TESTIMONIANZE di SOPRAVVISSUTI
Dall'emarginazione
allo sterminio: Il
genocidio nazionalsocialista dei Sinti e dei Rom
di Silvio
Peritore
Nato
nel 1961 a Karlsruhe, laureato in politica, storia ed economia, dal 1998 è
direttore del reparto «Dokumentation» nel Dokumentationsund Kulturzentrum
Deutscher Sinti und Roma a Heidelberg. Si occupa di siti memoriali e di politica
della memoria, è membro della Fondazione «Topographie des Terrors» e «Stiftung
Brandenburgische Gedenkstätten», nonché di altre commissioni specialistiche.
La
base per la politica razziale nazionalsocialista non era costituita soltanto dal
mortale antisemitismo ma anche dall’immagine del nemico «Zingaro» che
troverebbe «fondamento» nella biologia. Nell’ambito della legislazione di
Norimberga definiti, come anche gli ebrei, «strani di razza e di sangue», i
Sinti e I Rom furono sistematicamente privati dei loro diritti ed emarginati da
tutti gli spazi della vita pubblica. Un ruolo importante in questo processo
ebbero gli studiosi delle razze, che collaboravano strettamente con l’apparato
delle SS. I medici e gli antropologi, come ad esempio Robert Ritter, direttore
del «Rassenhygienischen Forschungsstelle», l’istituto per la ricerca
sull’igiene delle razze, fondato a Berlino nel 1936, giustificava il genocidio
ideologicamente e creava le basi per la sua realizzazione attraverso la
registrazione di tutti i Sinti e Rom che vivevano nel Reich. La circolare di
Himmler dell’8 dicembre del 1938 faceva esplicito riferimento alla
rassenbiologische Forschung, studio della biologia delle razze; fondamentale per
il processo della persecuzione. Nella parte introduttiva metteva in evidenza la
necessitava di una soluzione finale per la questione degli «zingari». In
questo periodo centinaia di Sinti e Rom erano già internati nei campi di
concentramento, dove gli ebrei, loro compagni di sventura, erano esposti al
terrore delle SS. Nel settembre
del 1939 con lo scoppio della seconda guerra mondiale e la fondazione
dell'ufficio per la sicurezza del Reich, nuova istanza centrale della politica
razziale nazionalsocialista, il processo di persecuzione entrò in una nuova
fase. Dopo l'occupazione della Polonia, la direzione delle SS cominciò a
realizzare il programma di ricomposizione fondiaria, che pareva utopica; nello
stesso tempo fu avviato il trasferimento e l'emarginazione violenta di centinaia
di migliaia di uomini. La parte pregnante del progetto fu la prevista
deportazione di tutti gli ebrei, Sinti e Rom del Reich nel Governatorato
generale
delle aree occupate polacche. Deportazione deliberata, il 21 settembre del '39,
a Berlino, durante una conferenza degli alti ranghi delle SS, della quale
esistono i documenti. 1117 ottobre del 1939, Himmler emana il Decreto per il
domicilio coatto, che impediva ai Sinti e Rom, sotto la minaccia di
internamento, di lasciare il proprio luogo di residenza, ma che serviva anche a
preparare la deportazione. Il 27
aprile del 1940 Himmler diede l’ordine per la deportazione dei primi 2500
Sinti e Rom nel Governatorato polacco.
Dopo il loro arrivo furono stipati nei campi di lavoro e poi nei ghetti. Bambini
e anziani furono costretti a lavorare fino allo stremo delle forze nelle
costruzione delle strade, nelle cave o nelle fabbriche d'armi. La fame, il
freddo e i maltrattamenti scandivano le giornate. Chi si ammalava veniva
abbandonato a se stesso e soprattutto chi non era più nelle condizioni di poter
lavorare viveva con la continua ansia di essere ucciso. La gran parte dei Sinti
e dei Rom che fu deportata nel maggio del 1940 dalla Germania, morì di morte
violenta nella Polonia occupata. Nel novembre del 1941, 5000 Sinti e Rom, la
maggior parte dei quali bambini e giovani, furono deportati dal Burgenland
austriaco nel ghetto di Lodz, dove fu sistemato lo Zigeunerlager, campo
degli zingari, separandone un'area dal ghetto ebraico. Responsabile dell'organizzazione dei trasporti degli zingari fu Adolf Eichmann. Centinaia di
uomini morirono, soprattutto di tifo, nelle settimane successive a causa
delle condizioni di vita disumane e furono seppelliti in un' area separata del
cimitero ebraico. Nel gennaio del 1942 da Lodz, tutti gli internati del campo
degli zingari furono portati nel campo di sterminio Chelmno, nel quale
poco dopo il loro arrivo furono soffocati dal
monossido di carbonio in autocarri trasformati in camere a gas. In questo
periodo il genocidio dei Sinti e Rom fu avviato anche nelle altre aree occupate
dell'Europa dell'Est e del Sudest. È documentata la fucilazione di massa
nell'Unione Sovietica, dove, nelle zone a ridosso del fronte, dall'autunno del
1941, le Einsatztruppen delle SS uccisero sistematicamente ebrei, Sinti e
Rom e altri gruppi dichiarati nemici del Reich. Il contributo della Wehrmacht e
della polizia alla politica di sterminio contro i Sinti e Rom è documentato
anche per la Polonia e la Serbia. Il 16 dicembre del 1942, Himmler ordinò che i
Sinti e Rom rimasti nell' area del Reich, venissero deportati ad Auschwitz.
Poco dopo furono emanati gli stessi ordini per l'Austria, la zona di Bialystok,
l'Alsazia, la Lorena, il Lussemburgo, il Belgio e i Paesi Bassi. Dal
febbraio del 1943, circa 23 000 Sinti e Rom, cittadini di quasi tutti i Paesi
europei, furono deportati ad Auschwitz-Birkenau. La maggior parte proveniva
dalle aree del Reich: Sinti e Rom, tra i quali 10000 tedeschi e 3000 austriaci.
Stipati nei vagoni ferroviari, molti non sopravvissero alla tortura del
viaggio di diversi giorni fino ad Auschwitz. Tutto ciò che era di proprietà di
questi uomini,le case, i terreni, i gioielli e il patrimonio, comprese le
suppellettili domestiche rimaste, come nel caso degli ebrei, fu confiscato e
ritirato a favore del Reich. Le famiglie Sinti e Rom che arrivarono ad
Auschwitz-Birkenau, furono stipate nelle baracche di legno, già strapiene, del Lagerabschnitt
B II, soprannominato dalle SS «Zigeunerlager»; questo
settore fu circondato da filo spinato elettrificato. Dopo la registrazione e la
suddivisione per sesso, fu apposto il marchio «Z» sul braccio, i bambini più
piccoli furono marchiati sulla coscia. Fra il marzo e il maggio del 1943 le SS
uccisero con il gas, in due distinte operazioni, 2700 Sinti e Rom. Alla fine del
1943, a causa del terrore e delle condizioni di vita inumane, la gran parte
degli uomini internati negli Zigeunerlager era già morta. Il
16 maggio del 1944 ci fu il primo tentativo di «liquidazione» dello Zigeunerlager,
che significava uccidere tutti gli internati nelle camere a gas; in questo
momento ad Auschwitz-Birkenau 6000 uomini dei 23 000 Sinti e Rom erano ancora
vivi. Il tentativo fallì a causa della resistenza degli internati, tra i quali
vi erano anche molti ex soldati della Wehrmacht, che avevano ricevuto una
soffiata alla vigilia e si erano quindi barricati nei block, con attrezzi e armi
di fortuna; per tale motivo le SS furono costrette a interrompere l’azione di
sterminio. In seguito tutti i Sinti e Rom classificati fra quelli in grado di
lavorare, furono selezionati e deportati in altri campi di concentramento del
Reich per, come si disse, «ucciderli attraverso il lavoro». In tutto rimasero
ad Auschwitz circa 2900 Sinti e Rom, soprattutto uomini vecchi e malati, madri e
bambini. Per realizzare il progetto di chiusura dello Zigeunerlager, nella notte
fra il 2 e il 3 agosto del 1944, tutti furono portati nelle camere a gas.
Oggi il nome di Auschwitz è anche un simbolo del genocidio dei
Sinti e dei Rom, che nell'Europa occupata dai nazisti e dai fascisti ha
provocato all'incirca mezzo milione di vittime. Occupazione perpetrata in nome
di un'ideologia del disprezzo del genere umano, da un apparato statale moderno.
Un crimine che ancora oggi, come la Shoah, sfugge a qualsiasi paragone
storico.
Dokumentations-und
Kulturzentrum Deutscher Sinti
und Roma -
Bremeneckgasse
2 - 69117 Heidelberg - Germania
(da l'Unità 27 gennaio 2005 - Voci della memoria - Testimonianza e racconto della deportazione)