Patria indipendente
Ricordo della mia cara compagna Hagara Kajon
Il
5 settembre scorso è venuta a mancare a Belgrado la dottoressa Hagara Kajon.
L’avevo conosciuta nell’ottobre del 1944, durante la liberazione di
Belgrado. Era un’ebrea di Sarajevo, studentessa di medicina, e nel 1941 si era
arruolata nella III Kraiška; anche suo fratello era partigiano ed era caduto in
guerra, mentre i genitori erano stati deportati nel campo di concentramento di
Jasenovac in Croazia, da dove non tornarono più. Quando, a Belgrado, il
battaglione Garibaldi si unì al battaglione di combattenti italiani della III
Kraiška, io, diciassettenne belgradese, facevo già parte del Garibaldi. Dalla
fusione dei due battaglioni si formò la Brigata Italia della I Proletaria, in
seguito Divisione Italia. Capo di stato maggiore della Divisione era il
colonnello Aldo Parmeggiani, che alla fine della guerra sarebbe diventato mio
marito. Hagara, che, come ho già detto, era inserita nella III Kraiška fin dal
1941, diventò la responsabile della Sanità della Brigata e poi della Divisione
Italia e nel dicembre del 1944 tenne a noi compagne un corso di primo soccorso:
ho ancora tutti gli appunti. Eravamo venti ragazze, alcune ragazzine, e lei, più
matura di noi, ci stava a sentire tutte e aveva sempre una parola di sostegno e
di incoraggiamento per ognuna. In quei pesanti e difficili momenti per noi ha
sempre rappresentato un punto di riferimento. Era una compagna da ammirare e
rispettare, piena di umanità, dolcezza, ma anche serietà. A me era tanto cara
per il suo carattere mite e gentile, quando si rivolgeva a noi. Anche nel gruppo
della Sanità, composto da due medici e da alcuni infermieri, tutti italiani,
era molto benvoluta e rispettata per il suo equilibrio e il carattere sereno,
malgrado le tragedie che avevano colpito la sua famiglia e l’avevano lasciata
sola, e di cui non fece mai parola. Hagara aveva imparato l’italiano perché
in casa sua, a Sarajevo, si parlava spagnolo. Infatti la maggior parte degli
ebrei di Sarajevo erano sefarditi e avevano mantenuto le antiche tradizioni
spagnole. Con lei abbiamo vissuto insieme l’offensiva dello Srem e tanti altri
attacchi e combattimenti, per arrivare alla fine della guerra. Anche in tempo di
pace abbiamo mantenuto viva la nostra amicizia. Si era sposata con un medico
ricercatore e viveva a Belgrado, e così, tutte le volte che tornavo nella mia
città – e ci andavo ogni anno – ci incontravano spesso e trascorrevamo
molto tempo insieme a mio marito Aldo, che era rimasto molto affezionato a lei,
e a suo marito, il dottor Rudi Debiagi, che per le sue ricerche in campo medico
aveva ricevuto molte onorificenze, fra cui la Legion d’onore dal governo
francese. A Belgrado ci siamo viste per l’ultima volta il 28 agosto, e lei è
venuta a mancare il 5 settembre. A lei che non c’è più un grande grazie per
l’amicizia che mi ha dato, e un abbraccio forte a suo marito Rudi, alla figlia
Vesna, al genero e al suo adorato nipote. Ti ricorderò per sempre.
Marija
Saravolac Parmeggiani
Patria
indipendente 19 febbraio 2006