TESTIMONIANZE di SOPRAVVISSUTI

Quinto Osanno: L'inferno a Mauthausen. Ricordi e pensieri di un ex deportato

L'AUTOBAHN

LA GIORNATA DI LAVORO

L'autobahn, l'autostrada,

Aufwachen aufwachen

è una lunga striscia rasata tra i folti capelli,

schnell schnell schnell  

larga due dita, che parte dalla fronte

heraus heraus heraus  

e finisce sul collo

appel appel

segno di crudeltà, di spersonalizzazione umana.  

Voci rauche, gutturali, rompono il silenzio

Un giorno al mese, di sera,

è ancora buio, le poche ore d'oblio date

con le membra stanche,

dal breve riposo notturno

indolenzite dal lavoro,

sono già finite.

terminata la distribuzione di cibo serale,

È l'alba nuvolosa e grigia

si sente una voce gridare: 

fuori il vento tagliente, gelido

autobahn machen autobahn machen.

fa rabbrividire i poveri corpi martoriati.

Là, vicino alla porta della stube  

L'appello finisce, le colonne si formano

quattro sgabelli, quattro fiseur,

si muovono ein zwei, ein zwei!  

quattro rasoi da chissà quanto molati

Ein zwei, ein zwei, ein zwei! 

una scodella d'acqua, un po’ di sapone,

al portone, spavaldo un SS ci guarda

quattro file di uomini scarni,

ein zwei, ein zwei, mutze auf mutze auf

ancora una volta inizia il tormento.

Poi ancora monotono, ossessionante

“Quinto, Remo, Gianni, andiamo”  

ein zwei, ein zwei, ein zwei

dice Carlo impaurito. 

una lunga, tetra scalinata, viene superata;

“Aspetta, calma” risponde Gianni tranquillo  

alla fine un grande piazzale

“Non rasano, non tagliano

con le sue officine, ci accoglie.

sono rudi coltelli, non sono rasoi ...

Altre voci, sempre uguali, urlano

riposiamo un po’ in pace” dico io sereno

schnell schnell handreten handreten  

sdraiandomi un po’.

ognuno si concentra davanti alla propria officina

La fila è finita, ora tocca a noi.

Ancora un appello, ancora freddo,

Il pennello ammorbidisce un po’ la cute,

ancora pioggia, sempre fame.

il rasoio raschia, graffia, taglia

Si entra nell'officina, il lavoro comincia,

alla fine, alzandoci in piedi,

i motori girano, le macchine stridono

ci guardiamo in viso

fredde, insensibili, al nostro dolore,

il sangue dai tagli scende,

al nostro strazio.

piano piano, sul collo, sul viso.

Il tempo passa lentamente, troppo lentamente.

Allora ridiamo, il dolore svanisce  

È mezzogiorno, arrivano i bidoni fumanti

il kapò borbotta : “idiot wessen verrukt”.

ma... solo calore,  

Torniamo alle brande

nei bidoni invece acqua e rape.

non siamo “idiot” non siamo “verrukt”

 L'intervallo è finito, riprende il lavoro

vero compagni?

lo stomaco ora caldo, se pur non sazio,

Possono raschiare, tagliare, vedere la cute

lascia modo di pensare. Il tempo passa più in fretta

ma non il cervello, quello che c'è dentro

perché il pensiero è libero

“la rivolta psicologica, l'irrisione al sistema  

corre nel cielo,

la voglia di vincere, la voglia di vivere”. 

sui bei monti imbiancati

RICORDO DI UN PARTIGIANO DEPORTATO

sul grande mare azzurro;

Ti ricordo sempre Aldo:  

vai pensiero sei libero libero libero.

eri alto, robusto, coraggioso

Nessun muro nessun filo spinato

ed io vicino a te

ti può imprigionare.

sembravo un bimbo sperduto, lontano dalla mamma.

La sirena suona, le macchine si fermano.

Ricordo la cattura  

Per un attimo silenzio.... poi...  

le angherie dei nazi-fascisti. 

nuovamente, urla di kapò: schnell schnell

Ricordo gli interrogatori, il carcere di Torino  

handreten handreten appell appell

Ricordo l'allucinante viaggio rinchiusi nei carri bestiame  

La lunga colonna si riforma,

Ricordo l'arrivo in quel famigerato campo:

si muove, è nuovamente notte:

Mauthausen.

ein zwei ein zwei ein zwei.  

Ricordo la dura lotta per la vita,

Si ridiscende la scalinata,

la nostra grande forza d'animo.

ein zwei ein zwei ein zwei

Ricordo poi il tuo lento declino fisico,

al portone ancora l'odiato SS

il tuo ricovero al revier 

ein zwei ein zwei mutze ap mutze auf

Ricordo le sere che venivo a trovarti,

ein zwei ein zwei ein zwei

i tuoi cenni di saluto  

Il campo ci inghiotte, la giornata è finita.

Ricordo il tuo sorriso sempre più triste,

il tuo corpo sempre più debole

Ricordo poi quella sera in cui

tu dietro alla finestra

non c'eri più

Ora mi chiedo...

E non sapendo rispondermi piango.

IT 59022

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