TESTIMONIANZE di SOPRAVVISSUTI

Quinto Osanno: L'inferno a Mauthausen. Ricordi e pensieri di un ex deportato

JOSĒ LO SPAGNOLO

IL GIOVANE SICILIANO

Josè era il tuo nome:

Ti ho conosciuto sulle nostre belle montagne:

dietro di te, una lunga storia

basso, tarchiato, grassottello, 

di amare tristezze, di grandi dolori.

eri un giovane siciliano.  

Fuggiasco dalla Spagna, tua terra natale,

Mi chiesi:

rinchiuso in Francia in un campo di profughi.

“Cosa fa quassù?  

Poi, dopo l'invasione nazista,

Lontano da casa,  

deportato a Mauthausen.

dagli affetti più cari...”

Vedesti nascere Gusen,

Forse cercavi … solo aria di libertà.

eri addetto alle cucine, eri un piccolo prepotente:

Quel giorno ebbe inizio il rastrellamento:  

però eri buono, cordiale gentile,

ti unisti silenzioso al nostro gruppo

nonostante i tuoi lunghi mesi, anni di prigionia.

con aria sicura e fiduciosa,  

Mi raccontasti del tuo arrivo,

invece ti ritrovasti lassù  

dei cinquecento scarsi superstiti,

a dividere con noi il triste destino.  

sui diecimila spagnoli arrivati,

Ricordo quel giorno quando,  

 

alla distribuzione della prima zuppa,  

Ricordo la tua battuta di spirito

affermasti molto seriamente:  

“Italiano: in Italia trabajar come gallina  

“Come mangiare è meglio di quello di casa”

e mangiare come caballo, a chi

Rimasi di sasso, sgomento, inorridito.

trabajar como caballo

Ti rividi ancora di rado,  

e mangiaro come gallina”.

giovane compagno siciliano,

Ricordo quando, non so come

avevi un’aria staccata, eri silenzioso,  

riuscivi a mandare un bidone di zuppa in più

come se tu vivessi in un altro mondo.  

nei blok che sapevi occupati dalla

Poi fosti destinato ad un altro kommando  

maggioranza degli italiani.

E non seppi più nulla di te.

Il tuo eterno, benevolo sorriso,

Io ritornai a casa. 

le notizie che mi davi.

Qualche anno dopo feci un viaggio

Poi venne la liberazione, la libertà,

Nella tua bella Sicilia:  

l'attesa del ritorno a casa.

la girai in largo e in lungo, 

Solo allora ho capito

e ... quando vidi  

quanta tristezza, quanta amarezza, quanta solitudine,

le grandi disparità sociali:  

era nascosta sotto il tuo sorriso.

i fastosi palazzi, e poco lontano,  

Eri libero, ma purtroppo...

le cadenti catapecchie, dove

eri ancora, e chi sa per quanto tempo, 

molte famiglie vivevano  

un profugo senza patria.

in misere condizioni,  

Mi venne quindi spontaneo,

oserei dire, nello squallore.  

abbracciandoti prima della mia partenza

Ma quello che mo colpì di più, fu

dirti...

l’avidità con cui i bambini  

“Josè, vieni in Italia con me a...

mordevano un pezzo di pane.

trabajar come gallina, e

Allora mi chiesi...

mangiaro come caballo.”  

“Ma era poi del tutto pazzo,  

E tu sorridendo mestamente

il giovane compagno siciliano?”

dicesti, Adios Italiano,

e seguisti il tuo amaro destino.

IT 59022

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