la Repubblica
No
al
corteo fascista a
Loreto
I
partigiani
chiedono di vietare la
manifestazione della Fiamma
- An e Lega non firmeranno la
mozione presentata in Comune dall’Unione. Tino Casali: "Inaccettabile
l'omaggio a Mussolini"
di
Andrea
Montanari
«Bloccate
il corteo dei fascisti». I partigiani e la sinistra sono uniti contro la
manifestazione che Il Movimento sociale-Fiamma tricolore ha organizzato per
sabato a piazzale Loreto insieme al corteo in centro. E insieme chiedono al
questore Scarpis di vietarla. Protestano anche gli ebrei. E sulla questione è
polemica con la Casa delle Libertà, in Comune. L'iniziativa è stata
fissata proprio alla vigilia dell' inizio delle celebrazioni in ricordo della
Shoah, che culmineranno domenica 29 con la celebrazione alla loggia dei
Mercanti della giornata della memoria. «Una vera provocazione che pesa nella
vita civile e sociale di questa città - denuncia Tino Casali, presidente dell'Anpi,
l'associazione degli ex partigiani - Soprattutto se, come ci risulta, dovesse
iniziare con un omaggio a Benito Mussolini». Anche per questo, ieri l'Anpi ha
deciso di anticipare a sabato l'inizio della settimana della memoria, con un
omaggio proprio in piazzale Loreto ai 15 partigiani trucidati nell’agosto
del 1945 dai nazifascisti. Oggi
il capogruppo dei Ds Emanuele Fiano incontrerà il questore per ribadirgli di
vietare la manifestazione della Fiamma tricolore. Una richiesta che è anche
del presidente della Provincia Filippo Penati. «Chiedo al questore - ha
precisato il numero uno di palazzo Isimbardi -
di evitare la sovrapposizione
di questo corteo con la settimana che ricorda le vittime della Shoah. In un
simile
momento, la sfilata di un partito di cui fanno parte gruppi vicini a
posizioni che negano lo sterminio sarebbe l'ennesima offesa ai morti e
ai loro figli». L'Unione presenterà in
consiglio comunale una mozione contro la manifestazione, ma nel centrodestra
il capogruppo di An Stefano Di Martino e l'europarlamentare della Lega Matteo
Salvini avvertono che non la firmeranno, quindi non potrà essere votata subito. «Ognuno -
spiega il primo -
è libero di manifestare dove
vuole. Non mi risulta che la Questura e la Prefettura si siano trasferite a
palazzo
Marino». Forza Italia e l'Udc, con i capigruppo Manfredi Palmeri e Giovanni
Testori, pur giudicando «inopportuna la manifestazione» dicono «no al
divieto».
Durissima la reazione del segretario provinciale della Fiamma tricolore
Marco De Rosa, che accusa il centrosinistra di aver usato «parole di
intolleranza». Di qui l'annuncio di una querela al capogruppo di Rifondazione
comunista a palazzo Marino Gianni Occhi per aver definito «un partito di
antisemiti e razzisti dichiarati» il suo movimento. Secca la replica di
Occhi: «Sono onorato di essere querelato per aver detto queste cose». In
questo clima sempre più confuso, dalla Questura fanno sapere che il questore
Scarpis oggi esaminerà la situazione. Solo nel caso di comprovati motivi di
ordine
pubblico potrebbe chiedere agli organizzatori di spostare la data o cambiare il
tragitto del corteo. Che secondo il programma partirà alle 16,30 da porta
Venezia per concludersi in piazza San Babila con un comizio del segretario
nazionale della Fiamma, l'eurodeputato Luca Romagnoli. Nel frattempo, via
internet è già partito il tam
tam tra i centri sociali. E sono
comparsi alcuni messaggi minacciosi sui loro siti, come Indymedia che
invitano tutti a «contrastare la presenza fascista a Milano questo sabato».
Lo
storico - Sarfatti: oltraggiano ebrei
e partigiani
per farsi pubblicità
"Li
invito alla mostra sulla Shoah"
di
Luigi Bolognini
Michele
Sarfatti, storico, direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea,
che pensa della marcia della Fiamma tricolore per il centro città?
«Penso
che questi signori potrebbero fare una piccola deviazione alloro corteo, e
andare in via Sant' Andrea, dove giusto due giorni fa abbiamo aperto una
mostra sulla persecuzione degli ebrei. Vengano in sommesso silenzio, magari,
per vedere le firme autografe di Mussolini e del re sotto le leggi razziali del
'38, o il registro del carcere di San Vittore ai tempi della Repubblica
sociale, dove si indicavano solo le generalità dei non ebrei, gli altri erano
numeri, come delle cose».
L'ipotesi
è che una delegazione vada anche a piazzale Loreto. Perché quel posto ha
tuttora
una carica simbolica così forte?
«Perché
la maggioranza degli italiani non dimentica le nefandezze del regime, e perché
c'è una minoranza che invece le esalta tuttora, senza arrendersi alle verità
elementari della storia. Paradossalmente se si estinguesse questa minoranza
anche il ricordo di piazzale Loreto, dell'eccidio dei partigiani nel 1944 e di
Mussolini appeso per i piedi nel 1945, si attenuerebbe».
Ma
come mai tuttora c'è gente che esalta il fascismo?
«Perché
Mussolini ha comunque governato per 20 anni, e a lungo ha goduto del consenso
degli italiani. Quanto questo consenso fosse estorto, carpito o sincero è un
altro discorso, ma comunque c'era. Ha inciso sul tessuto vivo della nazione.
Per questo la storia non diventa storia ma resta politica».
Un
corteo così lo proibirebbe?
«Non
lo so. Ci sono due posizioni in netto conflitto in me: reprimere questi oltraggi
alla verità e garantire a chiunque la libertà di parola ed espressione. Il
vero problema è che esistano ancora persone che inneggiano a Mussolini, che
desiderano simili cortei. È innegabile che una manifestazione così in
luoghi dove si ricordano la Shoah e la Resistenza,
e nella settimana che culmina con la festa della Memoria, che commemora la
liberazione di Auschwitz, sia una
provocazione. Fatta probabilmente per cercare
pubblicità».
Il
promotore
Il
leader della Fiamma tricolore
Onorevole
Luca Romagnoli, segretario nazionale del Movimento sociale-Fiamma tricolore,
perché avete organizzato la manifestazione alla vigilia della settimana in
ricordo della Shoah?
«Non
sapevo nemmeno che ci fosse. La nostra sarà semplicemente una manifestazione
elettorale. Parleremo solo del caro vita. come abbiamo fatto a Roma e faremo
a Napoli. Non vogliamo offendere nessuno».
È
vero che è previsto un ricordo a piazzale Loreto di Benito Mussolini?
«Non
mi risulta. Ma se ci sarà, sarò lì. Ognuno ha il diritto di omaggiare i
propri morti nella data e nel posto che ritiene opportuno».
E
questa non le sembra una provocazione?
«Non
vedo lo scandalo. Perfino Massimo D'Alema ha ammesso che quella di piazzale
Loreto fu una barbarie...
Non
potevate scegliere un'altra data?
«La
manifestazione avrebbe dovuto tenersi in dicembre, ma le forze dell'ordine ci
hanno consigliato di rinviarla a sabato per la concomitanza con lo shopping
natalizio.
Mi fa ridere che qualcuno possa pensare che l'abbiamo scelta apposta».
E
se il questore decidesse di vietarla per motivi di ordine pubblico?
«Sarei
molto curioso di sapere con quali argomenti. E io valuterei se rispettare un
provvedimento del genere. Il nostro è un partito rappresentato sia nel
parlamento italiano che in quello europeo».
Che
però non rinnega il fascismo.
«È
vero. La nostra è una politica dei valori ideologici che non rinnega il
passato. Mussolini ha fatto anche cose buone, che non possono essere rinnegate.
Lo ha riconosciuto anche uno storico come Renzo De Felice».
Sabato
vedremo i saluti romani e sfileranno anche le teste rasate?
«Per
quanto mi riguarda, ci saranno i nostri militanti con le bandiere del partito.
Se poi si infiltreranno dei provocatori, ognuno si assumerà le proprie
responsabilità».
(a.
m.)
il
luogo
Quel
giorno un plotone di militi fascisti della legione Muti fucilò 15 partigiani,
i cui corpi vennero poi esposti in piazzale Loreto. L'azione venne
compiuta per volontà del comandante delle SS Teodor Emil Saevecke, capo della
polizia di Sicurezza nazista.
L’ordine contenuto in un bando
del maresciallo Kesselring, prevedeva che il colonnello della guardia
nazionale repubblicana Pollini mettesse a disposizione dei tedeschi un
plotone d'esecuzione. Lo scopo era dissuadere la popolazione civile
antifascista dal contrastare l'occupazione tedesca, e all'inizio ventisei
persone furono prelevate dalle carceri, dove erano state rinchiuse perché
ritenute colpevoli di azioni contrarie al governo della Repubblica
sociale di Salò. A esecuzione avvenuta i nazisti fecero anche pubblicare sui
giornali la lista delle ventisei persone, quindici delle quali erano state
trucidate.
29
APRILE 1945
I
corpi di Benito Mussolini, della sua amante Claretta Petacci e di alcuni
gerarchi fascisti fucilati dai partigiani per ordine del Comitato di liberazione
nazionale Alta Italia a Giulino di Mezzegra e a Dongo, sul lago di Corno, furono
appesi alla tettoia di un distributore di benzina ed esposti a testa in
giù al pubblico disprezzo: la folla inferocita colpì le salme con calci e
sputi. Qualche giorno prima il duce aveva lasciato la Prefettura di Milano per
tentare di scappare in Svizzera, abbandonando i pochi suoi fedelissimi ormai
in rotta. Provò a travestirsi con una divisa militare tedesca, ma fu
scoperto e fatto prigioniero a Dongo da una brigata partigiana che aveva
bloccato
la colonna tedesca in ritirata, con la quale Mussolini cercava di mettersi in
salvo. Il 25 aprile a Milano era iniziata l'insurrezione contro l'occupazione
tedesca. Dopo
molti anni fu ritrovato e reso pubblico un filmato girato quel giorno a piazzale
Loreto, che suscitò polemiche e provocò molta emozione. Come è poi accaduto
di nuovo l'anno scorso, quando un altro spezzone, inedito, ha mostrato il dettaglio
di una donna tra la folla che tira un calcio al volto tumefatto di Mussolini.
la
Repubblica,
19 gennaio 2006