la Repubblica
I deportati dell'ex Caproni ricordano le rappresaglie
Primo marzo 1944: Il Comitato segreto di agitazione di
Piemonte, Lombardia e Liguria proclama lo sciopero generale delle fabbriche. A
Milano, nonostante Il presidio permanente delle 55, si ferma l'Alfa Romeo, si
fermano la Breda, la Pirelli, la Montecatini. E si ferma anche la Caproni. Oggi
i capannoni della più famosa azienda di aeroplani del periodo non esiste più.
Sono stati chiusi nel 1949. Ma cinquanta anni fa, in via Mecenate, vi lavoravano
cinquemila persone. Lo sciopero dura una settimana, tra serrate, minacce,
Intimidazioni e arresti. Quando I comitati segreti aziendali Invitano a
riprendere il lavoro scatta la rappresaglia nazista. E scattano le deportazioni:
a Mauthausen e ad Auschwitz. Trentanove lavoratori della Caproni non torneranno
più. Domenica prossima a cinquant’anni esatti, nella ricorrenza degli
scioperi del marzo del '44, ci sarà una manifestazione al centro sportivo «Bonacossa»
di via Mecenate 74. Ė un Incontro con i superstiti e i familiari dei caduti
della Caproni, sia nel lager nazisti sia tra le file della Resistenza.
Cinquantotto tra operai e impiegati: nove sono caduti in combattimenti nelle
formazioni partigiane (o sono stati fucilati dopo la cattura), dieci! sono stati
fucilati per rappresaglia, trentanove, come detto, sono stati deportati a
Mauthausen, per la stragrande maggioranza arrestati per gli scioperi del '44.
L'appuntamento è In via Mecenate alle 10.30. Parlerà Il presidente nazionale
dell'Aned, l'Associazione nazionale ex deportati politici nel campi di
sterminio, l'avvocato Gianfranco Maris. Per Informazioni, si può contattare
Giandomenico Panizza (tel. 39267510) uno dei partecipanti allo sciopero e uno
dei deportati sopravvissuti al lager.
Da la Repubblica, 9 marzo 1994, per gentile concessione