L'ARRIVO
E LE ACCIUGHE
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MAUTHAUSEN
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Quando, addossati a quel muro di pietra,
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Mauthausen.
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nascosti da una lunga baracca,
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Alto comando della morte
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stremati dal lungo viaggio, dalla fame, dalla sete
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con i tuoi numerosi sottocampi
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sferzati da un vento gelido e
tagliente
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Gusen I, Gusen Il, Ebensee Melck
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le ore cominciarono a passare:
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non potrò mai descriverti!
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erano lunghe, eterne.
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Sul
tuo alto portone
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Il freddo, sempre più intenso,
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manca
solo la famosa frase di Dante
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gelava persino i nostri pensieri.
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“Lasciate
ogni speranza, oh voi che entrate”.
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Molti avevano provviste con sé,
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Mauthausen
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cominciarono a mangiare qualcosa.
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sei
fame, tortura,
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Noi, partigiani della Val di Lanzo,
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svilimento,
sofferenza,
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riuniti in un solo gruppo,
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Mauthausen
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affamati da giorni di digiuno,
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sei
nazismo, oppressione,
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stavamo a guardare, in
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fuoco,
fumo,
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silenzio, stupiti, sorpresi, che
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dolore,
morte.
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quei compagni non ci offrissero nulla.
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IL
CAMPO DI GUSEN
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Passarono altre lunghissime ore di attesa:
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Dopo una lunga marcia notturna
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di tanto in tanto qualche kapò,
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con i piedi piagati e sanguinanti
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passando furtivo parlottava sommesso in lingua straniera
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appare improvviso nelle tenebre
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qualcuno traduce
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il portone spalancato di Gusen.
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“Datemi i soldi, datemi i valori
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Oltre, nel grande piazzale,
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mangiate tutto il cibo,
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l'oscurità è a malapena rotta
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tra poco vi prenderanno tutto”
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da tenui luci giallastre;
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Noi partigiani, ci fissammo negli occhi pensando
...
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lo scenario è mostruoso, spaventoso, apocalittico:
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"Ma
quali valori? Ma quale cibo?
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filo di ferro spinato
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Sono
giorni e giorni
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sembra corra all'infinito
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che
i nostri stomaci sono vuoti"
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interrotto di tanto in tanto
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Gli
altri sentivano, guardavano increduli.
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da una torretta stagliata nel cielo stellato.
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Fu proprio così!!
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Ai quattro angoli altrettante torrette
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Verso le dieci, quasi congelati,
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più alte, più grandi, più lugubri.
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ci fecero entrare
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A sinistra lunghi viali
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nel grande sotterraneo.
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affiancati da basse baracche:
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Ci spogliarono di tutto
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i famigerati block con le loro stube
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ci rasarono i capelli, ci depilarono le ascella
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stracolme di sofferenza umana.
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e .... poi, come un segno di spregio,
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All'estremità il crematorio:
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le parti più delicato dell'uomo.
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un piccolo camino fuma,
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Alla fine, con un pennello
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lì vicino il
revier,
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intinto in un liquido simile al petrolio,
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a destra, oltre il filo,
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provocando un tremendo bruciore,
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un lungo muro di pietra.
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diedero l'ultimo colpo nei punti offesi:
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Al di là un'alta e lunga massicciata,
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era l'ultimo tocco al quadro finito.
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di fronte a sinistra
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Poi, dopo la doccia,
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due alti caseggiati in muratura,
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uscimmo nudi, bagnati, e
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al centro le cucine
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di corsa, attraversato il campo,
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oltre, un po’ più in alto
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raggiunto il cortiletto della Baracca
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le officine
Messerschmidt,
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che ci doveva ospitare,
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più in alto ancora le officine
Steyr
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restammo ancora là fuori
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poi la cava col frantoio
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col tempo inclemente, impietoso.
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e sopra
... il cielo
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Dopo
... un'eternità,
entrammo
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che, alle prime luci dell'alba,
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frustati, sospinti, schiacciati nel
blok, nelle stube.
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appare azzurro.
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In quelle condizioni avvenne la prima
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Tutto
intorno boschi, |
distribuzione di zuppa maleodorante, semidensa,
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verdi
prati declinanti verso il campo:
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di acqua, rape, qualche rarissimo pezzetto di patata
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è
mai possibile che una bellezza simile
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era
disgustosa, veniva distribuita dentro rosse scodelle,
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sovrasti
un campo di annientamento?
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senza ...... cucchiai!!
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Io
lo guardo quel paesaggio
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Fu quella la prima prova
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tutte
le volta che mi è possibile
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di spirito di adattamento
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mi
è amico, mi dà forza, coraggio.
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alla dura realtà.
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Noi giovani fummo tra i pochi
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che riuscirono ad ingoiarla.
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Più
tardi ci fecero stendere
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dei
pagliericci che coprirono
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tutto
il pavimento della camerata
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ed
ebbe inizio: l'operazione acciughe.
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Nudi,
ad uno ad uno ci fecero stendere,
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fila
su fila testa e piede, da parete a parete,
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sino
a quando tutto il pavimento
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fu
ricoperto di corpi.
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Quale
triste scenario!!
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Sembrava
proprio l'ultimo strato
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di
una grossa scatola di acciughe salate.
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