Triangolo rosso

Una scheda su Ferramonti di Tarsia, in Calabria

Il più grande campo di concentramento del fascismo

 

Il 4 giugno 1940 il comune di Tarsia delibera la concessione di un lotto di terreno demaniale destinato alla costruzione di un campo di concentramento per “internati civili di guerra”. In breve tempo diventerà il più grande campo sorto in Italia a questo scopo. Esso ospiterà gli ebrei e gli apolidi presenti in Italia nel periodo della seconda guerra mondiale.

 

Il 20 giugno 1940 il campo di Ferramonti di Tarsia entra ufficialmente in funzione ma la sua struttura sarà completata solo col tempo. Il servizio di vigilanza era affidato per la guardia esterna a militi fascisti mentre per la guardia interna c’erano agenti di pubblica sicurezza comandati dal maresciallo Gaetano Marrari. Nel luglio 1940 il campo contava circa un centinaio di internati, per il momento solo uomini, tutti ebrei stranieri arrestati nelle maggiori città del nord Italia. Nel mese di settembre giungono a Ferramonti duecento ebrei provenienti da Bengasi. È il primo gruppo composto anche da bambini e da donne. Essi vengono dalla Libia e da altri Paesi dell’Europa centro-orientale: volevano proseguire clandestinamente per la terra promessa. Ferramonti con il loro arrivo tocca le 700 presenze. Nell’inverno del 1940-1941 le baracche ultimate sono 92 ed il campo viene delimitato dal filo spinato. Il 22 maggio 1941 monsignor Francesco Borgoncini Duca, nunzio apostolico presso il governo italiano, visita per conto del Papa il campo. Il risultato è che a Ferramenti di Tarsia viene ospitato un cappellano, padre Callisto Lopinot, un cappuccino di origine alsaziana. Nell’autunno-inverno 1941 Ferramonti ospita i primi internati non ebrei, cittadini contrari al regime di Mussolini ritenuti dunque pericolosi: sono sloveni e croati catturati in Jugoslavia. A questi si aggiungono un gruppo di internati cinesi catturati in Italia o trasferiti da altri luoghi di internamento. Gli ospiti sono circa 800. Nell’autunno-inverno 1942 da Rodi, isola che appartiene all’Italia fascista giungono a Ferramonti i cosiddetti “profughi di Pentcho”. Si tratta di 500 ebrei per lo più slovacchi i quali nella primavera del 1940 a bordo di una “carcassa del mare”, appunto il piroscafo “Pentcho”, avevano tentato di raggiungere la Palestina percorrendo il Danubio fino al Mar Nero. Naufragati nelle acque dell’Egeo e tratti in salvo da una nave italiana, furono internati a Rodi per più di un anno e poi trasferiti a Ferramonti. Il 24 marzo 1942 il rabbino capo di Genova Riccardo Pacifici visita il campo, confortando i reclusi. Morirà ad Auschwitz il 12 dicembre 1943. Nell’autunno del 1942 giungono al campo 300 cittadini greci deportati dal loro Paese e dalla Libia. Nello stesso periodo arrivano a Ferramonti tre giovani ebrei polacchi catturati al Brennero, i primi a raccontare delle deportazioni naziste e dell’esistenza del campo di sterminio di Treblinka e della loro fuga da un campo di lavoro. Nel gennaio 1943 il direttore del campo Paolo Salvatore sarà rimosso dall’incarico perché accusato di atteggiamenti benevoli verso gli internati. Nel marzo del 1943 giunge come direttore il commissario di polizia Mario Fraticelli che rispetterà tutte le “anomalie” via via costituitesi nel campo compreso il “tribunale speciale” o “l’assemblea dei capo baracca” o “la scuola” nello spirito di autonomia e di gestione dell’organizzazione che gli internati si erano dati. Nello stesso periodo giungono da Viterbo, Asti,Aosta, un centinaio di internati francesi provenienti dalla Corsica con altri 200 jugoslavi e 50 antifascisti italiani. I 27 agosto 1943 alcuni aerei alleati che probabilmente scambiarono il campo per una base militare mitragliano una baracca uccidendo quattro internati e ferendone undici. Ferramonti il 29 agosto 1943 raggiunge la capienza record di 2019 internati. Il Ministero dell’Interno aveva disposto lo sgombero e la chiusura del campo, tuttavia, a causa dell’interruzione delle linee telefoniche calabresi, l’ordine non giunge a destinazione. Il 7 settembre 1943 il direttore Fraticelli va a Roma per sbloccare la situazione ma nel frattempo molti internati, nel timore dell’arrivo dei tedeschi, scappano sulle colline circostanti. Sette giorni dopo il campo viene liberato dalla 8a Armata Britannica. Ferramonti fu il primo campo europeo liberato dagli alleati e diventa un campo profughi sotto il controllo militare alleato. Molti dei fuggiaschi tornano dalle montagne. Fra il settembre 1943 e il gennaio 1944 numerose sono le partenze e i trasferimenti di ex internati verso Cosenza, Bari e altre città del sud. Altri vanno in Egitto, Palestina, gli Stati Uniti. Nell’aprile 1944 a Ferramenti ci sono 930 persone, in agosto 300. Nel dicembre 1945 il campo viene chiuso

per sempre.

(ndr: la scheda è stata compilata sulla traccia di una ricerca compiuta dalla Pro Loco e dall’Amministrazione Comunale di Tarsia) 

Da Triangolo Rosso, luglio 2002

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