la Repubblica
Due
iniziative editoriali
Resistenza
- Cari revisionisti quella guerra fu giusta
di
Giorgio Bocca
Quasi
in risposta al revisionismo che non ama la Resistenza, e oscilla fra la sua
riduzione politica e militare e la equiparazione con il fascismo
collaborazionista di Salò, escono due opere di grande impegno editoriale:
l'Atlante storico della Resistenza Italiana per i tipi di Bruno Mondadori, sotto
il patrocinio dell'Istituto nazionale del Movimento di liberazione e in due
volumi, il Dizionario della Resistenza da Einaudi. Il primo ricco di mappe che
visualizzano la nascita e la crescita delle formazioni partigiane per quella che
fu la loro guerra "piccola" dentro il quadro della guerra
"grande" combattuta dalle armate angloamericane e dalla Wermacht. Due
opere che ripropongono i temi fondamentali sia della storiografia resistenziale
sia del revisionismo. E precisamente: la Resistenza fu una guerra risorgimentale
contro l'invasore o una guerra civile? Essere partigiani o essere fascisti di
Salò era moralmente equivalente? Con essa la patria fu spezzata per sempre o
rinacque? Quale contributo reale diede alla vittoria sul nazismo? Fu una
Resistenza democratica o una Resistenza rossa? La risposta a queste domande non
è semplice. Primo perché la storia che è stata scritta è una
storia di vincitori o di perdenti e non la impossibile storia super partes da
tutti invocata e da nessuno praticata. Secondo perché la storia che è stata
scritta è stata condizionata dalla politica del dopoguerra e nelle due opere è
ancora avvertibile l'impegno propagandistico dei comunisti ad appropriarsene. Ma
comunque è possibile arrivare ad alcuni punti fermi sorretti dalla logica e
dalle prove documentarie. Il contributo militare della Resistenza alla vittoria
fu modesto come sostenuto da opinionisti come Montanelli, Galli della Loggia,
Ostellino? Ecco un tema su cui la discussione può andare avanti fino
all'infinito. Se si conta il numero di cannoni, dei carri armati, degli aerei è
chiaro che l'e-sercito parti-giano non reg-geva il con-fronto con quello nazista
e che senza l'avanzata della Quinta e dell'Ottava armata alleate non avrebbe
scon-fitto il nemico occupante, ma sta di fatto che almeno un terzo del
territorio italiano nel venti mesi di quella guerra venne sottratto al controllo
tedesco. Il resto re-stava terra nemica ma tenendo l'occupante sotto la minaccia
continua del sabotaggio e delle imboscate. Nessuno è in grado di dire in che
misura esatta la Re-sistenza italiana e europea ab-biano contribuito alla fine
della notte nazista, ma certo Hitler e la Wermacht non avevano previsto una
guerra su tre fronti: l'orien-tale, l'occidentale e l'interno. Un secondo dato
di fatto inconfutabile e che la Resistenza italiana fu seconda solo a quella
jugoslava. Nelle mappe dell'Atlante, ancora nella scia della propaganda
comunista, non si distingue sempre fra formazioni che nacquero già nei primi
giorni del settembre '43 e formazioni del tardo '44 o del '45 e neppure fra
quelle che avevano un serio peso militare e le altre messe assieme pur di
segnare una presenza politica, ma insomma la presenza partigiana era visibile
anche senza un Atlante, bastava stare su una collina delle Langhe o su un
crinale appenninico per vedere la grande chiostra alpina, le centinaia di valli
partigiane. Di valle in valle gli inglesi e gli americani fuggiti dai campi di
prigionia poterono infatti raggiungere la Svizzera. Chi scrive ha incontrato nel
dopoguerra generali e diplomatici tedeschi da Kesserling a Mollhausen, da
Dollman a Wolf e sa che nella loro memoria la presenza partigiana era rimasta
come un incubo. Secondo argomento: la Resistenza, come afferma il revisionismo
fu egemonizzata dai comunisti? Molti finirono per crederlo negli anni del
dopoguerra quando il Pci era il partito più forte della sinistra e l'Unione
Sovietica giganteggiava sulla scena internazionale. Ma non lo fu nella realtà:
le formazioni di Giustizia e Libertà più quelle autonome dei monarchici, dei
liberali e dei cattolici furono numericamente alla pari e militarmente più
forti sia perché gli ufficiali di origine borghese le preferivano sia perché
gli alleati le privilegiavano anche in modo ingiusto rispetto a quelle
comuniste. Che poi comuniste erano assai più di nome che di fatto perché buona
parte dei garibaldini combatteva una guerra di liberazione e non
prerivoluzionaria. Nei venti mesi ci fu guerra civile? Si e no. Ci furono degli
italiani che combattevano contro altri italiani, ma mentre il rapporto dei
partigiani con gli alleati era a maglie larghissime, spesso conflittuali (la
missione Dulles a Lugano cercò nel '43 di dissuadere Parri e Valiani
dall'organizzare un vero esercito e il generale Alexander nell'autunno del '44
si provò inutilmente a mandarci tutti a casa), quello dei fascisti di Salò con
i nazisti era di stretta dipendenza, era un rapporto di collaborazionisti. Noi
c'eravamo contro l'occupazione tedesca, loro senza non sarebbero mai esistiti.
Quanto alla equiparazione morale fra la scelta nostra della democrazia e la
scelta dell'onore di quelli di Salò, si potrebbe anche teoricamente concederla,
ma senza staccarla mai dal suo contesto militare e politico e dalle sue
conseguenze. Che per quelli di Salò era la vittoria dei nazisti, delle camere a
gas, dei campi di sterminio in cui i partigiani sarebbero certamente finiti. A
loro, sconfitti, toccò invece l'amnistia e il rapido ritorno in Parlamento. Le
due grandi opere sulla Resistenza sono discutibili nei particolari, in un certo
uso delle fonti, ma questi sono problemucci da storici gelosi delle loro opere e
dei loro metodi. Per la conoscenza di quegli anni e di quel movimento popolare
sono un grande baluardo, fatto di pietre forti e buone che sarà difficile
abbattere.
L'ATLANTE
FRUTTO
di un decennio di ricerche, l'Atlante storico della Resistenza italiana (a cura
di Luca Baldissarra, Bruno Mondadori, pagg. 160, lire 88.000) propone una serie
di mappe - oltre un ricco apparato fotografico - che permettono di visualizzare
i punti di forza delle formazioni partigiane, i principali insediamenti delle
forze di occupazione, le battaglie, la repressioni, le stragi all'interno del
contesto più ampio della Seconda Guerra Mondiale. Promosso dall'Istituto
nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia, contiene una
presentazione di Laurana Lajolo e Giorgio Rochat.
IL
DIZIONARIO
STORIA
E GEOGRAFIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE
ARTICOLATO
in due volumi, il Dizionario della Resistenza (a cura di Enzo Collotti, Renato
Sandri e Frediano Sessi, Einaudi vol. I, pagg. 617, lire 120.000) raccoglie una
serie di voci, lemmi e percorsi su un fenomeno storico "così studiato e
così controverso". L'accentuazione geografica accanto a quella storica -
propria dei primo volume - è uno degli elementi di novità in quanto dà spazio
ai numerosi lavori regionali fioriti in questi anni. Tra gli autori, le migliori
firme della storiografia sul tema: Luigi Ganapini, Giorgio Rochat, Enzo Collotti,
Anna Bravo, Mimmo Franzinelli, Ettore Gallo, Gabriele Ranzato.
la
Repubblica
- 5 dicembre 2000