TESTIMONIANZE di SOPRAVVISSUTI

Quinto Osanno: L'inferno a Mauthausen. Ricordi e pensieri di un ex deportato

SPIRITO GIOVANILE

RIMORSO PER ALFONSO

Dei settanta partigiani

Nei momenti liberi venivo a cercarti

rastrellati in Val di Lanzo  

volevo farti coraggio, 

eravamo rimasti in dieci.

rialzarti il morale con il mio giovanile entusiasmo.

Degli altri, inviati in altri campi,

Ti parlavo della liberazione,

non sapevamo nulla.

del ritorno a casa, dei nostri cari:

Noi, con l'incoscienza della giovinezza

ma tu non collaboravi, diventavi ogni giorno

(il più vecchio 22 anni il più giovane, io, 18)

più cupo, più triste, più pessimista,

capimmo subito che per sopravvivere

quasi al punto di contagiarmi.

occorreva essere, oltre che forti, 

Fu allora che decisi di non cercarti più:

uniti e solidali, ottimisti e spregiudicati. 

ti vedevo da lontano, ti leggevo nel pensiero

La fortuna fu dalla nostra parte:

capivo il tua tormento.

restammo insieme  

La casa lontana, la moglie amata

nella stessa baracca in campo,

il figlio piccoletto, l'altro

nella stessa officina al lavoro.

il primogenito, mio grande amico da anni,

Il nostro ottimismo rasentava l'incoscienza,

era lì con noi.

la nostra fiducia nel ritorno

Un trasporto per chissà quale campo,

ci rendeva allegri, spensierati.

per chissà dove, l'aveva portato via,

Ridevamo di tutto

ci aveva divisi, forse per sempre.

anche quando c'era da piangere,

Tutto questo influiva terribilmente

da urlare di dolore.

sul tuo morale, sul tuo fisico...

Era difficile ridere

doveva essere un incubo continuo.

in quella bolgia infernale

lo capivo Alfonso... ma non avevo più il coraggio,

dove la morte aleggiava in ogni posto,

di guardarti, di parlarti, facendolo

con la nostra incoscienza ridevamo anche di lei.

avevo paura di perdere il mio

Non si parlava mai di fame,

e per questo ho provato tanto rimorso.

di fatica, di dolore,

Poi venni a sapere del tuo trasporto: 

ma sempre del ritorno, della casa,

dolore e rimorso aumentarono in me.

delle avanzate russe, americane,

Speravo, speravo con tutte le forze

della prossima liberazione che  

che non fosse un trasporto di eliminazione.

per noi era sempre vicina

Non lo fu ! Ti rividi a casa, eri molto malato

anche se non arrivava mai.  

dopo pochi giorni ci lasciasti per sempre,

Diffondevamo notizie confortanti

sul tuo caro viso aleggiava 

vere o false, purché servissero

un sereno dolce sorriso.  

a rialzare il morale ai compagni pessimisti,

Nonostante tutto eri riuscito

a quelli che si lasciavano morire d'inedia morale.

anche se per poco, troppo poco tempo

Poi quel giorno arrivò: noi ci abbracciammo, 

a rivedere a riabbracciare tua moglie, tuo figlio piccoletto

le lacrime scendevano silenziose sui nostri visi.  

tuo figlio maggiore, che era tornato pure lui.

Ci guardammo e cominciammo a contarci:

Perdonami Alfonso

uno due tre quattro  

riposa in pace

cinque sei sette otto

su questa nostra cara amata terra.

ne mancavano due, persi per strada.

A noi sembrò un numero immenso, restammo stupiti.

Eppure negli altri gruppi

adulti, anziani, borghesi, laureati

la percentuale era inversa, se non più alta.

Il nostro spirito giovanile,

l'ottimismo, la voglia di vivere,

aveva battuto le SS, i kapò,

le torture, le angherie, la fame:

i vincitori eravamo NOI !!

IT 59022

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