la Repubblica
Condannato a Stazzema ma libero così il suo villaggio protegge l' ex Ss
Karl Gropler, 83 anni Vive vicino a Berlino, la gente lo difende e chiede di voltare pagina – La nuora: “Lui è innocente. E poi oggi è anziano, malato, stanco. Forse quella italiana è stata una sentenza politica”
dal nostro corrispondente Andrea Tarquini
Berlino - Vive a Wollin, un pacifico antico borgo prussiano alle porte di Berlino, uno degli ex militari delle Ss condannati in Italia per la strage di Sant'Anna di Stazzema. Si chiama Karl Gropler, oggi ha 83 anni. Dopo il verdetto della procura militare italiana anche la magistratura tedesca ha aperto un'inchiesta, ma finché non sarà eventualmente condannato qui Gropler non potrà essere estradato in Italia. E il fatto più singolare, nota il Tagesspiegel in un bel reportage di Johannes Boie, è che il villaggio lo difende: lo proclama innocente, invita a dimenticare e voltare pagina. «Mio suocero è innocente, ce lo ha spiegato più volte, noi gli crediamo», mi dice la nuora, Simone Gropler. Mi parla al telefono dalla casa al numero 16 della Hauptstrasse, dove vive tutta la famiglia. «Non vuole parlare con i giornalisti, non ebbe a che fare con il massacro. È vecchio, malato, stanco, vuole solo essere lasciato in pace. Ricorda che fu ferito prima di quegli eventi, e al momento era in convalescenza. Forse la sentenza che lo ha colpito in Italia è una sentenza politica. Non vogliamo esprimerci, il nostro avvocato non ha ancora potuto esaminare gli atti giudiziari». Wollin, un migliaio di anime non lontano dall'autostrada A2 che punta da Berlino su Hannover e a tre corsie per marcia ti lascia sfrecciare fino a 250 orari consentiti verso il ricco ovest. È il tipico paesone del Brandeburgo: edifici neoclassici attorno alla strada principale, molti alberi. Qui Karl Gropler è nato, qui vive da secoli la sua famiglia. «Qui tutti si conoscono», spiega il collega Noie, «non c'è l'anonimità della grande città. Tutti si frequentano da generazioni, la gente vuole restare in pace. Me lo ha detto persino un poliziotto che ho intervistato, con la promessa di non citare il suo nome. Mi ha spiegato: i Gropler vivono qui da generazioni, nessuno se la sente di tradire il vecchio». Herr Gropler oggi ha 83 anni. «È anziano e a malato, si ricorda anche poco, non vuole parlare con nessuno», insiste la nuora. Secondo la sentenza italiana, egli era arruolato nella sedicesima Panzergrenadierdivision delle Waffen-Ss, i reparti scelti da combattimento di prima linea e repressione antiguerriglia della forza armata della Nsdap, il partito nazista. Insieme a trecento commilitoni, partecipò al massacro di Sant'Anna: almeno 560 civili, vecchi, donne, bambini, trucidati in poche ore. «Lui non c'era, io gli credo», ripete la nuora. «Purtroppo le accuse pesano come un grave stress sulla famiglia, anche sui miei bambini. E difendersi costa». Hanno ingaggiato un avvocato di Magdeburgo, il signor Meyer. Il villaggio intanto, racconta Boie, si schiera senza riserve con il vecchio. Lo difende, crede nella sua professione d'innocenza, minimizza il suo passato. «Sa cosa si sente dire in strada, o a Krause's Café, il bar del villaggio? Si sente dire che anche gli americani ne hanno fatte di sporche in guerra e ne hanno di sporche sulla coscienza. Si dice che il passato fu un passato brutto, di guerre e soldati, un passato da dimenticare e basta». L'ostessa del Krause's Café, una bionda ossigenata molto loquace, non ha peli sulla lingua: «Karl Gropler partecipa sempre con buon ordine alle riunioni e alle iniziative del circolo degli anziani. È uno di noi». I più audaci, riferisce Boie, si spingono appena a chiedere di «aspettare una sentenza tedesca prima di giudicare». Come a dire: degli italiani, anche se sono nella Ue e nella Nato fin dall'inizio, non c'è da fidarsi. Qualcuno, dicono gli appunti del cronista del Tagesspiegel, tra una birra e l'altra persino quasi si tradisce, si corregge e si autocensura poi all'ultimo: «Ma anche mio padre era nelle Waffen. Ah, volevo dire nell'esercito. Ma via, dimentichiamo il passato». Il passato di Herr Gropler, gli inquirenti militari italiani lo scoprirono per caso. Indagando sul caso Priebke trovarono fascicoli dimenticati dal tempo. Forse nel dopoguerra pochi ci tenevano a compromettere in piena guerra fredda i rapporti con la Repubblica federale. Eppure Gropler visse sì indisturbato come tanti ex nazisti, ma non nella democratica Germania ovest, bensì nella Ddr, la Germania comunista occupata dai sovietici. «Era stimatissimo nell'officina trattori della Lpg locale», mi racconta la nuora, Le Lpg erano i Kholkoz, o fattorie collettive, della Germania comunista, sotto il diretto controllo del partito-stato. Eppure l'onnipresente apparato repressivo di Berlino est non seppe, o forse non volle, accorgersi dell'ex Ss. Molti ex nazisti erano nei suoi ranghi. «Gli abitanti di Wollin dovrebbero andare a Sant'Anna», accusa l'avvocato signora Gabriele Heinecke, legale dei sopravvissuti al massacro. «Laggiù l'orrore è ancora nel quotidiano e purtroppo la giustizia tedesca indaga troppo lentamente, finisce i suoi lavori quando i colpevoli sono morti». Sabato il Comitato berlinese dei perseguitati del regime nazista (Bbvdn) ha turbato la quiete di Wollin. Con un corteo che chiedeva giustizia per le vittime di Sant'Anna. Poche decine di neonazisti hanno cercato di disturbarlo, la polizia li ha cacciati. Colpe, memoria e fantasmi d'un passato orrendo sembrano più forti della testarda voglia di dimenticare e tacere della placida Wollin.
la strage
Nell’agosto 1944 gente da tutta la Versilia si rifugia nel paesino di Sant’Anna di Stazzema: il 12 agosto le SS della 16sima divisione uccidono 560 di queste persone.
gli autori
Erano 300 gli uomini della 16° divisione che commisero la strage, le cui vittime furono donne, bambini e vecchi massacrati a colpi di mitra e di bastone.
la scoperta
Nel maggio 1994 il procuratore militare di Roma Intelisano durante le indagini per il processo Priebke scopre i fascicoli su crimini nazisti, tra cui Sant’Anna.
il processo
Nel 2004 si apre, presso il Tribunale Militare di La Spezia, il processo contro i colpevoli della strage: dopo dibattimenti e testimonianze la sentenza arriva nel giugno 2005
la Repubblica, 8 maggio 2006