L'AUTOBAHN
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LA
GIORNATA DI LAVORO
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L'autobahn, l'autostrada,
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Aufwachen aufwachen
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è una lunga striscia rasata tra i folti capelli,
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schnell schnell schnell
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larga due dita, che parte dalla fronte
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heraus heraus heraus
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e finisce sul collo
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appel appel
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segno di crudeltà, di spersonalizzazione umana.
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Voci rauche, gutturali, rompono il silenzio
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Un giorno al mese, di sera,
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è ancora buio, le poche ore d'oblio date
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con le membra stanche,
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dal breve riposo notturno
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indolenzite dal lavoro,
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sono già finite.
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terminata la distribuzione di cibo serale,
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È l'alba nuvolosa e grigia
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si sente una voce gridare:
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fuori il vento tagliente, gelido
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autobahn machen autobahn machen.
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fa rabbrividire i poveri corpi martoriati.
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Là, vicino alla porta della stube
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L'appello finisce, le colonne si formano
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quattro sgabelli, quattro fiseur,
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si muovono ein
zwei, ein zwei!
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quattro
rasoi da chissà quanto molati
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Ein
zwei, ein zwei, ein zwei!
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una scodella d'acqua, un po’ di sapone,
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al portone, spavaldo un SS ci guarda
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quattro file di uomini scarni,
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ein
zwei, ein zwei, mutze auf mutze auf
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ancora
una volta inizia il tormento.
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Poi
ancora monotono, ossessionante
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“Quinto, Remo, Gianni, andiamo”
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ein
zwei, ein zwei, ein zwei
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dice Carlo impaurito.
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una lunga, tetra scalinata, viene superata;
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“Aspetta, calma” risponde Gianni tranquillo
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alla fine un grande piazzale
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“Non rasano, non tagliano
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con le sue officine, ci accoglie.
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sono rudi coltelli, non
sono rasoi ...
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Altre voci, sempre uguali, urlano
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riposiamo
un po’ in pace” dico io sereno
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schnell schnell handreten
handreten
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sdraiandomi un po’.
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ognuno si concentra davanti alla propria officina
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La fila è finita, ora tocca a noi.
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Ancora un appello, ancora freddo,
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Il pennello ammorbidisce un po’ la cute,
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ancora pioggia, sempre fame.
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il rasoio raschia, graffia, taglia
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Si entra nell'officina, il lavoro comincia,
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alla fine, alzandoci in piedi,
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i motori girano, le macchine stridono
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ci guardiamo in viso
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fredde,
insensibili, al nostro dolore,
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il sangue dai tagli scende,
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al
nostro strazio.
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piano piano, sul collo, sul viso.
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Il tempo passa lentamente, troppo lentamente.
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Allora ridiamo, il dolore svanisce
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È mezzogiorno, arrivano i bidoni fumanti
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il kapò borbotta : “idiot wessen verrukt”.
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ma...
solo
calore,
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Torniamo
alle brande |
nei bidoni invece acqua e rape.
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non
siamo “idiot” non siamo “verrukt”
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L'intervallo è finito, riprende il lavoro
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vero
compagni?
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lo
stomaco ora caldo, se pur non sazio,
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Possono
raschiare, tagliare, vedere la cute
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lascia modo di pensare. Il tempo passa più in fretta
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ma
non il cervello, quello che c'è dentro
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perché il pensiero è libero
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“la
rivolta psicologica, l'irrisione al sistema
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corre nel cielo,
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la
voglia di vincere, la voglia di vivere”.
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sui bei monti imbiancati
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RICORDO
DI UN PARTIGIANO DEPORTATO |
sul grande mare azzurro;
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Ti ricordo sempre Aldo:
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vai pensiero sei libero libero libero.
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eri alto, robusto, coraggioso
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Nessun muro nessun filo spinato
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ed io vicino a te
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ti può imprigionare.
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sembravo un bimbo sperduto, lontano dalla mamma.
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La sirena suona, le macchine si fermano.
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Ricordo la cattura
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Per un attimo silenzio....
poi...
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le angherie dei nazi-fascisti.
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nuovamente, urla di kapò: schnell schnell
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Ricordo gli interrogatori, il carcere di Torino
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handreten handreten appell appell
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Ricordo l'allucinante viaggio rinchiusi nei carri bestiame
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La lunga colonna si riforma,
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Ricordo l'arrivo in quel famigerato campo:
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si muove, è nuovamente notte:
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Mauthausen.
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ein zwei ein zwei ein zwei.
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Ricordo la dura lotta per la vita,
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Si ridiscende la scalinata,
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la nostra grande forza d'animo.
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ein zwei ein zwei ein zwei
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Ricordo poi il tuo lento declino fisico,
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al portone ancora l'odiato SS
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il tuo ricovero al
revier
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ein zwei ein zwei mutze ap mutze
auf
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Ricordo le sere che venivo a trovarti,
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ein zwei ein zwei ein zwei
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i tuoi cenni di saluto
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Il campo ci inghiotte, la giornata è finita.
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Ricordo il tuo sorriso sempre più triste,
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il tuo corpo sempre più debole
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Ricordo poi quella sera in cui
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tu dietro alla finestra
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non c'eri più
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Ora mi chiedo...
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E non sapendo rispondermi piango.
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