IL
CARCERE |
IL
VIAGGIO
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Catturati in un rastrellamento
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Rumore pesante di tacchi,
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nell'alta Val di Lanzo,
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ordini secchi si incrociano nell'aria.
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dopo un lungo giro propagandistico
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La notte è fonda
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per la città,
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Dalle celle aperte del braccio
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scortati da forze imponenti,
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lungo le ringhiere delle sue balconate,
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davanti
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si affacciano visi sconvolti, ansiosi.
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due autoblindo, due camion, carichi di SS;
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Poi una voce con accento straniero
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al centro quattro camion con grandi cartelli:
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rompe il silenzio improvvisamente.
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“achtung
banditen!”
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Nome cognome: presente
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questa è la fine di tutti i banditi!
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nome cognome: presente
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Su ognuno,
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nome cognome: presente
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(non più di venti partigiani saliti)
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Sotto al piano terreno,
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in montagna col solo desiderio
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si forma una lunga e larga colonna.
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di libertà,
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Fuori nel cortile, mezzi militari
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di democrazia
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inghiottono i miseri prigionieri;
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dietro
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la colonna si avvia nella notte buia.
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ancora due camion,
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Corso Vittorio, Via Sacchi, Porta Nuova,
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altre due autoblindo piene di SS
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nella stazione semi deserta,
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trionfanti cantavano, inneggiavano
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un treno merci, una fila di carri sui quali si legge:
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come avessero vinto la guerra poveri illusi !!!
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“cavalli 8, uomini 40”
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Varcato il portone del carcere
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a calci, a pugni, a frustate, ci fanno salire.
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sentii subito stringersi il petto:
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La porta si chiude con rumore
assordante,
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ovunque grigiore e squallore.
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non c'è posto a sedere.
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All'interno del braccio ci schierarono in due lati:
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Stupito, mi guardo attorno, conto...
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faccia al muro, le mani in alto.
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siamo in ottanta !! su quel carro.
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Io ero accanto alla porta socchiusa
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Il treno s'avvia pian piano,
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dietro la quale le SS interrogavano uno di noi:
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tu
tum, tu tum, tu tum, tu tum,
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un lungo, interminabile,
snervante interrogatorio.
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sempre più veloce.
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Sentivo parole, minacce, blandizie,
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Tu
tum, tu tum, tu tum, tu tum,
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rumore di schiaffi, gemiti sommessi.
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le ruote girano sferragliando sulle lunghe rotaie,
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Non hai ceduto comandante Ribet
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portandoci sempre più lontano
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mi hai dato forza, coraggio
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dalle nostre case,
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nel caso dovesse venire il mio turno.
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dalle nostre famiglie,
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Le ore passano lente,
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dai nostri affetti.
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le braccia, sempre alte contro il muro,
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Le ore passano
lente
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sono indolenzite, rigide, doloranti.
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tu
tum, tu tum, tu tum, tu tum,
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All'improvviso un
suono di sirene:
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niente cibo, niente acqua,
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“allarme aereo”, “allarme aereo”, si sente gridare.
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solo odore ..... stagnante, nauseabondo
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Ci rinchiudono allora in tre grandi celle:
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di feci, di orine umane,
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è quasi l'alba, comincia così
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che il piccolo finestrino
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IL
GRANDE CALVARIO
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sbarrato da una selva di filo spinato
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non riesce ad arieggiare.
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Il treno si ferma ad una stazione
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siamo ancora in Italia,
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leggo sul cartello “Casarsa della Delizia”
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sembra un paradosso!
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Poi
scende la sera
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il lungo convoglio si muove nuovamente,
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tu
tum, tu tum, tu tum, tu tum,
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si intravede, tra il filo spinato
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l'ultimo scorcio
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delle nostre montagne, del nostro bel cielo.
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Tarvisio è passata,
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il confine è lontano,
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quando il treno si riferma
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siamo in terra straniera.
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Dalle porte socchiuse dei carri
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ci passano un po’ di zuppa fumante.
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Nel grigiore della notte
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scorgo il nome del posto:
Villah.
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Poi ancora una volta il treno riparte
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tu
tum, tu tum, tu tum, tu tum,
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ma quando avrà fine questo viaggio angoscioso,
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questo viaggio infernale
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Passa il giorno, si fa ancora notte
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quando il treno si ferma per l'ultima volta.
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Si sente il rumore di porte aperte,
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incrocio di ordini in lingua straniera.
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Scendendo intravedo,
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alla fioca luce di un lume,
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scritto sul muro della stazione
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Mauthausen
...
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il viaggio è FINITO.
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