Patria indipendente

È morto il comandante partigiano Domenico Troilo

Con la Brigata “Maiella” sul fronte della Romagna

 

Vicecomandante e capo militare della brigata “Maiella”, dopo la liberazione dell’Abruzzo, alla testa della sua formazione, Domenico Trailo inseguì lungo quattro regioni i nazifascisti che battevano in ritirata e fu tra i primi ad entrare, il 21 aprile 1945, da Porta Mazzini nella città di Bologna. Per questo, in occasione del 60° della Liberazione, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi definì Troilo e i suoi compagni “i nuovi mille d’Italia”. Con i suoi 55 morti, 19 prigionieri, 151 feriti e 212 decorati al valor militare sul campo, la “Maiella”, la cui bandiera è decorata di Medaglia d’Oro al V.M., ha offerto il suo contributo alla riconquista della libertà. Domenico se n’è andato il 10 marzo, all’età di 85 anni, e lo vogliamo ricordare con questa sua testimonianza su un episodio della Resistenza che pubblicammo già nel 1984.

 

Dopo la liberazione di Brisighella (RA), per arrivare al fiume Senio c’è un altro durissimo ostacolo da superare. Esso è costituito da una catena montagnosa che, partendo dal torrente Sintria, s’innalza quasi perpendicolarmente a quota 701 (Monte Mauro-Monte della Volpe) e, degradando, arriva al fiume Senio dirimpetto a Riolo Terme. Alla sommità di Monte Mauro c’è una chiesina abbandonata dove i tedeschi stabiliscono il Comando. Nel crinale di questa catena montagnosa i tedeschi apprestarono opere di fortificazione scavando buche per postazioni di mitraglia e rifugio dei fanti. Gli alleati operanti nell’Appennino Tosco-Romagnolo, anche per le avverse condizioni atmosferiche, avanzavano in ritardo nei confronti del II Corpo Polacco che operava nel faentino. Questo spiega come mai i nazisti approntarono fortificazioni consistenti in questo settore del fronte dove supponevano di svernare ritardando in tal modo l’avanzata alleata. Sul torrente Sintria (in un fronte di circa 2 Km) e sul declivio di Monte Mauro, i tedeschi disseminano centinaia di mine antiuomo e anticarro. La posizione avversaria e difendibile anche perché dalla parte di Riolo Terme la montagna degrada dolcemente. Ci sono mulattiere dove possono passare anche mezzi motorizzati e quindi ricevere rifornimenti con una certa facilita. La “Maiella”, sempre operante ad ovest della I Brigata Fucilieri Carpazi e in zona montagnosa, libera tutte le località che da Brisighella portano a Monte Mauro. Scontri vincenti con il tedesco in fuga si ebbero ad Angognano, Vespignano, Casetto, Farneto, Monte Spada, Zattaglia, Monte Rontano, Strada, Casiraggio, Castelnuovo. Il 12 dicembre 1944 il Gruppo Maiella si attestava a Zattaglia e lungo il torrente Sintria, in case coloniche abbandonate. Iniziava così il solito lavoro di pattugliamento che poteva essere svolto solo di notte perché le posizioni conquistate erano allo scoperto. Uomini del Plotone Genio, intanto, cominciavano l’opera di bonifica dalle mine in vista del prossimo attacco. Alcune pattuglie, guadando il Sintria e restando in agguato almeno per un giorno, riuscirono a catturare prigionieri. Si ottennero informazioni utili e si stabilì – incredibile ma vero – che avevamo contro reparti italiani con divise tedesche! Il giorno 13 dicembre fui convocato al Comando Polacco dal Gen. Wisniowski, Comandante della Carpazi, in una casa colonica. Mi parlo dell’imminente attacco e mi domandò come intendevo attuarlo. Su un tavolo aveva una grande carta topografica della zona, su cui erano indicate le postazioni nemiche, i campi minati e i reparti tedeschi. Aggiunse che l’azione per portarci sul Senio doveva iniziare alla mezzanotte del 15 dicembre. Wisniowski, uomo di grande abilità e coraggio, amava sentire il parere dei subalterni, sempre assillato dal proposito di perdere meno uomini possibile. È questa una dote che, in tutte le guerre del mondo, fa grande o piccolo un capo militare. Era la terza volta che l’incontravo e mi chiamava amorevolmente “bandito”. Espressi la mia opinione dicendogli che Monte Mauro poteva essere espugnato solo con azione a sorpresa scalando il monte in diretta, e nella via più impervia. Perciò, niente azioni di aggiramento con impiego di più compagnie, almeno per il primo momento. Mi domandò se ritenevo necessario nel settore il fuoco di sbarramento di artiglieria e risposi negativamente perché non andasse perduto l’elemento sorpresa. Mi spiegò che l’azione del II Corpo Polacco sarebbe iniziata alle ore 23 del 15 dicembre con uno sbarramento d’artiglieria sino alle ore 24; subito dopo, si sarebbe mossa la fanteria per raggiungere il fiume Senio. Prima di congedarmi aggiunse che la “Maiella”, all’alba del 16, doveva aver conquistato Monte Mauro. Risposi di sì, icasticamente e nella sua lingua: «Tac». Lasciai il generale alle 2 del mattino e con il mio attendente, un russo siberiano di Vladivostok, Pesterley Alexander (detto Shura), presi la via del ritorno. Per rientrare alla base occorrevano due ore di cammino ed allora pensammo di fermarci al primo casolare per cercare qualcosa da mangiare. Quando scorgemmo una casa dove, attraverso la porta sgangherata, si vedeva un lume acceso, ci avvicinammo, bussammo alla porta ma nessuno aprì. Dopo molta insistenza ci apparve un vecchio, cui chiedemmo qualcosa da mettere sotto i denti. Senza parlare, egli ci fece entrare in cucina, dove con nostra meraviglia trovammo sul tavolo del pane, formaggio, prosciutto e vino. Rotto il silenzio ci domandò chi eravamo. Risposi che ero italiano e combattevo con le truppe alleate. A questo punto il vecchio, mezzo frastornato, mi disse: «Guardi, io non ci capisco più niente. Mezz’ora fa sono andati via altri italiani ma erano vestiti da tedeschi». Era stata la buona sorte ad evitarci uno spiacevole incontro. Il giorno 14 dicembre, alle ore 14, radunai tutti i responsabili dei reparti, spiegai la nuova azione da compiere, ed insieme andammo a studiare il terreno sul quale ci saremmo misurati. Stabilimmo che la sera stessa un plotone della I Compagnia avrebbe occupato, al di là del Sintria, Casa Cassano e Casa Bosco, sotto Monte Mauro. La III Compagnia, al di qua del torrente, Casa Casetto e Pietralunga. L’ordine per tutti era di non sparare se non attaccati e di restare chiusi nelle case. Il Plotone Genio preparò delle passerelle per attraversare il Sintria. La giornata del 15 trascorse nel più assoluto silenzio; ci limitammo a spiare i movimenti del nemico. Alle ore 22 del 15 dicembre, con il resto della I Compagnia ed il Plotone Genio, raggiungo Casa Casetto. I genieri portano le passerelle sul torrente Sintria. Alla Zattaglia, presidiata dalla II Compagnia, sono in allarme ed in attesa di ordini. Nella notte si avvicinano a Casa Casetto e a Pietralunga anche i plotoni della Compagnia Pesante. A Cà di Là è in allarme anche la IV Compagnia Commandos. Alle ore 23 l’artiglieria polacca ed inglese iniziano un bombardamento infernale sulle postazioni nemiche prospicienti la Divisione Polacca di fanteria. A mezzanotte la fanteria polacca comincia con circospezione l’avanzata. I tedeschi, dal Senio, rispondono con l’artiglieria che comprende anche le terribili Katiusce, predate ai russi. Nel chiarore della battaglia si scorgono i barellieri che trasportano i feriti nelle retrovie. Per l’attacco di sorpresa a Monte Mauro designo il 2° Plotone della I Compagnia (tutti reduci di Fallascoso), al comando del sottotenente Pasquale Laudadio. Il plotone prima dell’alba raggiunge Monte Mauro, snida i soldati nemici dalle trincee: molti vengono uccisi e circa 40 cadono prigionieri. Laudadio, appena raggiunto l’obiettivo, segnala come convenuto, con un razzo di colore bianco, l’avvenuta conquista della cima. Immediatamente altri plotoni raggiungono Monte Mauro. Analogamente, la II Compagnia, partita da Zattaglia, cerca di raggiungere la chiesa del monte, dove sono acquartierati altri tedeschi. Il Comandante, capitano Tradardi, muore per lo scoppio di una mina antiuomo. Con i mitraglieri della Compagnia Pesante, al comando dei tenenti Stelio Consorte e Nando Pantano, raggiungo anch’io la vetta. I tedeschi sono allo sbaraglio; i nostri mortai, appostati al di là del Sintria, battono il nemico in rotta verso il Senio. La III Compagnia, aggirando Monte Mauro, conquista di slancio Cà di Sasso e Morara. I difensori tedeschi della chiesa, in parte si arrendono ed in parte si danno a precipitosa fuga. Si contano parecchi nemici uccisi. Le nostre perdite sono minime: tre morti ed undici feriti non gravi. Al calare delle tenebre tutti gli obiettivi sono stati raggiunti e presidiati a difesa. La sera, nella chiesina di Monte Mauro, ci si rifocillò con i viveri lasciati dai tedeschi. L’audacia dei Patrioti della “Maiella”, anche questa volta, venne premiata. Il Comando Polacco, esterrefatto, non riesce a convincersi della realtà. Gli ufficiali di collegamento polacchi, e tra essi il Maggiore Kopec, sono entusiasti. Il bollettino di guerra inglese fa cenno della battaglia. I tedeschi operanti nella zona di Faenza sono tutti costretti a ripiegare oltre il Senio. Il giorno 17 consolidiamo al meglio le nostre posizioni e conquistiamo Monte della Volpe, concludendo così una delle operazioni più impegnative sostenute dal “Gruppo Patrioti Maiella”. La vigilia di Natale il Gruppo, che aveva raggiunto il fiume Senio in direzione di Riolo Terme, ebbe il cambio in linea con una Brigata alpina scozzese.

Patria indipendente, 8 aprile 2007

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