Sette del Corriere della sera
Spettacoli Parla lo scrittore che ha ispirato «Amen»
Le
mie accuse a Pio XII? Papa Giovanni mi dava ragione
Poco
amato in patria Rolf Hochhuth è diventato
famoso per «Il Vicario» che condanna Pio XII per il suo silenzio verso gli ebrei. Un
testo nato all'ombra del cupolone grazie alle confidenze di un monsignore. E che
dopo 39 anni ancora fa scalpore con il film di Costa Gavras. Ritratto di un
autore che ha sempre cercato lo scandalo. Anche a spese di Churchill.
di
Francesca Pini
Ripensare
la Storia con la lente deformante delle ipotesi: che cosa sarebbe successo se
Pio XII avesse pubblicamente denunciato l'Olocausto? O se avesse seguito
l'esempio del suo predecessore, papa Ratti, che apertamente nel 1938 affermò:
«No, non è possibile per i cristiani partecipare all'antisemitismo...
noi siamo spiritualmente semiti»? Forse papa Ratti aveva avuto modo di
riflettere sulla lettera (ancor oggi secretata dal Vaticano) a lui indirizzata
nel '33 dalla filosofa Edith Stein, ebrea convertita, poi carmelitana (morta ad
Auschwitz nel '42 e fatta santa nel '98), che prevedendo gli orrori di Hitler,
lo implorò di scrivere un'enciclica sugli ebrei. Richiesta che però non fu
esaudita. La questione sul «silenzio» di Pio XII fu sollevata da intellettuali
come Camus e Mauriac. E nel 1963 apparve Il VIcario, testo teatrale, che
accusava Pacelli, scritto da Rolf Hochhuth (protestante, figlio di un
industriale calzaturiero, libraio, poi lettore per la casa editrice Bertelsmann)
e messo in scena a Berlino lo stesso anno da Erwin Piscator, il regista di
Brecht. Da quel momento lo scandalo esplose ovunque il VIcario fosse
allestito: nel '63 all'Athénée di Parigi ci furono tafferugli in sala, fu
aggredito l'attore Alain Mottet che impersonava il Papa, a Basilea ci fu una
fiaccolata di quattromila cattolici, a New York nel '64 fu istituito un apposito
comitato di protesta. Nel '65 a Roma il caso finì in Parlamento: la polizia
fece irruzione nello scantinato dove Gian Maria Volonté lo recitava con altri
attori, che subito iniziarono lo sciopero della fame e del sonno. Ora quel testo
è tornato alla ribalta per il film Amen di Costa Gavras. Per Hochhuth
(qui intervistato) la storia è materia bruta da utilizzare a suo uso e consumo:
come fece ancora nel '67 per il dramma Soldati in cui accusava Churchill
di essere il mandante dell'assassinio del premier polacco Sikorski nel '43.
Nel
'63, a Parigi, conobbe Camus?
«No,
anche se lui scrisse la recensione teatrale. Non ho frequentato nessuno degli
intellettuali dell'epoca: ero giovanissimo, nessuno mi conosceva. Ma quando
Piscator lesse il mio libro telegrafò all'editore chiedendo: "Chi si
nasconde dietro lo pseudonimo Hochhuth?". Life fece un articolo di
sei pagine. Quando un noto critico teatrale incontrandomi mi disse: "Lei è
diventato famoso in tutto il mondo", credevo scherzasse. All'estero ho
sempre avuto buone recensioni, in Germania no. Non possono tollerarmi. Come
persona, dico».
Suo
padre da che parte stava nella seconda guerm mondiale?
«Non
ha alcuna importanza. Nel 1945 avevo 14 anni, e sentivo dire che eravamo un
popolo di assassini. Due giorni dopo che gli americani avevano occupato Eschwege
mia città natale, mio zio venne nominato sindaco sostituendo quello nazista. E
vedemmo le immagini del generale Eisenhower che piangeva mentre attraversava il
lager di Buchenwald. Allora mi ricordai di una frase detta a mia nonna
dall’autista di mio nonno tornato dal fronte russo in permesso "se
qualcosa di ciò che stiamo facendo dovesse andare storto e se dovessero
vendicarsi di noi tedeschi...". Era solo l'inizio della persecuzione,
quando gli ebrei venivano fucilati».
Come
nacque il Vicario?
«Lo
scrissi nel 1960 in una casa di religiosi tedeschi, proprio di fronte a San
Pietro. Diventai amico di un collaboratore della segreteria di Stato, poi
nominato nunzio».
Può
fare il suo nome?
«No!
Non potei accedere agli archivi, come nessuno, del resto. Mi posi la domanda: c'è
un pezzo di carta, una lettera, in cui Pio XII una sola volta parli
dell'Olocausto? Non trovai risposta. Quel monsignore mi assicurò che documenti
di quel tipo non c'erano».
Dopo
lo scandalo che seguì la messa in scena del suo «Vicario» Paolo VI istituì
una commissione per pubblicare i documenti che riguardavano Pio XII, gli ebrei,
la Chiesa e il regime nazista.
«Quando
il Vicario andò in scena a Londra sul programma di sala venne stampata
una lettera di Paolo VI che difendeva Pio XII! Sosteneva che se il suo
predecessore avesse protestato le conseguenze sarebbero state peggiori! Assurdo».
Montini
voleva indagare la verità storica.
«Ma
non trovarono una prova che smentisse il mio testo teatrale. Non c'è alcuna
carta di Pio XII che riguardi il terzo Reich o il Führer che menzioni per
iscritto, o anche a voce, gli ebrei, per i quali non ha mai speso mezza parola».
Questo
non è esatto, gli studiosi hanno fatto luce proprio su questo.
«Perché
allora non si proibisce il mio testo se dice il falso? Perché non me ne porta
uno di questi documenti, eh, se esiste?».
Li
può trovare da sé, negli undici volumi pubblicati dopo la ricerca svolta dal
‘64 all'’81 dai quattro gesuiti incaricati da Paolo VI. Oppure avvalendosi
di fonti aggiornate.
«Legga
il libro di Cornwell Pio XlI il papa di Hitler. Giovanni XXIII, uomo di
carattere, avrebbe protestato. Pio XII era un vile e Comwell ha potuto
dimostrare che era antisemita fin da giovane. Nel 1944 in Ungheria furono
deportati 400 mila ebrei. Roma e il Vaticano erano già sotto la protezione
degli americani! Ma neppure allora ebbe il coraggio di esprimersi!».
Quel
libro è stato sconfessato anche da storici non cattolici.
«Mi
spiega perché quando Giovanni XXIII lesse Il Vicario e gli chiesero che
cosa si potesse fare contro questo testo disse: "Nulla, contro la verità
non si può fare nulla"? Quella frase fu riportata da Hannah Arendt».
Non
mi risulta. Pio XII seguiva i movimenti della resistenza tedesca, era
informato dal suo segretario, che
teneva i contatti con Joseph Müller, un oppositore del regime nazista.
«Nessuno
in Germania conosce questo Herr Müller».
Ah,
sì? Müller
fu internato a Buchenwald e Dachau e torturato. Dal '47 al '50 fu vice primo
ministro...
«Che
fosse un oppositore è stato detto dopo, non è stato fucilato ed è
sopravvissuto».
Pensa
sia una colpa? Nel maggio 1940 quando
Hitler decise d'invadere Belgio, Olanda e Lussemburgo, Pio XII fece allertare i
regnanti con telegrammi criptati poi intercettati dalla polizia fascista e
passati ai nazisti. Come giudica questo gesto del papa tutt'altro che
neutrale?
«Ma
cosa c'entra questo con l'Olocausto? Non ha alcun nesso».
Non
direi. Lei pensa che Pio XlI sia stato
un criminale filonazista?
«Il
suo silenzio sull'Olocausto è stato un crimine. Soprattutto perché quest'uomo,
che si riteneva il Vicario di Cristo in terra, tacque sul più grande assassinio
della storia! A favore dei nazisti».
Come
può essere sicuro che se avesse
parlato della persecuzione degli ebrei, Hitler le avrebbe sospese?
«Nessuno
può essere sicuro, e non l'ho mai nemmeno affermato nel mio testo. Dico che
avrebbe potuto sollevare una protesta. Come fecero nel 1940 il vescovo cattolico
di Münster von Galen e quello
evangelico di Stoccarda: ribellandosi fermarono la politica eugenetica dei
nazisti che sopprimeva i malati di mente».
Quella
discriminazione era su base genetica e toccava prima di tutto i tedeschi. Per
gli ebrei era di tipo razziale.
«Ma
il vicario di Cristo ha voltato lo sguardo permettendo solo di nascondere nei
conventi qualche ebreo...».
Furono
più di 800 mila.
«Ne
sono morti sei milioni! Non dico che il Vaticano non volesse salvarli, ma era un
puro caso riuscire a trovare la porta di un convento».
E
la gratitudine espressa da molti rabbini e anche da Golda Meir subito dopo la
guerra, verso Pio XlI per la sua azione sotterranea a favore degli ebrei?
"Finché
il mio libro non era uscito la pensavano così! Anni prima che io scrivessi Il
Vicario due polacchi, Poliakov e Wulf, avevano raccolto due volumi di
documenti compromettenti dai quali ho attinto. Il 28 ottobre 1943 Weiszäcker
ambasciatore di Hitler presso la Santa Sede scrive al ministro degli esteri:
"Il Papa per quanto sappiamo pressato da più parti non si è lasciato
convincere a prendere nessuna misura dimostrativa contro la deportazione degli
ebrei". Non le basta? Il terzo Reich ha fatto fuori tremila sacerdoti e non
una sola volta Pio XII ha tentato d'intervenire presso Hitler in favore di uno
di questi suoi figli! Ha ignorato anche loro, era senza cuore. E adesso la
Chiesa vuoI farlo santo!».
Se
è per questo non parlò pubblicamente
neppure dei due milioni e mezza di cattolici morti in Polonia, così come non lo
fece per gli ebrei: il suo non esporsi era una strategia politica, non un
atteggiamento antisemita.
«Gli
studiosi non hanno potuto trovare nulla che scagionasse Pio XII».
Una
lettera del nunzio Orsenigo dimostra il contrario: fu inviato dal Papa nel '43 a
Berchtesgaden per parlare con Hitler della questione ebraica, E venne cacciato
sui due piedi. Cosa ne pensa?
«Credo
a questa lettera solo se la vedo con i miei occhi. Lei mente».
Niente
affatto: guardi, è pubblicata.
«Sono
stupito che il Vaticano non l'abbia detto ufficialmente fino a oggi».
Lei
ammette solo la sua «verità»?
«La
verità che Pio XII abbia taciuto è sufficiente per un testo teatrale».
Certo
non per la Storia.
Da Sette/Corriere della sera, 16 maggio 2002