FUMO
E ARIA
|
L'ANZIANO
COMPAGNO COMUNISTA DI SESTO SAN GIOVANNI
|
Quante volte ti ho guardato,
|
Quel giorno passeggiavo nel campo
|
sempre uguale, sempre
fumante,
|
cercando chissà...
|
nelle notti buie, in quelle
chiare,
|
un viso amico, un compagno depresso,certamente
|
nei giorni freddi senza
fine.
|
per dare coraggio al più debole,
|
Come
ti ho odiato
|
riceverne dal più forte.
|
camino maledetto,
|
Mi trovai così senza volere,
|
quante madri hanno aspettato
invano,
|
davanti al blok 7, quello degli invalidi.
|
quante vedove hai fatto,
|
Entrai e vidi
|
quanti
orfani hai lasciato.
|
quel grande camerone al piano terreno,
|
E tu lassù troneggiavi sul campo
|
restai trasecolato nel vederlo,
|
lugubre, mostruoso,
|
semibuio e stracolmo di carne umana:
|
nero segno della barbarie
nazista.
|
di vecchi gementi, sofferenti, avviliti, piangenti.
|
Fumavi, fumavi ininterrottamente,
|
Fu lì che incontrai te:
|
il fumo usciva denso, grigio
|
il vecchio compagno di Sesto San Giovanni!
|
saliva verso il cielo,
|
Mi colpì subito il tuo sguardo fiero,
|
sempre più in alto.
|
il tuo viso smunto ma sereno
|
Il calvario era finito compagni,
|
“Italiano?” chiedesti, “Sì” risposi
|
l'aria era il vostro nuovo
mondo
|
“Come mai sei qui?”, “Partigiano” risposi.
|
la vostra nuova patria.
|
“E tu”, “Comunista” dicesti sorridendo.
|
Da allora io amo l'aria,
|
Poi, a parlare, fosti sempre tu.
|
adoro l'aria,
|
Io ascoltavo, bevevo le
tue parole,
|
parlo all'aria,
|
raramente ti interrompevo,
|
accarezzo l'aria,
|
e pensare che ero
lì per infondere
coraggio!
|
bacio l'aria.
|
Da quel giorno, quando mi era possibile,
|
|
correvo da te,
|
L'IMPICCAGIONE |
ansioso di sentirti, di sapere, di imparare.
|
Quella sera,
|
Fosti tu
a
raccontarmi
|
nonostante il tepore primaverile,
|
delle prime lotte operaie, della lotta di
classe
|
il brillio delle stelle in cielo,
|
del socialismo, del comunismo.
|
qualcosa di strano aleggiava nel campo.
|
Mi parlavi di Marx, di Lenin,
|
La plaz appel era gremita
|
di
Gramsci, di Matteotti, di Togliatti,
|
come nei rari giorni di riposo;
|
fatti e
nomi che non conoscevo,
|
tutti i prigionieri erano lì,
|
idee e teorie che non sapevo.
|
inquadrati, blocco per blocco.
|
lo, giovane partigiano, prima di allora
|
Cos’era successo? Cosa sarebbe potuto succedere?
|
ero stato antifascista e basta,
|
Tra le mille e mille teste vidi
|
per tradizione, per rispetto verso mio padre
|
davanti a noi una piccola lugubre forca.
|
che era morto giovane senza aver il tempo di insegnarmi.
|
Dietro
a lei, impettiti, marziali,
|
Tu fosti da allora un secondo padre, un grande maestro;
|
gli alti ufficiali delle SS,
|
nella fretta di insegnare dimenticasti persino
|
al loro fianco i grassi kapò.
|
di dirmi il tuo nome!
|
Tu, compagno Polacco
|
Poi, un tardo pomeriggio di maggio,
|
arrivasti da dietro una baracca,
|
terminato il lavoro, venni da te
|
al tuo fianco due kapò.
|
entrai nella vasta camerata, e... !
|
Camminavi diritto, impavido,
|
vidi il tuo posto vuoto...
|
nei tuoi occhi brillava uno sguardo fiero.
|
mi dissero che eri partito al mattina
|
Il comandante iniziò il suo lungo discorso,
|
con il pullman blue!!!
|
capii una sola parola: SABOTAGE
|
Per
un attimo il cuore si fermò,
|
Alla fine salisti sicuro quei pochi scalini,
|
le
gambe vacillarono, sedetti sulla tua branda vuota.
|
ti rivolgesti a noi con aria serena,
|
Avevo
perso un altro padre, un grande maestro.
|
senza paura e
gridasti forte:
|
Allora
giurai a me stesso |
Dobre notzca
kamerad!
|
di
approfondire i tuoi insegnamenti e
|
Buona notte compagni!
|
di
continuare sempre
|
Poi... la
botola si aprì.
|
per
la strada che mi avevi tracciato.
|
|
Addio
|
|
mio
caro, vecchio compagno
|
|
di
Sesto San Giovanni.
|