alla Garbatella, presso Roma, nell’agosto del 1924, mentre viene esumato il corpo di Giacomo Matteotti. Gigante, a quell’epoca aveva soltanto 23 anni, ma era già un dirigente sindacale conosciuto. A Brindisi, dove era nato, aveva preso parte fin da giovanissimo all’attività politica militando nelle file della gioventù socialista dove manifesta contro il colonialismo e subisce il primo arresto. Nel 1921 aderisce al Pcd’I e l’anno dopo è a Roma, manovale edile cementista dove è eletto ben presto segretario dell’Unione emancipatrice operai dell’Arte muraria, un’organizzazione sorta con lo scopo di realizzare un fronte unico degli edili romani nella Camera del Lavoro. Entra a far parte della Federazione romana del Partito comunista quale responsabile del lavoro sindacale e entra in contatto con i principali esponenti di quel partito. Così lo ricorderà Umberto Terracini: “Conobbi allora Vincenzo Gigante. Veniva tutte le sere alle riunioni di partito e, alla domenica, alle maggiori assemblee, alle manifestazioni popolari. E vi recava quel senso di pacatezza, di equilibrio, di composta responsabilità che doveva procacciargli rapidamente la fiducia dei compagni, per indicarlo ai posti di responsabilità e di guida del movimento operaio”.

Lo sciopero del 23, la protesta per l’assassinio di Matteotti

I sei giorni di sciopero degli edili romani nel 1923 contro il carovita e le forti proteste popolari nei giorni in cui venne assassinato Matteotti lo vedono naturalmente tra gli organizzatori e la presenza di Gigante alla Garbatella in quel torrido agosto del 1924 non fu certo casuale. Ormai Mussolini è saldamente al potere e Gigante è particolarmente preso di mira dai fascisti. Nell’ottobre del 1924 viene selvaggiamente aggredito da un gruppo di squadristi e qualche mese dopo la polizia irrompe nella sua abitazione per avere organizzato l’uscita e la diffusione del periodico Il comunista. Ormai la sua attività in Italia è diventata impossibile.

Francia, Belgio, Svizzera, Italia: clandestino si aggira per l’Europa

Dopo un ulteriore arresto, Vincenzo Gigante decide di emigrare. Prima in Francia, dove partecipa al congresso del Pcd’I di Lione, schierandosi sulle posizioni di Gramsci e dell’Ordine nuovo, quindi nell’Urss dove frequenta l’Università di Leningrado. Quando ritorna a Parigi riprende ad occuparsi dell’attività sindacale ed entra a far parte della direzione della Cgil diretta da Bruno Buozzi, il socialista che non aveva accettato lo scioglimento dell’organizzazione dei lavoratori decisa dal gruppo che faceva capo a Rinaldo Rigola e a Lodovico D’Aragona. La vita di Vincenzo Gigante è ormai quella di un politico che opera nella clandestinità e passa da un paese all’altro. È in Svizzera che la sua vita ha una svolta decisiva. A Lugano frequenta la famiglia di Luigi Fonti, un socialista la cui casa era diventata un rifugio e un centro di attività di tanti antifascisti. È qui che conosce la figlia di Luigi, Wanda. Wanda e Vincenzo iniziano una storia d’amore di cui la loro figlia Miuccia conserva un appassionato scambio di lettere. Wanda e Vincenzo si sposano, mentre l’altra figlia di Luigi Fonti si unirà con Aldo Moranti, che in seguito sarà uno dei dirigenti delle Brigate internazionali che combattono in Spagna contro il franchismo. Wanda segue Vincenzo nelle sue traversie di dirigente politico all’estero: in Francia, in Belgio, in Lussemburgo, finché deve tornare in Svizzera per dare alla luce la loro figlia, Miuccia Gigante. Siamo nel 1933. Vincenzo vedrà appena la sua bambina. Il partito lo invia subito in Italia dove viene arrestato e condannato dal Tribunale speciale a 20 anni di carcere.

Dieci anni di carcere e di confino fino all’8 settembre

Per più di 10 anni Gigante passa di carcere in carcere, da una località di confino all’altra. Il 25 luglio del 1943 lo coglie nel campo di concentramento di Renicci, in Toscana, dove sono rinchiusi soprattutto antifascisti jugoslavi. Nei 45 giorni del governo Badoglio quel campo non viene smobilitato e nonostante un intervento di Giuseppe Di Vittorio, Gigante resta rinchiuso fino all’8 settembre. Nei giorni dell’armistizio, Vincenzo, e un gruppo di jugoslavi fuggono. Dapprima cercano di dirigersi verso sud per raggiungere la linea del fronte; poi, di fronte alle difficoltà, decidono di raggiungere la Jugoslavia. Vi giungono dopo infinite traversie, e Gigante diventa subito il rappresentate del Pci, presso il movimento partigiano che fa capo a Tito, battendosi per una linea comune di azione contro il nazismo, accantonando fino al termine della guerra ogni discussione territoriale. Pochi mesi dopo, viene richiamato in Italia: deve assumere la direzione del movimento comunista a Trieste in sostituzione di Luigi Frausin, caduto nelle mani dei nazisti. Nel novembre del 1944, anche Gigante viene catturato dalle SS e come Frausin anche lui viene rinchiuso nella Risiera di San Sabba e scompare in questo tragico luogo di morte. E in questa stessa Risiera Miuccia viene spesso a onorare la memoria del padre che non ha mai conosciuto. C’era quando, alla presenza del Presidente della Repubblica, venne proclamata monumento nazionale, c’è stata tante altre volte, assieme a delegazioni di ex deportati. Al XIII Congresso dell’Aned, da lei organizzato con tanta passione, sedeva alla presidenza ed è stata eletta segretaria nazionale dell’Associazione. Vincenzo Gigante – medaglia d’oro della Resistenza - e le migliaia di antifascisti trucidati in Risiera non potevano essere più degnamente ricordati.

Da Triangolo Rosso, dicembre 2004

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