la Repubblica

Auschwitz, battaglia sul restauro - Si sgretola la memoria dell’orrore

Superstiti e studiosi divisi sugli interventi per la conservazione di camere a gas e oggetti personali delle vittime. Ci sono voluti sette anni solo per decidere come ristrutturare la recinzione

dal nostro inviato  Francesca Caferri

Migliaia di scarpe, spazzolini da denti, pettini, occhiali, nati con lo scopo di accompagnare i proprietari per un tratto della loro vita, e che si trovano ora a essere gli unici testimoni del loro passaggio sulla terra. Oggi l´inferno si sta dissolvendo, piegato dagli anni, dalla neve e dal freddo gelido dell'inverno polacco. A pochi giorni dal 27 gennaio, 58simo anniversario dalla liberazione del campo, che il mondo ricorda con la Giornata della memoria, Auschwitz lotta contro il tempo: «Tutto ciò che è in piedi è stato consolidato o ricostruito - spiega Witold Smrek, responsabile della conservazione del campo - il resto, se non interveniamo presto, rischia di andare perso». Comprese le due tonnellate di capelli delle vittime che i russi trovarono dopo la liberazione. Ma preservare Auschwitz non è una questione semplice: «Ci sono prima di tutto problemi etici: parliamo di un posto dove ci sono le ceneri di più di un milione di persone - dice Teresa Swieboska, uno dei responsabili del museo - dove ogni oggetto ha un significato, e dove sono conservati resti umani». Per questo, ogni intervento è frutto di lunghe discussioni: «Ci sono voluti sette anni solo per decidere come ristrutturare la recinzione di filo spinato e i pali che la sostengono», spiega Smrek. Il filo è stato rinforzato dove si poteva e sostituito con uno simile dove l´originale era irrecuperabile. I pali sono stati sfilati dal terreno e saldati uno a uno, attaccando i pezzi che negli anni erano caduti a terra: per ognuno sono serviti due mesi di lavoro. Anche per Smrek, che lavora nel campo da anni, e ha vissuto sulla propria pelle l´orrore, con un nonno deportato ad Auschwitz e poi morto in un altro lager, è difficile prevedere cosa a accadrà a giugno, quando qui si riuniranno esperti di tutto il mondo per decidere cosa fare dei crematori di Birkenau, fatti esplodere dai nazisti in ritirata e oggi ridotti a cumuli di macerie. «È una questione delicata - dice - ogni passo che si fa può essere sbagliato: per ora siamo al lavoro sul crematorio I di Auschwitz I, ma tentiamo solo di bloccare l´umidità, non facciamo altri interventi». Ugualmente delicata è la questione degli oggetti conservati al museo di Auschwitz-Birkenau. Prima di tutto i capelli: «Fino agli anni '80 - spiega Smrek - li abbiamo puliti regolarmente, ma ora solo toccarli li trasformerebbe in polvere. Io capisco chi dice che andrebbero seppelliti, ma so anche che nulla come questi capelli testimonia lo sterminio avvenuto qui». Un problema simile si presenta per le scarpe. Nelle vetrine c´è una massa enorme di calzature, che è solo una piccola parte delle 59mila paia ritrovate nei magazzini: si distingue un tacco vanitoso da donna, e un tipico zoccolo olandese. Il resto è un ammasso coperto di polvere. «Fino a qualche tempo fa le pulivamo in una grande macchina, dove venivano curate con lanolina e prodotti chimici, ma l´ultima volta che abbiamo provato si sono praticamente dissolte». Ora gli esperti stanno sperimentando nuovi metodi per mantenerle, ma l´operazione è molto costosa. Negli ultimi anni 23 milioni di dollari sono stati spesi per la ristrutturazione del campo e dei suoi oggetti: secondo la fondazione del re dei cosmetici Ronald Lauder, che ha raccolto la maggior parte dei fondi, ne servirebbero altri 40 per conservare ciò che sta andando in rovina. Ad Oswiecim, la città polacca dove si trova il lager, c´è chi sostiene che i lavori di conservazione andrebbero interrotti e il campo lasciato andare. Per motivi opposti a quelli dei cittadini di Oswiecim, anche alcuni gruppi di studiosi, ebrei e non, ritengono che sia ora di smettere con la conservazione a ogni costo: «Le loro sono ragioni etiche - dice Smrek - molti dei parenti di chi è morto qui vorrebbero dare sepoltura ai capelli, e non toccare i crematori: e alcuni esperti condividono la loro opinione». «Preservare Auschwitz è impossibile - dice per tutti il professor Van Pelt, storico dell´università di Waterloo - dobbiamo accettare che fra qualche anno scomparirà: abbiamo foto e filmati per non dimenticare cosa è accaduto qui». «Ricostruire è importante per dare uno schiaffo a chi dice che l´Olocausto non è mai accaduto», dice invece Jean Claude Pressac, storico francese da sempre in prima linea contro i revisionisti. Mentre gli esperti si dividono sulla conservazione, fra i crematori di Birkenau il vento soffia gelido, e sembra aggredire i resti di questo che è il più grande cimitero del mondo. Le sorelle Liliana Tatiana e Andra Bucci, che furono le uniche due bambine italiane a uscire vive dal lager nel 1945 non sanno che strada gli studiosi sceglieranno, ma sul futuro del campo hanno le idee chiare. «Sarebbe troppo comodo abbandonare tutto - dicono - Auschwitz deve rimanere. Per quando non ci sarà più nessuno a raccontare con la propria voce ai giovani gli orrori che ha visto».

Da la Repubblica, 24 gennaio 2005, per gentile concessione

sommario