Triangolo rosso

Erano internati a Bergen Belsen nel 1943

Uno scambio di prigionieri avrebbe salvato 30.000 ebrei ma Churchill lo bloccò

Temeva che la loro liberazione potesse nuocere all’equilibrio con gli arabi in Palestina, che all’epoca era un protettorato britannico

 

di Alfio Bernabei  (da “ l’Unità”, 22 luglio 1999)

 

Londra - Migliaia di ebrei morirono in campi di concentramento tedeschi perché il governo inglese sotto Winston Churchill bloccò un piano per salvarli dallo sterminio. Le prove sono in un documento che è stato reso pubblico negli archivi di stato britannici. Avrebbe dovuto rimanere segreto fino al 2021, ma la cartella è stata aperta con anticipo dietro richiesta di un gruppo di storici. Il piano che avrebbe potuto salvare la vita a circa trentamila ebrei partì da una proposta avanzata nel 1943 dal ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop. Consisteva in uno scambio di internati. La Germania si offriva di liberare dal campo di concentramento di Bergen Belsen e da altri campi trentamila ebrei con passaporti latino americani, in cambio della liberazione di altrettanti tedeschi trattenuti o imprigionati in vari Paesi dell’America Latina. Nel luglio del 1944 gli Stati Uniti cominciarono a lavorare alacremente sul piano e interpellarono Londra per ottenere la cooperazione di Churchill e del Foreign Office. Ma il governo britannico non mostrò nessun entusiasmo, anzi, oppose degli ostacoli per impedirne la messa a punto. Londra temeva che una volta liberati, molti dei trentamila ebrei avrebbero usato i loro passaporti per andare a stabilirsi in Palestina che era all’epoca un protettorato britannico. Churchill e il Foreign Office avevano paura che l’afflusso di tanti ebrei in territorio palestinese mettesse in pericolo l’equilibrio tra ebrei ed arabi con la possibilità di disordini. Tra i documenti conservati c’è un telegramma del ministro degli Esteri inglese Anthony Eden all’ambasciatore britannico in America Latina datato 15 novembre 1944 in cui si legge: “La maggior parte degli ebrei in possesso di passaporti latino americani può recarsi in Palestina. In queste circostanze ci sono forti dubbi che si possa portare avanti lo scambio proposto dagli Stati Uniti”. Il governo inglese era anche contrario all’idea di permettere ai tedeschi liberati nel contesto dello scambio con gli ebrei di tornare in Germania. Davanti alla lista di nomi tedeschi compilata dagli Stati Uniti, l’ambasciatore inglese in Uruguay Gordon Vereker scrisse: “Molti sono in grado di rendere servizi alla Germania e inoltre rischiamo di dar l’impressione di essere diventati delicati e sentimentali verso i tedeschi”. Nel febbraio del 1945 gli Stati Uniti persero la pazienza con Londra: “A seguito del rilascio di un gruppo di internati dal campo di Bergen Belsen nel quadro di uno scambio tra civili, abbiamo ottenuto dei resoconti davvero strazianti sulle condizioni fisiche in cui si trovano gli sfortunati che vi rimangono. Sei dei rilasciati sono morti di stenti dopo il loro arrivo in Svizzera. Mettere a punto le condizioni di questo scambio per poter salvare migliaia di ebrei che rischiano di morire è una questione della massima urgenza”. Ma ormai c’era più poco da fare. Gli ostacoli apposti dagli inglesi si erano trasformati in una condanna a morte per decine di migliaia di ebrei. L’atteggiamento britannico sulla vicenda degli ebrei internati in Germania è stato al centro di molte critiche negli ultimi anni. Si è parlato di mancanza di interesse, soppressione di notizie ed antisemitismo, sia nel governo che nella Bbc. Nel 1940 molti ebrei giunti nel Regno Unito per cercare rifugio, inclusi degli italiani, furono arrestati, internati e trasportati in alto mare su navi che avevano del filo spinato perfino sul ponte.

Da Triangolo Rosso, ottobre 1999

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