Lo storico inglese Jan Kershaw, presentando il proprio libro
su Hitler alla Fiera di Francoforte, alla domanda se non fosse arrivato il
momento di chiudere con il capo del nazismo, ha risposto: "No. La figura
del dittatore continua ancora a produrre conseguenze, penso per esempio ai
movimenti neonazisti ". Nella sua monumentale biografia, Kershaw, fra i
molti altri meriti, ha anche quello di rendere noti documenti da lui scoperti
che provano come Hitler fosse del tutto consapevole della soluzione finale molto
prima dell'ottobre del 1943: "Il genocidio non è un effetto collaterale
della guerra. L’eliminazione degli ebrei è stata l'idea-guida di tutta
la sua carriera, fin da quando, nel 1918, sconvolto dalla capitolazione tedesca,
attribuiva la rovina della patria agli ebrei, ugualmente rappresentati dai due
sistemi nemici del popolo germanico, il capitalismo occidentale e il regime
sovietico. Un'osservazione addirittura ovvia, si dirà ". Il genocidio del
popolo ebreo non sarebbe stato possibile senza l'assenso del Fuhrer. E tuttavia
questa elementare verità viene contestata da taluni storici per il fatto che
mancherebbero documenti ufficiali firmati da Adolfo Hitler, ordinanti il
massacro. Come se Himmler, il più grande macellaio della storia, ne avesse
avuto bisogno. Pure, persino un eminente storico di formazione marxista come
Eric Hobsbwam, ha sostenuto che in assenza di una documentazione precisa bisogna
andare cauti. Bene, ora Kershaw questi documenti li ha trovati e li ha
esposti nel suo libro. Speriamo, dunque, che un tale dibattito dal sapore lievemente
grottesco abbia fine una volta per sempre. Certo, i carnefici nazisti assieme
alle loro vittime avrebbero voluto far sparire anche le prove dei loro crimini.
Da qui il "dovere della memoria ". Annette Wieviorka, nel suo bellissimo libro "L'era del
testimone" (Raffaele Cortina Editore), riporta ciò che Ignacy Schiper,
assassinato a Majdanek, confidò un giorno ad Alexandre Donat: “… tutto
dipende da coloro che trasmetteranno il nostro testamento alle future
generazioni, da coloro che scriveranno la storia della nostra epoca. La storia
viene scritta dai vincitori. Tutto ciò che sappiamo dei popoli assassinati è
ciò che i loro assassini hanno voluto far sapere. Se i nostri assassini
vinceranno, se saranno loro a scrivere la storia di questa guerra, allora il
nostro sterminio sarà presentato come una delle più belle pagine della storia
mondiale, e le future generazioni renderanno omaggio al coraggio di questi
crociati. Ogni loro parola sarà una parola di Vangelo. Essi possono anche decidere di cancellarci dalla memoria del
mondo, come se non fossimo mai esistiti, come se non ci fossero mai stati un
ebraismo polacco, il ghetto di Varsavia, Majdanek”. Queste riflessioni - osserva l'autrice del libro - sono
contestuali ai discorsi del capo delle SS. Sentite ciò che Himmler affermò a
Posen il 6 ottobre 1943 in un discorso di fronte ai Reichsleiter e ai Gauleiter:
“Vi chiedo soltanto di ascoltare ma non di fare parola su quanto sto dicendo
in questa cerchia. Ci si pose la domanda: che ne facciamo delle donne e dei
bambini? Anche in questo caso, mi decisi per una soluzione chiara. Non ritenni
giusto sterminare gli uomini - diciamo, ucciderli e farli uccidere - e lasciare
crescere i bambini che potranno vendicarsi sui nostri figli e nipoti. Così, si
dovette prendere la difficile decisione di far scomparire questo popolo dalla
terra [ ... 1 La questione ebraica
sarà regolata entro la fine di quest'anno nei territori da noi occupati. Del
popolo ebraico rimarrà soltanto qualche resto, tra coloro che hanno trovato
rifugio [ ... ] Ora siete al corrente, e tenete questo per voi. In un lontano
futuro potremo forse porci il problema se dire qualcosa di tutto ciò al popolo
tedesco. Io credo che sia meglio se noi - noi tutti - assumiamo questo compito
per il nostro popolo, se assumiamo la responsabilità (la responsabilità di un
atto, non solo di un'idea) portando questo segreto con noi nella tomba ". Per fortuna le orde di Hitler sono
state
sconfitte. I loro orrendi crimini sono stati ampiamente docu-mentati.
I lager nazisti furono trasformati in immensi cimiteri, ma qualcuno, per
testimoniare, è sopravvissuto. I liberatori - sovietici, inglesi, americani - hanno filmato
gli orrori dei campi della morte. Sterminata è la documentazione sui crimini
nazisti. Nonostante ciò esistono tuttora sostenitori di correnti storiche
cosiddette "revisioniste" e "negazioniste ". I "negazionisti" sostengono che quella delle camere
a gas è una storia inventata dai comunisti e dagli ebrei.
I "revisionisti" non arrivano a tanto, ma tendono a
minimizzare, a ridurre il tutto ad inevitabili incidenti nel corso di una
guerra. Primo Levi era ossessionato dal timore che, scomparsi gli ultimi
testimoni, potessero prevalere le tesi negazioniste. Da qui il sempre attuale obbligo
di
non abbassare la guardia.
"Triangolo rosso", sin dalla nascita,
ha per scopo quello di mantenere viva la memoria di quei crimini. Da questo numero la nostra rivista pubblicherà interviste
con uomini e donne che sono stati testimoni importanti delle vicende di questo
secolo. Cominciamo con Lodovico Barbiano di Belgiojoso, uno dei
maggiori architetti del nostro tempo, che, reduce dall'inferno di Mauthausen, ha
felicemente raggiunto il traguardo dei novant'anni. E questo un nostro contributo per rendere operante il
"dovere della memoria ", nella convinzione che un popolo che se ne
priva rischia di essere condannato a ripetere gli errori e gli orrori del
passato.
Da
Triangolo Rosso, a cura dell'ANED di Milano, n. 3 dicembre
2000, per gentile concessione