la Repubblica

L’ultimo segreto del Terzo Reich

Decriptata dopo 64 anni la nota di un sottomarino nazista inviata da Enigma

dal nostro corrispondente Enrico Franceschini

Londra - Era probabilmente l'ultimo segreto, perlomeno fra quelli in codice cifrato, del Terzo Reich: un messaggio trasmesso da una U-boat tedesca il 25 novembre 1942, durante la cruciale battaglia dell'Atlantico, quando i sommergibili nazisti affondavano centinaia di tonnellate di navi alleate nell'Oceano. Ci sono voluti sessantaquattro anni, ma finalmente, con l'aiuto dei computer, per la precisione di duemilacinquecento computer, è stato risolto. Non rivela più niente di importante sulla Seconda guerra mondiale e sulla battaglia che infuriava attorno alle coste dell'Inghilterra: rivela soltanto qualcosa sulla natura umana, sugli uomini che, messi davanti a un rebus, non s'arrendono finché non l'hanno risolto. È una storia che ci riporta indietro fino ai giorni più bui del conflitto. La Gran Bretagna, rimasta sola in Europa a difendersi da Hitler, aveva creato una stravagante squadra di matematici, scienziati e gran maestri di scacchi, cui era stato affidato il compito di decifrare gli 8500 messaggi in codice trasmessi al giorno dal nemico, nel tentativo di individuare, fra le altre cose, i movimenti delle micidiali U-boat del Führer. Come è noto, i decrittatori di BletcWey Park, dal nome della località top secret in cui lavoravano, riuscirono col tempo a decifrare il Codice Enigma, un'impresa decisiva per le sorti della guerra, celebrata non solo dai libri di storia ma pure, recentemente, da film e romanzi come «Enigma» di Robert Harris. Ma non sempre i «code-breakers» ebbero successo, anche perché i nazisti, aggiungendo una «quarta ruota» al Codice Enigma, si sforzavano continuamente di rendere più complicata la soluzione. A un certo punto la cattura di una U-boat, con a bordo i libri dell'ultimo aggiornamento di Enigma, permise ai decrittatori di superare nuovi ostacoli. Ma, al termine delle ostilità, una serie di tre messaggi in codice rimasero irrisolti. Quello del 25 novembre 1942 è uno dei tre. Si sapeva che a trasmetterlo era stato un capitano tedesco, Hartwig Looks, comandante della U-boat 264. Ma cosa diceva? L'anno scorso Stefan Krah, un violinista di origine tedesca con la passione per codici e computer, ha accettato la sfida, scrivendo un programma di software per decifrare il codice, «una miscela di forza bruta e tentativi algoritmici di arrivare alla verità», e mettendolo su Intemet. In pochi mesi migliaia di entusiasti decrittatori dilettanti si sono uniti a lui nella caccia, e con la potenza collettiva dei loro computer hanno decifrato il messaggio. Non dice nulla di speciale: «costretti a sommergerci durante un attacco, cariche in profondità», dando l’ultima posizione del «nemico». Per Ralph Erskine, il decrittatore dilettante che nel '95 sottomise i tre messaggi irrisolti alla rivista americana Cryptologia,la soluzione rappresenta comunque una pietra miliare: «Hanno fatto quello che i professionisti di Bletchley Park non riuscirono a fare». La differenza la fa il computer, che - a Bletchley Park ovviamente non avevano. Ma l'ironia della storia è che le idee sviluppate da Alan Turinge dagli altri decifratori inglesi del Codice Enigma contribuirono proprio all'invenzione del moderno computer.

Le tappe

Il messaggio era stato inviato dal sottomarino tedesco U-264 il 25 novembre 1942 dal comandante nazista Hartwig Looks mentre era in corso la battaglia nell’Atlantico. I crittografi inglesi di Bletchley Park, nella contea di Buckingham, all’epoca non riuscirono a tradurre il messaggio. Dei tre testi Enigma [il codice segreto dei tedeschi] non decrittati alla fine della guerra questo era l’ultimo ancora da svelare. Dal 1995 un gruppo di crittografi non professionisti ha cercato di svelare il messaggio grazie a un programma elaborato da Stefan Krah, violinista tedesco appassionato di Enigma. Infine, attraverso 2.500 computer collegati, il testo è stato decifrato.

Il testo decrittato:

Costretti a immergerci durante l’attacco, mine di profondità. Ultima localizzazione del nemico h 8.30, Marqu AJ 9863, 220 gradi, 8 miglia nautiche. (Sto) seguendo (il nemico). (Il barometro) scende (di) 14 Millibar, NNO 4, visibilità 10.


Intelligence e gioco in tempo di pace

di Stefano Bartezzaghi

La vicenda del messaggio decifrato dopo quasi sessantacinque anni ha qualcosa di più della curiosità storica. Deve il suo fascino, almeno in parte, alla tecnologia e alla nuova forma di collettività (il «distributed computing») che si sono dovute mettere in campo per decifrarlo. Una parte preponderante è però giocata dalla totale irrilevanza del messaggio stesso. Ormai quando e perché quel sommergibile si è immerso non ha alcun significato. Il nemico di cui parla il messaggio ha cambiato posizione, e non è neanche più un nemico. La criptoanalisi militare si è di conseguenza trasformata in crittografia. Per la disciplina della criptoanalisi militare gli elementi importanti sono due: il contenuto del messaggio, che è l'obiettivo da raggiungere, e il tempo di decifrazione, perché è impellente conoscere le intenzioni del nemico e poter preparare le contromosse opportune. Se il tempo passa, e l'enigma non viene sciolto, le cose vanno come devono andare, le intenzioni segrete diventano prima o poi palesi, nuove tattiche e strategie verranno preparate nell'ombra. Il contenuto segreto del messaggio intercettato svanisce, perché non ha più un'importanza pragmatica. L'enigmistica incomincia qui: quando i messaggi segreti non valgono più per il loro contenuto. Si trasformano in parole d'ordine, l'importante è conoscerle e non sapere cosa vogliono dire. Non vogliono dire niente, per definizione. La guerra si è tramutata in un gioco, l'intelligence è tornata a essere una pura forma di intelligenza: quel tipo di intelligenza che non tollera di rassegnarsi e che si accanisce su una sfida finché non ne viene a capo, come i giapponesi che resistevano senza arrendersi ancora anni dopo la fine della guerra.

la Repubblica, 4 marzo 2006

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