Triangolo rosso
Molti ebrei, caduti dopo l’arrivo dei liberatori, vennero tumulati nei cimiteri militari in Germania
Morirono subito dopo la liberazione dai lager
Come recuperare le salme?
di Attilio Di Veroli
A Monaco era sepolto mio nonno
Da molti anni è impegnato a recuperare le salme dei deportati ebrei morti subito dopo la liberazione dei campi di concentramento e sepolti nei cimiteri. Si chiama – scrive in una lettera all’Aned – “Attilio Di Veroli nato a Roma nel 1950 e qui residente in via dei Giubbonari 70, tel. 06 68 68 834. Sono interessato al campo di concentramento di Natzweiler e sottocampi, in particolare di Echterdingen, dove era deportato mio nonno Giacomo Funaro. Sono anche interessato aggiunge “al sottocampo di Vaihingen (adibito ad ospedale) e al vicino cimitero di Ensingen. “Da mie ricerche desumo che le fosse comuni fossero due o più, avendo ritrovato mio nonno, Giacomo Funaro e Mario Volterra, Donato Piazza e Sergio articoli a Monaco di Baviera al cimitero militare di Waldfriedhof Muenchen in fossa singola. Mentre Sergio Di Cori e Giorgio Moresco, risultano sepolti al cimitero di Ensingen in fossa comune. «Sono interessato al ritrovamento di altri deportati di religione ebraica seppelliti in fossa singola, per poter comunicare ai parenti il luogo e, possibilmente, riportarli in Italia in base alla nuova normativa». Per il ritrovamento delle salme, Attilio Di Veroli suggerisce alcune iniziative:
1) ricercare nel “Libro della memoria”di Liliana Picciotto Fargion il nome dei propri cari e constatare se sono morti dopo la liberazione (probabilmente erano stati ricoverati in ospedale, identificati e infine, dopo il decesso, seppelliti in una fossa comune con militari e deportati di varie nazionalità);
2) verificare in famiglia se tra il 1950 e il 1960 i carabinieri hanno chiesto informazioni sui loro cari deportati;
3) nel caso di risposte positive, si possono compiere ulteriori ricerche presso il ministero della Difesa (Commissariato generale onoranze caduti in guerra sezione esteri, piazzale Luigi Sturzo 23, 00144 Roma).
Quel “ritorno a casa” dopo oltre mezzo secolo
La storia di questa ricerca per individuare i luoghi dove vennero sepolti i deportati ebrei morti dopo la liberazione, è cominciata oltre trent’anni fa, nel 1970 quando Michele Di Veroli si reca a Monaco per visitare la tomba di un parente, situata nel cimitero militare di Waldfriendhof; insieme a questa trova altre due tombe, quella di Giacomo Funaro (che svolgeva varie mansioni da volontario al Tempio spagnolo di Roma dove è stata posta una lapide per ricordarlo) e quella di Mario Volterra. L’anno successivo, l’Unione della comunità ebraiche italiane richiede il rimpatrio delle salme al Commissario generale per le onoranze ai caduti in guerra ma la risposta è negativa perché una legge del 1951 vieta la rimozione e il trasporto di salme di italiani caduti in guerra e sepolti all’estero. L’unica “concessione” che ottiene l’Unione riguarda la dicitura sulle lapidi (da “lavoratore civile” viene modificata in “deportato civile”). Per quasi trent’anni la situazione non cambia, fino al 1997 quando Attilio Di Veroli insieme ai suoi cugini decide di tentare nuovamente di riportare il nonno a Roma. Contatta Riccardo Pacifici e l’allora presidente della Cer Sandro di Castro il quale, insieme all’avv. Alessandro Ruben chiama l’allora ministro della Difesa, Scognamiglio, il suo sottosegretario Massimo Brutti e, successivamente, il presidente della Camera dei deputati, Luciano Violante. Si viene così a conoscenza di una legge ferma al Senato riguardante le “Disposizione per la restituzione delle salme dei caduti in guerra”: la legge quindi viene ripresentata nel ’99 e, con encomiabile sollecitudine, “passa” nel corso dello stesso anno. La legge del 1951 viene finalmente abolita e le famiglie di Giacomo Funaro e Mario Volterra ottengono il diritto di “tornare a casa”. Il 26 novembre 2000 i parenti, grazie alla collaborazione del ministro della Difesa, del Consolato di Monaco e del capitano di corvetta Mincado, sono andati a Monaco a riprendersi i loro cari, che, riportati a Roma, sono stati seppelliti nel cimitero ebraico. Grazie ad Attilio Di Veroli ed alla sua famiglia, che hanno in qualche modo spianato una strada quasi impossibile da percorrere, esiste una vera e propria procedura burocratica per operazioni di questo tipo. Si riapre così un capitolo della storia che potrebbe diventare attualità: se alcuni ebrei romani sono stati ritrovati in un cimitero militare di Monaco, potrebbero esservene ancora altri. Pur senza alimentare false speranze, le famiglie dei deportati deceduti dopo la liberazione hanno la possibilità di verificare quale sia l’ultima destinazione dei loro cari e, successivamente riportarli a casa. Attilio Di Veroli, che è a disposizione per aiutare chiunque ad avviare la pratica di rimpatrio delle salme. Non è quindi esagerato parlare di un piccolo evento storico. Ecco come ricorda quel giorno della cerimonia nei giardini del tempio Maggiore.
«È stata molto commovente. Io non ho potuto trattenere le lacrime all’arrivo della sorella di mio nonno, zia Sterina, 92 anni, in carrozzella, scortata da tutti i figli e tanti nipoti. Mi sono fatto avanti e le ho detto “Guarda chi ti ho riportato”. Poi al cimitero del Verano le salme sono state seppellite. Mio nonno riposa in pace eterna nel campo riservato ai rabbini. Per me è stato un momento di immensa gioia in memoria di mia madre Ester Funaro, che ha fatto crescere i suoi figli nel ricordo del padre che lei tanto amava.
Da Triangolo Rosso, luglio 2002