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il caso - Germania, i primi rabbini dopo l' Olocausto

Nel '42 i nazisti avevano chiuso la Facoltà di scienze dell'ebraismo di Berlino. I nuovi religiosi hanno studiato nel Collegio di Potsdam nato nel '99

dal nostro inviato Andrea Tarquini

 

Monaco - Svolta storica nel rapporto tra il popolo ebraico sopravvissuto all'Olocausto e la Germania risorta dalle ceneri dell'orrore nazista. Per la prima volta dalla Shoah e dalla Seconda guerra mondiale, oggi a Dresda saranno ordinati tre rabbini. È un simbolo della rinascita d'una comunità ebraica sempre più attiva e vivace nella Repubblica federale proprio nei giorni della visita del Papa nel suo paese natale. Anche la scelta della città è significativa: la capitale della Sassonia, lo stato tedesco con la più alta concentrazione di naziskin. La solenne cerimonia avrà luogo nella nuova Sinagoga di Dresda. Verranno ordinati il tedesco Daniel Alter, il ceco Tomas Kucera, il sudafricano Malcolm Matitiani. Dopo l'ordinazione, verranno loro affidate le comunità ebraiche di Monaco di Baviera, di Oldenburg (Bassa Sassonia, nordo­vest) e di Città del Capo in Sudafrica. Il fatto significativo è che i tre sono i primi ad aver superato con successo gli esami alla facoltà di studi ebraici presso il Collegio Abraham Geiger dell'università di Potsdam. Il collegio, fondato nel 1999, è l'unico che forma i futuri rabbini nel paese. È un fatto enorme, convengono gli esponenti delle comunità ebraiche in tutta Europa. «Abbiamo bisogno di molti, molti più rabbini per la nostra ­ gente in Germania», dice Dieter Graumann, vicepresidente del Consiglio centrale delle comunità ebraiche tedesche. Prima del nazismo, diverse centinaia di migliaia di ebrei vivevano in Germania. Integrati nella società, spesso protagonisti - come Albert Einstein - dell'élite culturale, politica o economica sotto il Kaiser e poi nella Repubblica di Weimar. Poi venne Hitler e l'Olocausto: lo sterminio di oltre sei milioni di ebrei tedeschi e dell'Europa occupata. Nel 1942 i nazisti chiusero la Facoltà berlinese di scienza dell'ebraismo precludendo la possibilità che un rabbino venisse consacrato sul territorio tedesco. «È prematuro parlare di normalizzazione», afferma Graumann. «Questa cerimonia è un regalo inaspettato per il nostro paese», ha detto il capo dello Stato, Horst Koehler. «Lo accogliamo con grande riconoscenza, è un primo passo importante sulla strada della normalizzazione e dell'eguaglianza. Ma noi tutti dobbiamo sperare nel futuro senza dimenticare la lezione di un passato molto amaro». Secondo il presidente della Conferenza episcopale tedesca, cardinale Karl Lehmann, «occorre anche non dimenticare ciò che anche i cristiani hanno fatto agli ebrei».

la Repubblica, 14 settembre 2006

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