Patria indipendente

Italiani, sloveni e croati ogni anno ricordano quei giorni del 1944

A Kučibreg tre etnie insieme contro i nazisti

«Questi 120 compagni sono caduti per la libertà, sono caduti per noi»

 

di G.M.

 

Un monumento, eretto nel 1959, in provincia di Buie a poche decine di metri dal confine tra la Slovenia e la Croazia e precisamente tra le località di Hrvoji (Slovenia) e Kučibreg (Croazia), commemora con le scritte in italiano, sloveno e croato il sacrificio di coloro che sono caduti nei combattimenti del novembre 1944 e che vengono impropriamente ricordati come battaglia di Kučibreg. Impropriamente, in quanto due sono stati i momenti culminanti di una serie di scontri in tutto il mese di novembre del 1944 nella zona compresa, grosso modo, tra i villaggi di Gradin, Belvedur, Kučibreg e Abitanti, i giorni 4 e 25 novembre. Nei vari posti dove vi furono scontri, lapidi ricordano i partigiani rimasti sul terreno e nel cimitero di Hrvoji sulla fossa comune, che raccolse una gran parte dei caduti di quei combattimenti, è stato posto un blocco di marmo con una scritta in sloveno che, tradotta, suona così: «A ricordo di 120 compagni caduti per la libertà questi, che riposano qui sono caduti per noi col pensiero rivolto a giorni più belli e il seme fecondato dal loro sangue ha fatto sbocciare come fiore un’era nuova ripagando mille volte il loro sacrificio». Ricordiamo gli eventi. Nel primi giorni di novembre giunse su quel settore la II brigata della 43a divisione Istriana, una prestigiosa Brigata già uscita da dure battaglie sostenute nel Gorski Kotar e venuta in Istria con una marcia che aveva voluto essere quasi dimostrativa della presenza partigiana nella penisola e di sfida ai numerosi presìdi nazisti e fascisti, e con il compito di attaccare dall’interno i presìdi lungo la costa, nell’eventualità di uno sbarco alleato. La presenza di una formazione di oltre 600 combattenti che si spostava con cavalli e salmerie non poteva sfuggire ai vari presìdi tedeschi che decisero di passare all’attacco con colonne muoventi da varie basi di partenza tendenti all’accerchiamento e contando sulla rapidità. Il 4 novembre, quando venne dato l’allarme, la brigata si trovava praticamente accerchiata nel settore di cui si è parlato. Per sganciarsi i reparti furono costretti a durissimi scontri, dovendo superare talvolta due o tre linee di sbarramento. Si ebbero nella giornata i primi 18 caduti di questa brigata e in particolare di un reparto attestatosi tra Stara Mandarina e il bosco di Slovinjak consentendo con una dura resistenza alla brigata di salvarsi dall’attacco. Una lapide ricorda il loro sacrificio e ricorda pure la presenza tra gli attaccanti di formazioni di fascisti italiani. Nello stesso settore erano presenti quel giorno i reparti del Komando mesta Koper (comando città di Capodistria) e il battaglione autonomo italiano della 14a Brigata “Trieste”, Divisione d’assalto Garibaldi-Natisone “Alma Vivoda”, composto in prevalenza da operai di Muggia, conosciuto anche come Battaglione “Cicogna” dal nome del suo primo comandante, Mario Tul-Cicogna. Le due formazioni riuscirono a sottrarsi all’attacco, data la posizione in cui si trovavano, rispetto al grosso della II Brigata, senza perdite. Solo più tardi, pattuglie dell’Alma Vivoda in perlustrazione furono coinvolte negli scontri perdendo cinque combattenti. Gli avvenimenti del 4 novembre risultarono di grave effetto sul morale di questo battaglione, venuto a trovarsi su un terreno infido e stremato da lunghe, tormentate marce, dalla scarsità di cibo e dal manifestarsi di alcuni casi di tifo. Si parla di un consiglio, che fu quasi un ordine, del comando del VII Corpus di spostare gli uomini nella zona arretrata e distante dei Brkini, consiglio che trovava grande resistenza tra gli appartenenti del battaglione, il che fece decidere per un rinvio del trasferimento. La formazione dopo una serie di azioni di disturbo compiute con i reparti del Komando mesta Buie, ritornò nella zona di Topolovec ancora senza una chiara decisione sul comportamento da tenere. La sera del 24 novembre le tre compagnie del battaglione vennero dislocate in posizioni diverse, in preparazione di un trasferimento verso Boršt anche in vista di un rastrellamento, annunciato dal servizio informazioni, in preparazione dal presidio tedesco di Truške. Il giorno 25, alle ore 7,30, le staffette comunicarono la presenza di una forte formazione tedesca a Hrvoji, praticamente a portata di tiro. Il comandante Paolo Zaccaria Zaro, operaio di Muggia, dispose le difese per permettere al grosso di sganciarsi, ma ormai era troppo tardi, infatti il reparto risultava completamente circondato. Subito dopo partì l’attacco nemico e un breve, intensissimo scontro. Il comandante tentò di aggredire il nemico e fu falciato da una raffica di mitra. Sul terreno rimasero sette componenti il Battaglione, due malati di tifo uccisi dai tedeschi perché non in grado di camminare, due combattenti del Komando mesta Buie e ben 47 prigionieri che vennero inviati nei campi di sterminio da cui solo sei ritornarono. Restò salva la terza compagnia ma il Battaglione “Alma Vivoda” fu praticamente distrutto. Una parte dei superstiti entrò nei reparti della marina partigiana appena costituiti nella zona costiera tra Punta Salvare e Capodistria, una parte entrò nel IV battaglione GAP della 14a Brigata “Trieste” e i primi giorni del ’45 il Battaglione fu ricostituito e partecipò alla liberazione di Muggia e del suo territorio. Le date del 4 e del 25 novembre segnarono i punti più neri e tragici di quel novembre 1944 che fu un mese di rastrellamenti, di saccheggi, di uccisioni, di deportazioni ma anche di scontri continui, di sabotaggi, di azioni di disturbo contro il nemico che, temendo lo sbarco alleato in Istria, voleva avere sicure le spalle. Da quel novembre il movimento partigiano in Istria uscì rafforzato, praticamente in ogni villaggio si costituirono o si rinsaldarono i Comitati Popolari, organismi di direzione amministrativa e politica. Ogni anno, i reduci di quelle giornate, centinaia di giovani, le genti di quelle zone ma anche di Trieste e di Muggia ricordano i continui scontri del mese di novembre 1944 e il 4 e il 25 novembre, che vanno sotto il nome di battaglia di Kučibreg, sottolineando il valore della lotta comune di gente delle tre etnie da secoli qui conviventi per la libertà e per la sconfitta del fascismo e del nazismo.

Patria indipendente, 8 aprile 2007

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