la Repubblica

Francia, condanna per i treni di Vichy

Ferrovie e Stato riconosciuti colpevoli per la deportazione degli ebrei – “Crimini contro l’umanità”: la sentenza di Tolosa nasce dalla causa di un eurodeputato, figlio e nipote di vittime del nazismo – La Sncf e le autorità “non potevano ignorare” la natura di quei convogli – Oltre sessantamila euro di risarcimento per le famiglie, e forse nuovi giudizi seguiranno

dal nostro inviato Anais Ginori

 

Parigi - Complice, responsabile. Ancora una volta, la Francia si trova a dover fare i conti con una delle pagine più buie della sua storia, il regime collaborazionista di Vichy. Con una decisione storica, il tribunale amministrativo di Tolosa ha condannato ieri lo Stato francese e la compagnia delle ferrovie per la deportazione di ebrei durante il nazismo. È la prima volta che la Francia viene ritenuta colpevole in una causa per crimini contro l'umanità. Torna così di attualità la vicenda dei «treni della morte», i vagoni sui quali venivano caricati gli ebrei francesi in direzione Drancy, il grande campo a nord di Parigi da dove proseguivano verso i lager tedeschi o polacchi. Le ferrovie pubbliche, la Sncf, e lo Stato francese, scrive il giudice, «non potevano ignorare che il trasferimento facilitava operazioni di deportazioni». Un precedente che farà discutere. La denuncia era stata presentata dal deputato europeo Alain Lipietz. Il padre e lo zio furono deportati a Drancy nel 1944. Lo Stato e la Sncf sono stati condannati a pagare ai famigliari di Lipietz e agli aventi diritto 62mila euro. Finora la giurisprudenza aveva sempre dato torto ai discendenti delle vittime francesi di deportazioni, in quanto la Francia non era in quegli anni uno Stato sovrano. Nel 2004,la corte d'appello di Parigi aveva anche giudicato prescritte cause simili. Nella sua sentenza, il tribunale di Tolosa non cita la nozione di «complicità di crimini contro l'umanità» ma evidenzia una «colpa del servizio pubblico che impegna la responsabilità dello Stato». La famiglia Lipietz, arrestata dal­la Gestapo durante un rastremento, era stata imprigionata nel carcere di Tolosa e poi diretta a Drancy. Grazie alla fine della guerra, nell'agosto 1944, i Lipietz sfuggirono ai lager. Ma per circa 70mila uomini, donne e bambini portati a Drancy tra il 1940 e il 1944 non ci fu salvezza. Durante il processo, la Sncf si era difesa sostenendo di essere stata «requisita» dai tedeschi. Il giudice ha invece appurato che «agiva per conto dello stato francese». La compagnia ferroviaria, si nota nella sentenza, non ha mai, emesso nessuna obiezione né protesta sui convogli e ha anzi fatturato le «prestazioni», continuando a reclamare i pagamenti anche dopo la Liberazione. «Una vittoria importante» ha commentato il deputato Lipietz, iscritto al gruppo dei Verdi. «Il tribunale ha dato prova di grande umanità e lucidità, Non si può - conclude - continuate ad accusare singoli individui o collaborazionisti». È stato soltanto nel 1995, con un discorso del presidente Jacques Chirac, che la Francia ha cominciato a esaminare la responsabilità nelle deportazioni durante Vichy. «Tra il 1940 e il 1944 gli ebrei non sono stati perseguitati soltanto dalla potenza occupante - disse Chirac - Ma sono stati catturati e deportati con la partecipazione e la collaborazione dello stato francese». La decisione del tribunale di Tolosa - che ha negato la prescrizione - potrebbe adesso provocare una nuova serie di contenziosi giudiziari.

 

I deportati 70-80mila: Gli ebrei francesi deportati dopo il campo di transito di Drancy nei lager tedeschi o polacchi

La decisione 2004: Nel 2004 la corte d’Appello di Parigi aveva giudicato prescritte le cause dei figli delle vittime

Risarcimento 62000: Il risarcimento in euro richiesto a Stato e ferrovie dopo la condanna del tribunale

la Repubblica, 7 giugno 2006

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