Patria indipendente

Marzabotto: un esempio e un monito

 

di Dante Cruicchi*

 

L’evento straordinario del 17 aprile, a San Martino di Monte Sole, costituisce un atto rilevante, quasi unico nel suo genere, che lascerà una impronta creativa in Europa e nel mondo. Esso apre un capitolo nuovo della storia e della memoria che debbono sempre essere cammino verso la verità. Nell’epicentro del più vile sterminio di popolo e della sempre fresca leggenda dell’insorgenza partigiana, è stato sparso il buon seme della riconciliazione, nella pace e nella solidarietà che deve trovare i suoi frutti nella stessa Costituzione dell’Europa di cui si è avviata la formazione con la nomina dei costituenti continentali. I civili inermi trucidati furono 960, di cui 770 negli eccidi che ebbero luogo fra il 29 settembre e il 3 ottobre 1944. Fra essi c’erano 216 bimbi, 316 donne e 141 ultrasessantenni. 721 i deceduti per cause varie di guerra. Già allora il revisionismo dei falsari ebbe la sua sintesi vergognosa da parte dell’Armeeoberkommando, nel Tagesmeldung, 14/Ic del 2 ottobre, mentre proseguivano le stragi. In esso si legge che le truppe al comando di Walter Reder avevano ottenuto pieno successo «nell’operazione militare» per annientare la brigata partigiana “Stella Rossa”. Infatti vi si enumerano «718 nemici uccisi, dei quali 497 banditi e 221 collaboratori», unitamente alla «cattura di 456 civili di sesso maschile per il lavoro coatto». Anche Il Resto del Carlino, passato armi e bagagli ai nazifascisti, smentiva l’uccisione di civili scrivendo che si trattava di notizie «fantasiose» poiché vi era stata una «operazione di polizia» con l’uccisione di 150 ribelli. Nel documento della Wehrmacht in oggetto si fa riferimento anche a due «chiese» trasformate in «posti di medicazione». Chiederemo al governo tedesco di rimuovere questa grave offesa al martirio di tante centinaia di innocenti trucidati, cancellando, con un atto specifico, le menzogne del Tagesmeldung. Nell’introduzione al libro Le stragi nascoste di Mimmo Franzinelli è affermato che «i tedeschi assimilarono i civili ai “banditi”, trovando così la giustificazione preventiva e poi la legittimazione degli interventi terroristi, le cui valenze intimidatorie risultarono rafforzate dal lugubre rituale dell’esposizione pubblica dei cadaveri». E ancora: «gli eccidi non furono prerogative della strategia utilizzata dalle forze di occupazione, poiché a essi ricorsero anche reparti della RSI, particolarmente dei reparti “speciali” come la X MAS e alcune Brigate Nere». Al genocidio, di cui furono vittime le comunità poste fra il Setta e il Reno, presero parte collaborazionisti della Repubblica di Salò, come è documentato nelle pubblicazioni Le querce di Monte Sole di Monsignor Luciano Ghepardi (pag. 156) e La “Stella Rossa” a Monte Sole di Giampietro Lippi (pagg. 185-187). E veniamo al 17 aprile, che ha visto superstiti, familiari dei caduti e tanti cittadini stringersi, in una accoglienza commovente ed affettuosa, attorno a Ciampi e Rau. Alle 16,45 i due Presidenti entrano nel Sacrario ai Caduti, in Marzabotto, depongono la corona e sostano, a lungo, in raccoglimento e leggendo i nomi delle lapidi che documentano l’immane tragedia umana, poi firmano il libro d’onore e salgono a San Martino nell’acrocoro di Monte Sole. Apre la cerimonia il Sindaco di Marzabotto, Andrea De Maria, che considera «l’omaggio dei due Presidenti alle vittime degli eccidi del 1944 un gesto di grandissimo valore per la coscienza civile di ognuno di noi. Qui è la nuova Europa che dà una risposta corretta e colma di speranza alla grave crisi che ebbe a travagliarla in un quarto di secolo, con le due guerre mondiali e le dittature totalitarie. Facciamo rivivere – come ci ha insegnato don Giuseppe Dossetti – i grandi valori di pace e di libertà per l’intera umanità». Il Presidente Ciampi, indirizzandosi in particolare ai superstiti e ai familiari delle vittime, sottolinea che «oltre mille esseri umani, in gran parte donne, vecchi e bambini, furono trucidati nell’autunno del 1944 nei villaggi, nelle chiese, nelle piazze, nei casolari di questa montagna, divenuta la terra dei Martiri. Atti di crudeltà, frutto di una folle ideologia luciferina. La coscienza degli uomini ha condannato l’orribile scempio. La storia lo ha giudicato. Siamo venuti qui, il Presidente della Repubblica Federale di Germania e il Presidente della Repubblica italiana, per rendere onore alle vittime innocenti; il Presidente Rau lo ha voluto espressamente. Siamo qui riuniti perché il ricordo rimanga vivo, affinché la memoria, tramandata di generazione in generazione, costituisca monito, guida a vigile garanzia della dignità della persona umana. Mai più! Lo giurammo a noi stessi, non appena cessò il fragore delle armi, sulle tombe dei nostri fratelli, sulle macerie delle nostre case. Mai più odio, sangue, tra i popoli d’Europa. Ci impegnammo a far regnare fra di noi la pace, la fraternità. Da allora, il rifiuto delle ideologie totalitarie e dei nazionalismi. La disciplina dei valori di libertà e di democrazia hanno dato vita a un’unione sempre più stretta di uomini e di Stati: l’Unione Europea. È grazie a quest’opera, che vogliamo continuare, che oggi ci troviamo qui, cittadini d’Europa nati in Germania e in Italia, affratellati, accomunati dagli stessi sentimenti e propositi». Fatto oggetto di un vibrante applauso, il capo dello Stato ha così concluso: «Sentiamo che questo impegno di pace è l’unico vero modo di rendere onore a chi qui è caduto: nel silenzio, nella preghiera, nella quiete di queste montagne, all’ombra di queste querce, soli con i nostri ricordi e forti nella fede dei valori della nostra civiltà». Il discorso di Johannes Rau (pubblicato a parte), non solo per il suo contenuto, costituisce un apporto senza precedenti, affinché il passato, nel bene come nel male, sia un riferimento imprescindibile per conoscere, capire e vivere meglio il presente. Egli ha dato concretezza anche alla sintesi dell’inchiesta che il Parlamento Europeo fece nel 1985, dove si legge, tra l’altro, nelle considerazioni generali: «L’Europa democratica … serberà sempre vivo nella memoria il ricordo della sanguinosa e umiliante esperienza razzista vissuta sotto i regimi totalitari, denunciando i pericoli di ogni recrudescenza delle tendenze fasciste». Dopo il gesto simbolico di Willy Brandt al monumento delle vittime del ghetto di Varsavia, Rau ha compiuto un altro e decisivo passo in avanti per condannare, senza riserva alcuna, le responsabilità del nazifascismo i cui crimini si vorrebbe «stemperare» o considerare – coma ebbe a dire Le Pen – lo stesso Olocausto come «un dettaglio della storia». Un parlare franco e fermo che abbiamo non solo apprezzato ma che ripaga, ampiamente, il nostro decennale impegno, anche nella Germania Federale, per non dimenticare nulla e nessuno. Il nostro proposito di promuovere l’assemblea di tutte le città e comuni martiri d’Europa riprende un vecchio concetto del convegno di Carrara del 1970, che impegnava le istituzioni a raccogliere gli stessi auspici dei condannati a morte della Resistenza europea e l’attualità del Manifesto di Ventotene di cui ricorre il 60° anniversario.

(*) Presidente del Comitato Regionale per le onoranze ai Caduti – Segretario Generale dell’Unione Mondiale delle Città Martiri.

Patria indipendente, 26 maggio 2002

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