Panorama
Storia segreta – Il lato oscuro dell’Islam. I califfi Adolfo e Benito
Un’alleanza
finora poco nota: fascisti e musulmani. Contro la democrazia
di
Pier Mario Fasanotti
Vero,
o soltanto verosimile, il racconto spiega molte cose sull’Islam. Un giorno
del 1940: tutti cercavano Adolf Hitler e solo Joseph Goebbels, ministro della
Propaganda, poteva bussare a una certa porta. Trovò il Führer in preghiera,
su un tappeto persiano e con la faccia rivolta alla Mecca. Gli arabi credevano a
questo episodio. Anzi lo diffusero con molto orgoglio visto che Hitler, che
chiamavano familiarmente Abu 'Ali, era additato come «il redentore», colui che
poteva «liberare dall’oppressione i popoli schiavi». E i musulmani,
schiacciati dal tallone colonialista britannico, intonavano canzoni che
riassumevano le ragioni di un’alleanza politica e ideologica. Una di
queste diceva: «In cielo Allah, sulla terra Hitler». Sui rapporti tra il
totalitarismo europeo e l’Islam, relegati nella penombra della storiografia,
ha indagato lo storico Stefano Fabei (università di Perugia), autore di Il
fascio, la svastica e la mezzaluna (Mursia), a giorni in libreria. A
Fabei, che ha scovato rapporti e lettere segrete, Panorama ha
rivolto alcune domande.
I
musulmani vedevano in Hitler solo il nemico degli inglesi oppure c'erano
affinità più profonde?
Una
vicinanza politica che viene da lontano.
Il Kaiser Guglielmo II era molto amico dell’Impero ottomano. Tra Berlino e
Istanbul ci furono intensi contatti commerciali e culturali. Hitler inoltre
espresse sempre simpatia verso gli arabi. Il 10 agosto 1942 manifestò la sua
convinzione sulla superiorità della religione islamica rispetto a quella
cristiana.
Ma
c'era anche una concezione dello stato simile?
Certamente:
creazione di una società protetta da un forte esercito e da una rigida
disciplina interiore, piegata ai voleri di un solo uomo; odio verso la
democrazia occidentale considerata come una «truffa elettorale» e regno dei «trafficoni»;
una mistica politica che doveva osteggiare la plutocrazia, ossia lo strapotere
del capitale. Hitler come l'equivalente del califfo. Non a caso molti arabi
credevano che si fosse convertito all'Islam.
Ma
i musulmani non erano allarmati dalle leggi razziali, prima tedesche e poi
italiane?
L'antisemitismo
dei tedeschi in effetti generò qualche confusione visto che gli arabi sono
semiti come gli ebrei. Nel 1942 il Reich, attraverso Radio Atene, precisò:
la Germania considera gli arabi una razza «valida», non inferiore a quella
tedesca. Le rassicurazioni italiane furono date dal ministro Galeazzo
Ciano e anche da Radio Bari, la prima emittente occidentale in lingua araba
(nacque nel 1934). Lei
scrive che l'Italia fu ambigua. Benito Mussolini brandì a Tripoli la spada
dell’Islam, proclamandosi difensore di quei popoli. Tuttavia Roma, a
differenza di Berlino, occupava territori africani di religione islamica. Il
Gran muftìì di Gerusalemme, zio di Yasser Arafat, ebbe stretti contatti con
l’Italia e contribuì a mutare il giudizio degli arabi verso l’Italia, poi
lodata per ciò che aveva fatto a favore delle colonie. Il leader palestinese
sapeva inoltre che, in caso di vittoria dell' Asse, sarebbe stata l'Italia a
«occuparsi» della zona mediterranea. Germania e Italia, in forma segreta,
promisero l'indipendenza politica agli arabi. Con delle sfumature: Hitler
simpatizzava per l'Iraq e per il suo petrolio, mentre Mussolini era più vicino
ai palestinesi, cui offrì notevoli appoggi finanziari.
Una
diplomazia segreta, dunque.
In
gran parte sì. E questo non giovò ai tedeschi, politicamente prudenti: i
musulmani avrebbero potuto rafforzare la propaganda nazifascista in zone
chiave come quelle d'influenza sovietica, minando l'obbedienza a Stalin.
Come
si risolse l'alleanza dal punto di vista militare?
Tra
il ‘41 e il ‘45 vestirono la divisa nazista almeno 13 mila tra siriani,
palestinesi, iracheni, egiziani e maghrebini, assieme a 60 mila musulmani
bosniaci,
croati, montenegrini e albanesi. I caucasici persero ben 117 mila uomini, il
che dimostra che le truppe della mezzaluna al fianco di Hitler furono sempre
usate in prima linea.
Mussolini
arruolò arabi?
Nel
1942 si tentò di costituire la Legione araba, secondo il volere del Gran muftì.
Un grande fallimento.
Lei
accenna anche a truppe musulmane in Italia...
Si
distinse, per la sua ferocia, la 162a divisione Turchestan. Venne impiegata con
successo sul fronte orientale, poi fu inviata in Italia per reprimere la
Resistenza.
Nel novembre del ‘44 le truppe tedesco-mongole, così erano chiamate dagli
italiani, calarono nel Piacentino e in Emilia: saccheggi, furti, violenze, alla
maniera di Gengis Khan.
Da Panorama, 6 febbraio 2003, n. 6, per gentile concessione.