la Repubblica

 Giorno della Memoria 

Il paese degli Uomini Giusti nascose ai nazi 73 giovani
Nonantola, nel modenese, ricorda come una intera popolazione nel 1943 organizzò il salvataggio
 di Jenner Meletti

NONANTOLA (Modena) - Lascia un attimo la corona del rosario e dice: "Pregherò più tardi, il tempo non mi manca, adesso". Una faccia larga e buona, gli occhi vivissimi. "I ragazzi ebrei? Certo che li ricordo. Erano piccoli, e tanti erano orfani. Non facciamo tante storie, aiutarli era un obbligo. Tutto qui". Don Arrigo Beccari, 92 anni, dalla sua stanza nell'ex seminario guarda i tetti della cittadina. " È vero. A Gerusalemme, nel 1965, su due alberi del viale degli Uomini Giusti hanno messo il mio nome e quello di Giuseppe Moreali, medico condotto. Mamma mia, avere un titolo grosso come "Uomo Giusto" è una bella responsabilità. Speriamo di meritarlo". La storia del vecchio prete e del dottore è dentro la cartella che il professor Klaus Voigt, storico tedesco, ha portato ieri da Berlino, per consegnarla all'archivio del Comune. "Quasi vent'anni di ricerche, ma ora ho finito. Il libro uscirà fra due mesi in Germania, poi sarà tradotto e pubblicato anche in Italia. "Villa Emma: ragazzi ebrei in fuga. 1940-1945". Credo che in nessuna altra parte d'Europa sia avvenuta una cosa come questa: 73 ragazzi ebrei, e 18 accompagnatori, salvati da un intero paese. E la cosa più bella è che nessuno qui si è mai vantato di nulla. Erano ragazzi, dicono, poco più che bambini, e rischiavano di finire in campo di sterminio. Si poteva forse fare finta di nulla?". In queste ore che precedono la prima "Giornata della memoria" anche nelle scuole si cerca di ricordare ciò che è soltanto ricordo dei vecchi. Otto settembre del 1943. Agli usci delle case, in paese e in campagna, bussano ragazze e ragazzi. Dicono: "Sono di Villa Emma", e sembra una parola d'ordine. Le porte si aprono, si preparano i letti e si mette un piatto in più. Stanno arrivando i tedeschi, i ragazzi vanno nascosti. Tutti sanno, da quasi un anno, chi siano "quelli di Villa Emma". Anche i fascisti, che fanno finta di nulla. Sono ebrei in fuga già dall'ottobre del 1940. Erano partiti da Berlino e da altre città tedesche, volevano arrivare in Palestina attraversando la Jugoslavia e la Turchia, assistiti dalla Delasem, l'organizzazione ebrea per l'assistenza agli emigranti. Si fermano a Zagabria, ospiti di famiglie ebree, che assicurano che "qui non ci saranno mai le cose brutte che avvengono in Germania e Austria". Ma il 10 aprile 1941 arrivano i nazisti, e i ragazzi ebrei debbono tornare verso il nord. Per più di un anno si fermano nel castello di Lesno Brdo, in Slovenia meridionale, annessa dall'Italia. Si mangia polenta condita con i cardi trovati nei campi, e si organizza una scuola con tre classi, perché i ragazzi non possono perdere anni preziosi. Ma il castello è al centro degli scontri fra partigiani di Tito e soldati italiani, bisogna partire. I ragazzi arrivano a Villa Emma il 17 luglio 1942. " È l'unica autorizzazione all'ingresso di ebrei in Italia - dice il professore Klaus Voigt - rilasciata dal ministero durante la guerra". Manca tutto, a Villa Emma, abbandonata da vent'anni. Don Arrigo Beccari, parroco e insegnante di lettere, porta le brandine del seminario. Il medico Giuseppe Moreali cura i ragazzi. Anche qui organizza la scuola. Una stanza diventa sinagoga, con i rotoli della Torah. Arrivano gli aiuti delle comunità israelitiche. Una vita quasi normale: si può fare il bagno nel Panaro, quando il sole picchia sulla pianura. I ragazzi lavorano anche in campagna, con il mezzadro Ernesto Leonardi. In cambio hanno le patate per l'inverno, e imparano il mestiere del contadino, nella speranza di arrivare nei kibbuz. Otto settembre. Arrivano i tedeschi, ed i capi della comunità di Villa Emma sanno già cosa succederà. I più piccoli piangono ogni sera, perché hanno ricevuto una cartolina del padre o della madre che dice soltanto: "Sono partito". Non possono scrivere altro, per annunciare il viaggio verso il campo di sterminio. In una notte Villa Emma si svuota. Trenta ragazzi e ragazze nel seminario, gli altri nelle case. "Ho tre figlie, tu sarai la quarta". "C'è posto nella stalla, con i miei figli". I tedeschi arrivano il 9 settembre. Forse anche loro sanno, ma non fanno rastrellamenti. Hanno paura della rivolta di un intero paese. Ma non si può resistere a lungo. Tutti su un treno, alla stazione di Nonantola, nel pomeriggio del 6 ottobre 1943. I documenti - preparati da un impiegato comunale che ha rubato le carte di identità in municipio - dicono che questi ragazzi sono collegiali, diretti verso Ponte Stresa. "Per arrivare in Svizzera - dice il professor Klaus Voigt - i ragazzi e i loro accompagnatori dovettero guadare al buio il fiume Stresa. Venne formata una catena, in cui i più grandi e più forti si alternavano con i più piccoli, perché la corrente non li portasse via". Tutti salvi, meno un ragazzo malato ricoverato in un sanatorio a Pavullo, e portato ad Auschwitz.Tutti salvi, meno Goffredo Pacifici, bidello di Villa Emma, arrestato e deportato una settimana dopo mentre portava in Svizzera altri ebrei. I ragazzi di allora sono tornati nel 1996 per abbracciare chi li aveva aiutati. L'anno scorso, in Municipio, è arrivata una lettera. "Abbiamo piantato cento alberi in onore dei cittadini di Nonantola. Sono la memoria del bene. I ragazzi di Villa Emma, con affetto eterno".

Da la Repubblica, 20 gennaio 2001, per gentile concessione


Il regista di "Schindler's list" celebra così la Giornata della Memoria del 27 gennaio

"Sette storie della Shoa" Il dono di Spielberg a Roma

di Francesca Giuliani

ROMA - Sette storie dalla Shoa firmate Steven Spielberg, quaranta minuti in diretta con la vita vissuta degli ebrei romani che raccontano davanti alla telecamera le esperienze dei campi di concentramento, i momenti della persecuzione, il miraggio della libertà poi riconquistata. E' l'omaggio della Shoa History Foundation di Los Angeles, nata in California dopo il successo del film "Schindler's List", a cura del regista americano, ed è un tributo offerto all'Italia in occasione della Giornata della Memoria, sabato 27 gennaio. Una prima selezione di questi documenti assolutamente inediti viene presentata al grande pubblico nella sede del Museo di via Tasso a Roma, dove è stata aperta per l'occasione una nuova sezione al piano terreno che arricchisce il percorso di testi e materiali storici e cimeli dei due piani superiori dove sono conservate com'erano le stanze della prigionia. L'iniziativa è nata a cura del ministero dei Beni culturali in seguito all'attentato neofascista del novembre 1999 nel luogo, nel cuore di Roma, dove furono tenuti prigionieri dalla Gestapo tanti ebrei romani e dove tanti persero la vita in conseguenza delle torture subite.Nel video, montato senza voce fuori campo né commento musicale, le storie hanno nomi e cognomi, sono le grandi famiglie ebraiche romane che raccontano il loro travaglio. Ecco così la faccia pacata di Settimia Spizzichino, recentemente scomparsa, che ebbe a patire sul proprio corpo già sfinito dal campo di concentramento gli esperimenti di Mengele, ecco ancora la figura di Piero Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz, che ricorda i suoi giorni di bambino nel Ghetto romano.  E' una testimonianza montata a dire la Storia con la maiuscola, fatta com'è di tanti racconti di verità al suo interno, inquadrati da alcuni brevi titoli che restituiscono la prospettiva cronologica: siamo a Roma nel 1938, è il momento delle leggi razziali, c'è l' arrivo dei tedeschi e la richiesta di cinquanta chili d'oro in cambio della vita, c'è la deportazione avvenuta il 16 ottobre 1943, inesorabile malgrado quella donazione, la prigionia nei campi di sterminio, le Fosse Ardeatine, la Liberazione. E le storie degli ebrei romani includono la voce e il volto di coloro i quali furono travolti dalle vicende per aiutare amici, parenti, senza essere direttamente perseguitati: sono i volti degli Schindler italiani, come quello sereno di Marcella Girelli, suor Luisa di Sion, che parla da un angolo bianco della sua casa e ricorda quando la superiora decise infine di aprire le porte del convento per lasciare entrare chi era in fuga, ricorda quei volti, la paura, la gioia nel dare soccorso, riparo e assistenza a tanta gente smarrita. Chiude il video un commento di Vittorio Foa. Dal 1994 la Survivors of the Shoa Visual History Foundation ha raccolto nel mondo oltre cinquantamila testimonianze di cui 419 in Italia, ora conservate per intero dall'Archivio d Stato e oggetto di futuri progetti divulgativi. "Questa operazione è il contributo del ministero dei Beni culturali alla Giornata del 27 gennaio - commenta il ministro Giovanna Melandri - Ed è importante aver raccolto il racconto di ciò che lo sterminio ha significato nella vita quotidiana, come macchina distruttiva. Ma la memoria non è soltanto ricordo. Oggi, una nuova memoria significa fare sì che tutto questo non accada mai più in forme nuove". 

Da la Repubblica, 20 gennaio 2001


 Guida Internet ai siti dedicati all'Olocausto 
La Rete della memoria
di Andrea Di Nicola

 ROMA - Sopravvive sulla Rete la memoria dei campi di sterminio e degli orrori nazisti contro gli ebrei ed altre minoranze. Internet non ha atteso il "Giorno della memoria" per ricordare, per tramandare documenti e immagini risolvendo, almeno in parte, la tragica contraddizione enunciata dal premio Nobel per la pace Elie Wiesel su quegli anni: "Tacere è proibito, parlare è impossibile".E la Rete parla. A modo suo, ma parla. Con i siti dei campi di concentramento, con le immagini di quei terribili giorni che stanno lì a ricordare che l'Olocausto non fu un'invenzione dei vincitori della II Guerra mondiale, con i libri messi in Rete a disposizione di tutti coloro che vogliono sapere. Con le pagine dedicate ai film sulla Shoah, sullo sterminio degli ebrei ma anche degli zingari, degli omosessuali, dei "rossi". E così un viaggio nella Rete può facilmente diventare un viaggio nella memoria.

SITI GENERALI

Tre siti vanno segnalati per la quantità delle risorse e la schematizzazione che offrono per comprendere un fenomeno così complesso. "Remember" tiene perfettamente fede al nome e si configura come portale dell'Olocausto. Ben strutturato è anche il Nizkor Project, parola ebraica che significa "Noi ricorderemo". In queste pagine web la ricostruzione storica fedele serve a raggiungere l'obbiettivo dichiarato del progetto: "Controbattere tutte le falsificazioni dell'Olocausto che girano sulla Rete". Infatti il sito si segnala per una confutazione puntuale delle tesi negazioniste. E a questo proposito una buona risorsa è anche Theacher's guide to the Olocaust che, grazie alla sua struttura ad albero, è di estrema navigabilità.

I CAMPI DI STERMINIO

La navigazione alla ricerca della documentazione sui campi nazisti può senz'altro partire da "I campi dimenticati", un sito in francese e inglese in cui è possibile trovare tutto ciò che si vuole sapere sull'universo concentrazionario organizzato da Hitler. All'interno c'è anche una sorta di "Glossario dei campi" oltre a una lista di tutti i lager, dai più noti a quelli sconosciuti. Ottime informazioni sui luoghi dello sterminio si trovano a 20th Century History che, sui diversi lager, mette in Rete informazioni storiche, foto e altri elementi importanti per capire. Ma al di là dei siti generali si possono trovare le pagine web dedicate ai singoli campi. Da Auschwitz che ne ha più d'uno (da segnalare un sito completissimo, in francese, sulla Fabbrica della morte) a Dachau, a Mathausen. Ben fatto è anche il sito del Memorial Museums for the victims of nationals socialism in Germany in cui si trova una cartina interattiva con tutti i campi in Germania.  

LE FOTO E LE TESTIMONIANZE

Più che le parole, sull'Olocausto parlano le foto. Le immagini sono terribilmente più eloquenti di ogni teoria storiografica, e su Internet si trovano gli scatti dei liberatori. "Non far spegnere la luce" c'è scritto su "Multimedia Remembrance". Un bel sito, anche da un punto di vista grafico, con le immagini "incorniciate" nel filo spinato. Meno multimediale, ma altrettanto efficace, è la parte fotografica del sito del network ebraico Shamas che accompagna alle immagini delle ottime didascalie. Belle foto, ma sui campi oggi, si trovano nel sito "Immagini per riflettere". Immagini crude si trovano anche in un sito dedicato alla Schindler's List. Decisamente inquietanti le foto dei giocattoli dei bimbi ritrovati nelle fabbriche della morte e conservate nell'archivio on line del museo dell'Olocausto di Gerusalemme Yad Vashem. Un sito in cui, per altro, si trovano materiali di ogni genere comprese le testimonianze dei sopravvissuti. Testimonianze agghiaccianti che si trovano anche a Survivors. Altre testimonianze anche su "Voci e visioni dall'Olocausto" e su Living Testimonies.

L'ITALIA E L'OLOCAUSTO

Il sito da cui partire è quello dell'Aned, Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti dove si possono trovare notizie sui lager, una cronologia e informazioni sull'Associazione oltre alla Poesia delle ragazze di Birkenau. Una buona iniziativa, per quanto riguarda l'Italia, è quella dell'Associazione Nazionale Miriam Novitch che ha messo in linea le leggi razziali promulgate dal regime fascista. Pagine all'Olocausto le dedica anche il portale ebraico in lingua italiana. Interessante anche la traduzione in italiano de "L'alfabeto di Auschwitz", opera dedicata a Primo Levi.

LA CULTURA E LA SHOAH

Il primo sito da visitare è quello dell'United States Holocaust Memorial Museum dove, oltre al resto, si trovano le ricerche storiche sull'Olocausto. Alcune poesie sulla Shoah si possono leggere sul sito (inglese) "Poesia e arte dell'Olocausto". Mentre una raccolta di francobolli sul periodo si trovano a Teaching the Holocaust. Anche i film dedicati alla Shoah sono presenti in Rete. I Deportati italiani hanno raccolto tutta la filmografia da "Suss l'ebreo" del 1940 a "Il cielo cade" del 2000. Per chi invece volesse compare libri rari o usati dedicati allo sterminio si può andare alle pagine internet della Broder's Book.

ANNA FRANK

La Rete non poteva dimenticare colei che è per antonomasia la voce dell'Olocausto e infatti i siti dedicati alla giovane perseguitata sono tantissimi, comprese le pagine di omaggio di persone di ogni parte del mondo. Fra i siti istituzionali va segnalato quello della Casa di Anna Frank. In quattro lingue (purtroppo non in italiano) questo sito fa percorrere la vita dell'autrice del famoso diario. E ulteriori informazioni su Anna e il suo diario si possono trovare su Anna Frank Center Usa dove si trova una biografia completa corredata di foto. Ma il sito più completo è sicuramente la Anna Frank Internet Guide dove si trova veramente tutto ciò che serve su Anna Frank.

PRIMO LEVI

"Se questo è un uomo", la bellissima poesia di Primo Levi si può leggere senza commenti sul sito di un liceo scientifico di Moncalieri dedicato allo sterminio. Mentre sullo scrittore torinese, fra i tanti dedicatigli dalle scuole, si segnala "In memoria di Auschwitz", un sito ben fatto, molto didattico, buono per chi vuole avvicinarsi a questo straordinario personaggio. Interessante un'intervista in inglese allo scrittore torinese che si trova sul sito Primo Levi. Da leggere anche la presentazione de "La Tregua" scritta da Levi per la rivista dei deportati italiani. Mentre una testimonianza-ricordo dello scrittore si può leggere in una pagina web dei Ds in cui c'è il ricordo di Levi pronunciato da Moni Ovadia al congresso del partito.

Da la Repubblica, 26 gennaio 2001

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