la Repubblica

I lager inglesi della Guerra fredda un segreto svelato dopo 60 anni

I britannici torturano sospette spie sovietiche nelle prigioni tedesche – Le rivelazioni con foto delle vittime in un articolo ddel Guardian

dal nostro inviato Stefania Di Lellis

Londra - Heinz Bierdermann, 20 anni, impiegato. Arrestato nel 1946 perché "figlio di un fervente comunista". Tenuto in isolamento a Bad Nenndorf, vicino ad Hannover, quasi nudo a temperature sotto lo zero. Minacciato continuamente di morte durante gli interrogatori, dopo quattro mesi pesava venticinque chili di meno. «Sembrava consumarsi come una candela», dichiarò poi uno dei suoi carcerieri. Gerhard Menzel, 23 anni, studente, fermato ad Amburgo. Su di lui sospetti di legami con i bolscevichi perché nella zona della Germania controllata dai britannici era arrivato dalla Siberia, dove era stato prigioniero di guerra. Incatenato con le mani dietro la schiena anche per sedici ore di fila, venne più volte picchiato sul viso, tenuto in celle gelate per settimane, torturato con docce ghiacciate ripetute ogni trenta minuti dalle quattro e trenta del mattino fino a mezzanotte. I loro volti sono usciti dal buio della censura ieri dopo sessanta anni. Il quotidiano The Guardian è riuscito a pubblicarne le foto svelando un lato oscuro dell'immediato dopoguerra: le torture inflitte dagli inglesi in Germania sui sospetti comunisti per carpire informazioni sui sovietici che - alleati fino a pochi mesi prima - secondo molti ufficiali dell'epoca erano sul punto di scatenare il terzo conflitto mondiale. Il segreto è rimasto gelosamente custodito negli archivi perché, annotò già allora un ministro a Londra, meno persone possibile «devono sapere che le autorità britanniche si sono comportate in un modo che ricorda i lager nazisti». Un orrore ancora scottante per la Difesa, visti i tentativi di bloccare lo scoop del giornale che è riuscito a ottenere i documenti sulla vicenda soltanto invocando il Freedom Information Act. In molti ora chiedono un'ammissione di colpa e il pagamento di indennizzi ai sopravvissuti. L'idea secondo cui la Gran Bretagna non usò la tortura durante la Seconda Guerra mondiale e subito dopo - ha sottolineato Sherman Carroll, della Medical Foundation for the Care of Victims of Torture - è un mito, propagato ad arte per decenni». Le foto erano state inviate nella capitale britannica da un ufficiale della Marina che dirigeva il campo di internamento dove alcuni dei sospetti interrogati a Bad Nenndorf venivano spostati dopo il "trattamento". Scioccato per le condizioni in cui i prigionieri arrivavano, chiese ai superiori di aprire un'inchiesta. Fu così mandato in Germania un detective, Tom Hayward. Nel suo rapporto raccontò le violenze cui erano stati sottoposti 372 uomini e 44 donne tra il 1945 e il 1947 nell'ex stazione termale nei pressi di Hannover adibita dal War Office britannico a centro per interrogatori. Oltre ai sospetti di collusione con Mosca in quelle celle passarono nazisti, ex Ss, industriali che avevano fatto fortuna sotto Hitler. Almeno due persone furono lasciate morire di fame, una fu picchiata a morte, altri contrassero malattie o persero le dita per congelamento. Molti avevano ferite al volto e piaghe sulle gambe, perché i torturatori usavano "stivaletti malesi" recuperati nelle stazioni della Gestapo. Dopo il rapporto di Hayward quattro ufficiali finirono davanti alla corte marziale. Le udienze si tennero a porte chiuse perché i sovietici non sapessero. L'unico a essere condannato fu un medico: ma si dovette semplic­mente dimettere dall'esercito. Il responsabile del centro fu scagionato dall’accusa di "condotta crudele" ed entrò nei Servizi segreti.


Lo storico “Un’orribile risposta ai gulag di Stalin”

Intervista a Joachim Fest: “Scoprire che l’Occidente usò pratiche simili a quelle sovietiche mette in discussione la sua superiorità” – C’era del male anche nelle democrazie antinaziste” – “Dopo la guerra ci sono stati altri dittatori”

dal nostro corrispondente Andrea Tarquini

Berlino - «Il Male è un elemento costituivo del genere umano. Lo è rimasto anche dopo la sconfitta di Hitler, lo era anche per chi lottava nella Guerra Fredda contro Stalin e Mao. Ecco la terribile lezione». Joachim Fest, massimo storico tedesco vivente e miglior biografo di Hitler, commenta scosso le rivelazioni del Guardian.

Che reazione ha avuto leggendo l’articolo del Guardian?

«Ho pensato ancora una volta che il Male è nell’uomo. E la guerra libera gli istinti del Male: è la madre di ogni crudeltà. Da questa legge di natura del genere umano purtroppo non si salvano neanche le democrazie che sconfissero Hitler e poi tennero testa al blocco comunista».

Le società democratiche non sono vaccinate?

«Purtroppo muri e barriere che i paesi più civili erigono per limitarsi crollano spesso e facilmente davanti a emergenze presunte o reali. E si passa a metodi sempre uguali. Nessuna nazione è al riparo da certi ordini dall’alto».

Quelle violenze sono giustificate dalla Guerra Fredda?

«No, la tortura non può mai essere giustificata».

È una disfatta morale dell’Occidente?

«Sì, ma anche i sovietici usarono in Germania orientale i lager nazisti per eliminare gli oppositori. Eppure alcuni credono ancora nella società morale del socialismo. Il problema è che scoprire che l’Occidente usò pratiche simili mette in discussione la sua superiorità. Gli Occidentali nella Guerra Fredda non erano diversi o migliori rispetto agli uomini dall’altra parte. È il dilemma dei reologi: perché Dio ha creato con l’uomo anche il Male?»

Ieri i lager inglesi in Germania, oggi Guantanamo: un male necessario per difendere l’Occidente?

«No. Guai a una società e a un sistema di valori che vuole difendersi tradendo i suoi principi. Ma così è il genere umano: il Male è almeno il cinquanta per cento della sua essenza».

La lezione dei grandi orrori – Hitler, Stalin, Mao – è stata dunque vana?

«Sì. Dopo Hitler e Stalin il mondo ha subìto Idi Amin, Pinochet, Pol Pot e almeno un’altra cinquantina di tiranni criminali. Alcuni governano ancora. E le democrazie come la Gran Bretagna, quando perseguono politiche imperiali, si avventurano spesso su vie terribili. Due giorni dopo il fallito attentato a Hitler il 20 luglio 1944, Radio Londra citò tutti i nomi delle persone legate alla congiura. Fece il migliore regalo alla Gestapo, e lasciò sterminare la possibile élite conservatrice-democratica di un dopo-Hitler»


Polonia, un'altra Anna Frank

Tel Aviv - Gli ultimi mesi di vita di una ebrea tredicenne rinchiusa in Polonia in un ghetto, ed esposta al rischio di cadere nelle mani dei tedeschi, sono testimoniati in un diario di 70 pagine tornato alla luce di recente. «Da tre anni viviamo in un inferno» scriveva nel 1943 Ruth Laskier nel diario simile nella prosa a quello di Anna Frank consegnato a una sua amica. Nel ghetto di Bendzin (Katowice) la sua vita era appesa a un filo. «Oggi - scriveva - ho visto alcuni soldati tedeschi uccidere un bambino ebreo. Lo hanno afferrato e gli hanno sfracellato la testa sbattendo la contro un palo».

la Repubblica, 4 aprile 2006

sommario